Gaza anno zero, devastazione umana ed economica


Oltre alla devastante perdita di vite umane – quasi 42 mila morti – dopo un anno di conflitto a Gaza la distruzione delle infrastrutture civili è catastrofica, la crisi economica è gravissima, mentre povertà e disoccupazione sono alle stelle. Uno dei dati più emblematici di un’economia in totale rovina, contenuto nell’ultimo rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), è il crollo del Pil dell’81%.
La sbalorditiva portata della devastazione infrastrutturale e il declino senza precedenti dell’attività economica superano di gran lunga l’impatto di tutti i precedenti scontri militari nel 2008, 2012, 2014 e 2021. Le pressioni inflazionistiche combinate con la disoccupazione altissima e il crollo dei redditi hanno gravemente impoverito le famiglie palestinesi. Come se non bastasse, la distruzione della guerra a Gaza si estende alla Cisgiordania e a Gerusalemme Est, con ulteriori conseguenze drammatiche sul medio lungo termine. In sintesi, per la sua intensità e la sua massiccia portata in così poco tempo il livello di distruzione a Gaza non si registrava più dai tempi della Seconda Guerra mondiale.

Due terzi delle infrastrutture distrutte o danneggiate

Secondo le Nazioni Unite, due terzi degli edifici nella Striscia di Gaza sono stati danneggiati o distrutti dall’inizio della guerra di Gaza nell’ottobre 2023.  Aggiornando la sua valutazione dei danni, l’Onu Satellite Centre (UNOSAT) ha affermato che le immagini ad altissima risoluzione raccolte il 3 e il 6 settembre hanno mostrato un chiaro deterioramento. “Questa analisi mostra che due terzi delle strutture totali nella Striscia di Gaza hanno subito danni. Quel 66% di edifici danneggiati nella Striscia di Gaza rappresenta un totale di 163.778 strutture”, ha sottolineato Unosat. L’ultima valutazione, basata su immagini di inizio luglio, aveva determinato che il 63% delle strutture nel territorio palestinese era stato danneggiato. A settembre i danni includevano “52.564 strutture distrutte; 18.913 gravemente danneggiate; 35.591 strutture potenzialmente danneggiate e 56.710 moderatamente colpite”. La città di Gaza è stata notevolmente colpita, con 36.611 strutture distrutte.
Si tratta di ospedali, scuole, università, aziende e infrastrutture produttive ma anche case ed edifici residenziali. Uno degli esempi forniti dall’Onu è quello dell’impianto di desalinizzazione di Khan Yunis, la cui costruzione è costata 55 milioni di dollari.
Solo 17 dei 36 ospedali rimangono parzialmente operativi, tutti devono far fronte a gravi carenze di carburante, forniture mediche e acqua pulita.

Terreni agricoli e impianti industriali devastati

Secondo i dati satellitari analizzati da Al Jazeera, oltre il 68% dei terreni agricoli coltivabili e delle strade vitali sono stati distrutti o gravemente danneggiati a Gaza tra ottobre 2023 e settembre. La mancanza di cure e coltivazione ha esacerbato la situazione al punto che l’Onu stima che il 68% dei terreni agricoli permanenti di Gaza abbia mostrato “un calo significativo di salute e densità” entro settembre.
All’inizio del 2024, tra l’80% e il 96% delle risorse agricole di Gaza, tra cui sistemi di irrigazione, allevamenti, frutteti, macchinari e strutture di stoccaggio, erano state decimate, paralizzando la capacità di produzione alimentare della regione e peggiorando i già elevati livelli di insicurezza alimentare. La distruzione ha colpito duramente anche il settore privato, con l’82% delle aziende, un motore chiave dell’economia di Gaza, danneggiate o distrutte. Il danno alla base produttiva ha continuato a peggiorare con il persistere dell’operazione militare. Con la stagione del raccolto di olive e datteri in arrivo a ottobre, la produzione agricola di quest’anno è un fallimento. E se Israele continuasse a impedire l’ingresso di prodotti e attrezzature agricole, aggraverebbe una crisi alimentare nel territorio che l’Onu ha già descritto come una “campagna di carestia”. Prima della guerra c’erano alcuni terreni agricoli fiorenti nelle aree orientali della Striscia di Gaza, ma dal 7 ottobre in poi sono stati cancellati 30 anni di attività agricole.

