“Noi musulmani siamo qui oggi come testimoni di pace: la preghiera è pace, siamo monfalconesi e siamo italiani”. Sono le frasi ripetute dal palco della manifestazione che ieri ha portato a Monfalcone, in provincia di Gorizia, migliaia di musulmani da tutta Italia, per protestare contro la chiusura di alcuni centri di preghiera cittadini, voluta dal Comune. L’unico striscione consentito dagli organizzatori è stato quello con la scritta “Siamo tutti monfalconesi. No alle divisioni”, che apriva il corteo anche con giovani e meno giovani con bandiere tricolori. Gruppi sono arrivati da tutto il Nordest ma anche dall’Emilia Romagna e da altre zone. Chiesto a gran voce “il rispetto dei diritti, per chi vive e lavora a Monfalcone”.
“Rispettare i diritti – è stato sottolineato a più riprese – vuol dire consentire l’integrazione”. La pacifica manifestazione è stata indetta dopo che la sindaca leghista Anna Maria Cisint aveva vietato alla comunità, di fede musulmana, di pregare collettivamente nei centri culturali della città dove solitamente si riunivano.
La comunità musulmana ha deciso di scendere in piazza per esprimere sia la propria voglia di integrazione, sia per ribadire il diritto ad avere un posto dove pregare. Alla manifestazione, oltre alla presenza dei rappresentanti del centrosinistra, si sono unite l’Associazione Monfalcone Interetnica, l’Anpi locale e provinciale, la Flc Cgil di Gorizia, Federazione lavoratori della conoscenza operante nei settori dell’educazione, dell’istruzione, della formazione e della ricerca. Adesione pure dal consigliere regionale del Patto-Civica-Fvg, Enrico Bullian. (AGI)
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