GEROLAMO CARDANO Lo scienziato che fece l’oroscopo a Gesù Cristo


Torna in libreria l’opera del filosofo del ’500 che inventò il giunto meccanico e che, come altri, si cimentò a leggere cosa dicessero le stelle del Salvatore

SILVIA STUCCHI

Torna in libreria, a cura di Armando Torno, L’oroscopo di Cristo di Gerolamo Cardano Edizioni La Vita Felice, 50 pp., 10 euro, testo latino a fronte), che ripresenta il lavoro del 1990, prima traduzione italiana del testo, pubblicata per Philobiblon. E allora, mentre siamo pigramente distesi sotto l’ombrellone, o spaparanzati al fresco in una baita, invece di leggere il nostro oroscopo, o quello del fidanzato e dell’amica, leggiamo questo testo di uno dei personaggi più eclettici del Cinquecento italiano. Gerolamo Cardano (Pavia 1501- Roma 1576) fu, infatti, matematico e medico, filosofo, astrologo, ma anche illusionista e studioso di meccanica. La sua vita è una specie di romanzo: era figlio illegittimo di Fazio Cardano, giurista ed esperto di matematica (consultato anche da Leonardo), e di una vedova, madre di tre figli, Chiara de Micherlis: la madre perse i primi tre figli di peste, e tentò di abortire, senza riuscirci. Ammalatosi anche Gerolamo di peste, contratta per contagio dalla balia, e guaritone, dall’età di sette anni tornò a vivere col padre, e inizò a viaggiare con lui.
GENIO SCONTROSO
Si iscrisse poi all’università a Pavia e quindi a Mantova, studiando medicina e matematica, benché il padre preferisse per lui la carriera di giurista; infine, nel 1526 conseguì a Venezia il dottorato il medicina, diventando spesso oggetto di antipatie per il carattere scontroso e aspro, che si accompagnava all’intelletto geniale. Cardano ebbe prima una cattedra per l’insegnamento della matematica a Milano, e dal 1543 per la medicina a Pavia, rifiutò offerte prestigiose, da Papa Paolo III e dal re di Danimarca, ma nel 1552 andò in Scozia per risanare l’arcivescovo di Edimburgo John Hamilton, sofferente di asma. Nel 1560, la sciagura: il figlio di Cardano, medico come il padre, viveva un matrimonio infelice, dovuto alle infedeltà della moglie: decise così di avvelenarla con una focaccia avvelenata, ma venne subito arrestato e processato, condannato a morte e decapitato nell’aprile dello stesso anno.
Nonostante i dolori e le amarezze, Cardano inventò la serratura a combinazione, e il giunto recante il suo nome, che troviamo in tutti i motori, e trasmette il moto rotatorio da un asse a un altro
orientato diversamente: esso forse era già conosciuto dal III secolo d. C., ma viene descritto o da Cardano nel De rerum varietate (1557). E poi, Cardano era esperto di astrologia, e ciò lo portò a scrivere l’oroscopo di Gesù Cristo. In questo non fu il primo né il solo: Ornella Pompeo Faracovi, per esempio, ne ha raccolti diversi nel volume Gli oroscopi di Cristo (Marsilio 1999), spaziando da Alberto Magno allo Pseudo-Ovidio, da Ruggero Bacone a Marsilio Ficino, da Pico della Mirandola a Tiberio Russilliano Sesto.
I dotti che fra Medioevo e Rinascimento si cimentarono nell’oroscopo del Salvatore non furono mossi da irreligiosità, miscredenza o irriverenza: essi erano anzi convinti che la disposizione e l’allineamento di stelle e pianeti nel momento della nascita di Cristo dovessero confermare le verità propugnate dalla Fede. E in tal senso comprendiamo ciò che dice Cardano, ovvero che «quand’anche ci si limitasse a insistere solo su ragionamenti naturali, la natività di Cristo fu miracolosa e (…) la natura attribuì a Lui quanto il concorde influsso di tutti i cieli avrebbe potuto produrre: da dover quindi concludere che la nostra legge è legge di pietà, giustizia, fede, semplicità, carità e fondata nel migliore dei modi, una legge che non avrà mai fine, se non dopo il ritorno delle
eclittiche, nel quale si realizzerà uno stato nuovo dell’universo».
Altra e ben più complessa questione è invece stabilire l’effettivo giorno e ora della nascita di Cristo: persino i primi Padri della Chiesa furono in disaccordo. Da parte sua, Keplero nel De nativitate Christi interpretò la congiunzione Giove-Saturno come la stella cometa seguita dai Magi, anticipando di alcuni anni – rispetto all’ipotetico e mal calcolato anno “zero” – la nascita del Salvatore. Va poi considerato anche un antico commentario alla Scrittura del rabbino Abarbanel, ritrovato dall’astronomo, che rammenta una credenza ebraica secondo cui il Messia sarebbe apparso quando Giove e Saturno fossero stati in congiunzione nel segno dei Pesci. Ovviamente, si tratta di ipotesi che si succedettero nei secoli, sovrapponendosi, e, spesso, anche contraddicendosi, o con aggiustamenti fantasiosi: per esempio Don Jacobs (1927-1981), biblista e astrologo – non chiedetemi come sia possibile oggi conciliare le due cose – stabilì con precisione assoluta la data e l’ora della nascità di Gesù: domenica 1 marzo del 7 a. C., alle ore 1.21. Sappiamo che il 25 dicembre fu un giorno scelto per comodità: sostituiva quello in cui l’imperatore Aureliano fissò la festa del Dies Natalis Solis Invicti. Perché diventi il “nostro” Natale, con tanto di Messa di Mezzanotte, dobbiamo ringraziare Costantino. Non era un uomo tenero, proprio no. Ma ci ha regalato il Natale.

Fonte: Liberoquotidiano