Indicatori macro economici e disoccupazione

Il prodotto interno lordo di Gaza è crollato dell’81% nell’ultimo trimestre del 2023, portando a una contrazione del 22% per l’intero anno. A metà del 2024 l’economia di Gaza si era ridotta a meno di un sesto del suo livello del 2022.  Sul versante dell’occupazione, due terzi dei posti di lavoro prebellici, circa 201.000 posizioni, sono già andati persi entro gennaio 2024, peggiorando ulteriormente la già critica crisi economica e umanitaria nella Striscia di Gaza. Nel 2022, un terzo della popolazione palestinese (1,84 milioni di persone) era già in condizioni di insicurezza alimentare (mancanza di accesso costante a cibo sufficiente e nutriente) o gravemente insicura dal punto di vista alimentare, e il 31,1% viveva in povertà. Prima del 7 ottobre 2023, l’80% della popolazione di Gaza dipendeva dall’assistenza internazionale. Attualmente, la povertà colpisce quasi l’intera popolazione di Gaza e sta aumentando rapidamente in Cisgiordania.

Aiuti e conti pubblici:

Nel 2023, il sostegno dei donatori internazionali è sceso al livello più basso a 358 milioni di dollari, equivalenti a solo il 2% del Pil, rispetto ai 2 miliardi di dollari, o al 27% del Pil, del 2008.
Da ottobre 2023, le detrazioni fiscali e le ritenute fiscali da parte di Israele sono aumentate fino a raggiungere un totale di oltre 1,4 miliardi di dollari tra il 2019 e aprile 2024. Tale importo rappresenta l’8,1% del Pil della Palestina nel 2023, determinando significativi deficit di bilancio. Queste sfide fiscali hanno ostacolato la capacità del governo di pagare i dipendenti, onorare i debiti e mantenere servizi pubblici essenziali come l’assistenza sanitaria e l’istruzione. La situazione ha anche portato a un crescente debito, ritardi nei pagamenti ai fornitori privati ​​e alla riduzione dei trasferimenti sociali ai poveri. Ai dipendenti pubblici sono stati pagati solo stipendi parziali da novembre 2021.

Tempi e costi della ricostruzione

Finora, secondo le Nazioni Unite, gli attacchi aerei israeliani hanno lasciato più di 42 milioni di tonnellate di detriti attraverso la Striscia. Sono abbastanza macerie da riempire una fila di camion per il movimento terra che si estende da New York a Singapore. La rimozione di tutto ciò potrebbe richiedere anni e costare fino a 700 milioni di dollari. Il compito sarà complicato da bombe inesplose, pericolosi contaminanti e resti umani sotto le macerie. La maggior parte dei detriti sono abitazioni distrutte, e la loro distribuzione nella Striscia imita grosso modo la densità di popolazione di Gaza prima della guerra. I diritti di proprietà e le difficoltà nel trovare siti di smaltimento dei rifiuti contaminati complicheranno ulteriormente il processo.

Secondo fonti concordanti, tra cui il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), e da una stima ancora provvisoria, per una ricostruzione complessiva di Gaza ci vorranno decenni, almeno 40 anni. La stessa durata degli anni di sviluppo andati persi nella sterminata distruzione della Striscia, riportandola alla situazione in cui si trovava negli anni ’80. E per i costi, ammonteranno almeno tra 40 e 50 miliardi di dollari.

Distruzione mai vista, ma chi pagherà?

Secondo Daniel Egel, economista senior del think tank Rand, con sede in California, la ricostruzione di Gaza potrebbe costare molto più di 80 miliardi di dollari, se si considerano le spese nascoste come l’impatto a lungo termine di un mercato del lavoro devastato da morte, infortuni e traumi. “Puoi ricostruire un edificio, ma come puoi ricostruire la vita di un milione di bambini?”. E non è chiaro chi pagherà. “Ciò che vediamo a Gaza è qualcosa che non abbiamo mai visto prima nella storia dell’urbanistica”, ha affermato Mark Jarzombek, professore di storia dell’architettura presso il Massachusetts Institute of Technology che ha studiato la ricostruzione post-seconda guerra mondiale. “Non si tratta solo della distruzione delle infrastrutture fisiche, è la distruzione delle istituzioni fondamentali di governo e del senso di normalità”. “I costi della ricostruzione saranno proibitivi. I cantieri di questa portata devono essere vuoti di persone, creando un’altra ondata di sfollamenti. Qualunque cosa si faccia, per generazioni Gaza sarà alle prese con tutto ciò”, ha aggiunto Jarzombek in un approfondimento pubblicato da Bloomberg. (AGI)