GIORGIO da Trebisonda (Giorgio Trapezunzio)


Nacque a Creta il 3 apr. 1395 da Costantino, in una famiglia emigrata da tempo da Trebisonda, sul Mar Nero, città che a G. rimase di fatto sconosciuta (come lui stesso attesta nella Comparatio philosophorum Aristotelis et Platonis), ma che continuò a mantenere nel suo nome preferendola a quella che gli aveva dato i natali: nelle sue opere si trovano versioni diverse del nome del luogo di origine (“Trapesuntius”, “Trapezuntius”, “Trapesunda”), ma non si registra mai il nome di Creta.

Ebbe una prima formazione in ambito grammaticale, retorico e in parte anche filosofico in patria, dove la più eminente personalità nel campo degli studi era quella di Giovanni Simeonachis, protopapa di Creta e in rapporto con diversi intellettuali italiani. In tal modo, G. dovette conoscere Rinuccio Aretino, allievo del Simeonachis, il medico Pietro Tomasi e il fiorentino Cristoforo Buondelmonti, viaggiatore, cercatore di codici, che a lungo soggiornò nelle isole greche e a Creta in particolare. Forse proprio tramite il Simeonachis G. entrò in contatto con l’umanista veneziano Francesco Barbaro (al quale risulta che il Simeonachis inviò almeno un codice greco), che ebbe un ruolo decisivo nella propagazione della cultura umanistica a Venezia per tutta la prima metà del Quattrocento.

Volle essere detto da Trebisonda, sebbene cretese. Venuto giovanissimo, forse fin dal 1412, in Italia, vi studiò con Guarino e con Vittorino da Feltre; insegnò poi a Vicenza, Mantova, Venezia. Nel 1437 entrò nella curia pontificia quale interprete nei rapporti fra latini e greci per l’unificazione delle due chiese; nel 1444 fu segretario apostolico e professore alla Sapienza. Tradusse allora da Aristotele, Platone, Tolomeo, Cirillo Alessandrino, ecc., ma spesso frettolosamente. Contro Platone e il platonismo scrisse una Comparatio Platonis et Aristotelis che provocò la vivace risposta del card. Bessarione (In calumniatorem Platonis). Perse e riebbe il segretariato, lasciò Roma per Napoli e Venezia; vi tornò definitivamente nel 1466. Meglio riuscì negli studî latini: largo successo conseguì con una Rethorica (1434); buona una grammatica latina (1471); ma molte polemiche sollevarono le sue critiche a Quintiliano le cui difese furono prese, contro G., da L. Valla.

 

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