Fumo: smettere riduce il rischio malattie cardiovascolari


Smettere di fumare riduce in modo significativo il rischio di sviluppare malattie cardiovascolare (Cvd), ma questo vale di più per gli ex fumatori che erano soliti fumare in modo moderato. Lo rivela uno studio guidato da Jun Hwan Cho, della Divisione di Cardiologia del Gwangmyeong Hospital, in Corea, riportato su Jama Network Open. Lo studio ha riscontrato un rischio simile di Cvd fra gli ex fumatori moderati e coloro che non avevano mai fumato, mentre, secondo i risultati, per gli ex fumatori abituati a fumare in grandi quantità potrebbero essere necessari fino più di 25 anni per anni perché il rischio residuo di Cvd si allinei a quello dei non fumatori.
L’associazione tra la cessazione del fumo e il rischio di malattie cardiovascolari in relazione all’esposizione cumulativa al fumo è un argomento ancora poco conosciuto. Le Cvd sono tra le principali cause di morte a livello globale e i loro oneri sanitari e sociali sono in continuo aumento. Il fumo è uno dei principali fattori di rischio, ma è modificabile. Secondo le stime, il fumo causa più di 8 milioni di morti all’anno in tutto il mondo e tra gli adulti di età compresa tra i 30 e i 44 anni deceduti per cardiopatia ischemica, il 38% dei decessi è stato attribuito al fumo. Poiché la cessazione del vizio del fumo può ridurre il rischio di Cvd, le linee guida raccomandano vivamente di smettere di fumare come i trattamenti primari e secondari per la prevenzione alle Cvd. Grazie alla consulenza per la cessazione del fumo, alla terapia sostitutiva della nicotina e ai farmaci, oltre che ai miglioramenti della consapevolezza culturale e sociale, il tasso di fumatori, che nel 2000 era pari al 32,7% della popolazione adulta mondiale è sceso al 22,3% nel 2020. Analogamente, in Corea del Sud, il tasso di fumatori è sceso dal 25,8% nel 2012 al 20,6% nel 2020. Tuttavia, i potenziali benefici della cessazione del fumo sulla modifica del rischio di Cvd non sono ancora stati del tutto chiariti, soprattutto in termini di carico di fumo nell’arco della vita e di variazioni temporali del rischio di Cvd. In effetti, il tempo trascorso dopo la cessazione del fumo e le variazioni temporali del rischio di Cvd non si riflettono adeguatamente nelle linee guida e nella pratica clinica contemporanea. Ad esempio, il più recente strumento di stratificazione del rischio Cvd non stima correttamente il rischio Cvd potenziale degli ex fumatori per un certo periodo. Pertanto, i ricercatori si sono posti come obiettivo quello di valutare l’associazione quantitativa tra la cessazione del vizio del fumo e il tempo trascorso dallo stop al fumo. Per lo studio, gli scienziati hanno usato il database del Servizio nazionale di assicurazione sanitaria coreano e hanno analizzato la durata del fumo e il carico di fumo nell’arco della vita dei pazienti, tra gennaio 2006 e dicembre 2008. I partecipanti sono stati classificati in base all’abitudine al fumo auto-riferita come fumatori attuali, ex fumatori o persone che non avevano mai fumato. I dati sul fumo sono stati aggiornati ogni 2 anni fino a dicembre 2019, e sono stati esclusi i partecipanti il cui stato di fumatore era cambiato o il cui stato di fumatore non era chiaro. L’analisi dei dati è stata effettuata tra giugno e dicembre 2022. Lo stato di ogni fumatore, gli anni trascorsi da quando ha smesso di fumare e la quantità cumulativa di fumo sono stati aggiornati nel tempo. La ricerca ha coinvolto 5 391 231 partecipanti, di cui il 39,9% erano maschi con un’età media di 45,8 anni; 853 756, ovvero il 15,8% erano fumatori, 104 604, ovvero l’1,9% erano ex-fumatori e 4 432 871, ovvero l’82,2% non avevano mai fumato. I partecipanti sono stati seguiti per una media di 4,2 anni. La durata media del tempo trascorso dalla cessazione del fumo era di 4 anni tra gli ex fumatori. I risultati hanno mostrato che, rispetto ai fumatori, gli ex fumatori con un carico di fumo ridotto nel corso della vita hanno sperimentato una riduzione significativa del rischio di Cvd a 10 anni dalla cessazione, con un rischio di Cvd simile a quello dei non fumatori. Al contrario, gli ex fumatori che erano soliti fumare molto hanno mostrato un declino più lento del rischio di Cvd rispetto agli ex fumatori che facevano un uso leggero, richiedendo più di 25 anni per la scomparsa del rischio residuo di Cvd. (AGI)