Gig economy, accordo al Consiglio Ue: tutele e diritti di riders & co


 

 

Via libera dei Ventisette alla direttiva che mira ad aumentare tutele e diritti di riders & co. Stabilite anche le prime norme sull’uso degli algoritmi. Ora la palla passa al Trilogo. La ministra Calderone: “L’Italia sostiene l’orientamento europeo”

 

Di Federica Meta

 

Accordo Ue sulla direttiva a tutela dei riders. I ministri del Lavoro degli Stati membri hanno raggiunto l’accordo sulle nuove regole a tutela dei rider e dei lavoratori delle piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo. Lo annuncia la presidenza di turno della Svezia a margine del Consiglio Occupazione.

Tra i punti principali della posizione comune dei Ventisette vi è l’inquadramento, secondo determinati criteri, dei lavoratori della gig economy come dipendenti e non più come autonomi. Stabilite anche le prime norme sull’uso dell’intelligenza artificiale da parte delle piattaforme. Il via libera dei ministri apre ora la strada ai negoziati con il Parlamento e la Commissione Ue per l’intesa finale.

“La gig economy ha portato molti benefici alle nostre vite, ma questo non deve andare a scapito dei diritti dei lavoratori – commenta  Paulina Brandberg, Ministro svedese per l’uguaglianza di genere e la vita lavorativa – L’approccio del Consiglio rappresenta un buon equilibrio tra la protezione dei lavoratori e la certezza del diritto per le piattaforme che li impiegano”.

Più tutele per i gig workers

“La proposta introduce due miglioramenti fondamentali: aiuta a determinare il corretto status occupazionale delle persone che lavorano per le piattaforme digitali e stabilisce le prime norme Ue sull’uso dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro – evidenzia il Consiglio in una nota – Attualmente la maggior parte dei 28 milioni di lavoratori su piattaforma dell’Ue, inclusi tassisti, lavoratori domestici e rider di consegne di cibo, sono formalmente lavoratori autonomi. Tuttavia, alcuni di loro devono rispettare molte delle stesse regole e restrizioni di un lavoratore subordinato”.

Consente l’invio di comunicazioni promozionali inerenti i prodotti e servizi di soggetti terzi rispetto alle Contitolari che appartengono al ramo manifatturiero, di servizi (in particolare ICT) e di commercio, con modalità di contatto automatizzate e tradizionali da parte dei terzi medesimi, a cui vengono comunicati i dati.

Una circostanza che, sottolineano i ministri, “indica che hanno effettivamente un rapporto di lavoro e dovrebbero quindi godere dei diritti del lavoro e della protezione sociale concessi ai lavoratori ai sensi del diritto nazionale e dell’Ue”.

Secondo l’orientamento generale dei Ventisette, “si presumerà” dunque “che i lavoratori siano dipendenti di una piattaforma digitale – e non lavoratori autonomi – se il loro rapporto con la piattaforma soddisfa almeno tre dei sette criteri stabiliti nella direttiva.

I ministri sottolineano inoltre l’importanza che “i lavoratori siano informati sull’uso di sistemi automatizzati di monitoraggio e decisionali”, e che gli algoritmi siano “monitorati da personale qualificato, che gode di una protezione speciale da trattamenti avversi”.

I 7 criteri per valutare l’esistenza di una forma di lavoro dipendente

I criteri comprendono: limiti massimi alla somma di denaro che i lavoratori possono ricevere; restrizioni alla possibilità di rifiutare il lavoro; norme che regolano il loro aspetto o comportamento. Nei casi in cui si applica la presunzione legale, “spetterà alla piattaforma digitale dimostrare che non esiste un rapporto di lavoro secondo la legge e la prassi nazionale”.

E ancora: le piattaforme di lavoro digitali utilizzano regolarmente algoritmi per la gestione delle risorse umane. Di conseguenza, i lavoratori delle piattaforme “si trovano spesso di fronte a una mancanza di trasparenza su come vengono prese le decisioni e su come vengono utilizzati i dati personali”.

Il Consiglio vuole garantire che i lavoratori “siano informati sull’uso dei sistemi di monitoraggio e di decisione automatizzati”. In base alle nuove norme, questi sistemi “saranno monitorati da personale qualificato, che godrà di una speciale protezione da trattamenti sfavorevoli”. La supervisione umana è garantita anche per alcune decisioni significative, come la sospensione dei conti.

Calderone: “Italia sostiene orientamento Ue”

In riferimento al mandato negoziale del Consiglio (“orientamento generale”) sulla direttiva relativa al lavoro mediante piattaforme digitali, “siamo tutti consapevoli di quanto il dossier sia complesso, e sarebbe quindi giusto arrivare a tirare le conclusioni del lavoro fatto. Il testo che abbiamo oggi sul tavolo è veramente frutto di tutti i tentativi di venire incontro e accomodare le diverse posizioni”, commenta la minstra del Lavoro, Marina Calderone.

“Credo che se vogliamo raggiungere l’obiettivo dobbiamo essere pronti ad andare avanti. Non sarà un testo perfetto, ma comunque è un significativo input per creare una cornice comune a livello europeo in un campo come quello del lavoro su piattaforma che pone a noi decisori politici ogni giorno sfide e opportunità che dobbiamo però saper cogliere nel migliore dei modi -conclude Calderone – Quindi, per quanto ci riguarda, l’Italia può sostenere l’orientamento generale”.