Gb: Carlo e le malattie Reali, la Corona sceglie la modernità


Al di là della trepidazione per il rientro del principe Harry a Londra e delle speculazioni su una possibile abdicazione, l’annuncio del cancro di re Carlo III ha puntato i riflettori sul “moderno” corso di Buckingham Palace, che ha scelto la trasparenza alla tradizionale discrezione.
Sui media britannici e all’estero, i commenti del giorno dopo evocano la prospettiva di un “annus horribilis” nel 2024 per la Corona britannica, di cui diversi membri sono colpiti da problemi di salute. Un richiamo al 1992, anno in cui tre figli della regina Elisabetta II si erano separati e il castello di Windsor era stato devastato dalle fiamme.
Un dibattito sul tipo di comunicazione della monarchia che si è aperto con l’annuncio dell’intervento all’addome della popolare Kate Middleton, moglie dell’erede al trono William, di cui si è saputo solo che non ha avuto un tumore. Se da un lato è stato riferito che si trattava di un’operazione programmata, dall’altro la durata del ricovero e della convalescenza hanno alimentato speculazioni, anche perché sono stati annullati tutti gli impegni della principessa di Galles.
Quasi contemporaneamente al ricovero di Kate, a fine gennaio, era stata data la notizia dell’intervento di routine del re per un ingrossamento della prostata. Poi il comunicato di ieri sera, in cui Buckingham ha rivelato che il sovrano è affetto da una “forma di cancro”.
Il dibattito sulla comunicazione della Casa Reale, tra necessità di trasparenza nei confronti del Paese e la comprensibile esigenza di privacy, è annoso. Su media e social dominano due linee di interpretazione, con alcuni che hanno accolto favorevolmente l’annuncio del cancro del monarca e altri che hanno espresso rammarico per le scarne informazioni fornite.
Ed Cumming, sul Telegraph, ha sottolineato “la franchezza mostrata dal Palazzo nel suo annuncio: rappresenta un cambiamento radicale rispetto al modo in cui i Reali hanno gestito le diagnosi precedenti”. Il commentatore ricorda che nel settembre del 1951, a Giorgio VI, accanito fumatore, venne asportato il polmone sinistro per quelle che allora venivano eufemisticamente chiamate “anomalie strutturali”. Il termine cancro non era stato utilizzato, così come quando il padre di Elisabetta II, dopo essersi apparentemente ripreso da un intervento, morì improvvisamente cinque mesi dopo, nel febbraio 1952.
La “Regina Madre” Elisabetta lottò contro il cancro, in forma assolutamente privata. Nella sua biografia postuma della madre di Elisabetta II, nel 2009, William Shawcross ha rivelato che era stata curata due volte per la malattia di cui non si sapeva nulla. In primo luogo, il cancro al colon, allora descritto come una semplice ostruzione intestinale. Poi un tumore al seno, per il quale l’intervento è stato coperto da un semplice ricovero per “esami”. Si era ripresa molto bene da queste due patologie ed è vissuta fino al 2002, raggiungendo la bella età di 101 anni. Ancora più recentemente, la causa della morte di Elisabetta II, nel settembre 2022, è stata presentata come “vecchiaia”. Secondo la biografia di Gyles Brandreth – vicino al principe Filippo – pubblicata due mesi dopo, in realtà la sovrana era affetta da un cancro alle ossa, mai citato ufficialmente.
A differenza dei suoi predecessori, Carlo III regna nell’era dei social media, in cui le regole che governano l’informazione sono cambiate radicalmente rispetto a quelle vigenti in passato. Per questo motivo, ha voluto rendersi utile nel comunicare la sua operazione alla prostata, proprio per puntare i riflettori su una patologia che coinvolge molti uomini, non solo in patria.
Apparentemente seguendo la stessa logica e con la stessa intenzione di informazione di “utilità pubblica e comune”, ieri sera il comunicato diramato da Buckingham Palace ha riferito che: “Sua Maestà ha scelto di condividere la sua diagnosi per evitare speculazioni e nella speranza che possa aiutare il pubblico a comprendere le persone colpite dal cancro in tutto il mondo”.
Fin qui tutto bene, ma sul Times Kate Mansey fa notare che, dopo essere stato trasparente sulla prostata, “il Palazzo è tornato al punto di partenza con dichiarazioni opache” sul cancro di Carlo III. A suo dire, questa semi-opacità mette in dubbio la nuova era di apertura della Casa dei Windsor. Un atteggiamento che, secondo Mansey, rischia di essere controproducente perché apre la porta a ogni genere di illazione e speculazione sulla gravità delle condizioni di salute del sovrano. (AGI)