Free speech e voto: lo scontro tra Trump e Twitter è un caso da corte suprema


AGI – La libertà di parola ed espressione è il cardine del primo emendamento della Costituzione Usa. Ed è appellandosi a questo principio cardine e citando i “padri fondatori” che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha spiegato il suo “ordine esecutivo” contro la legge del 1996 che protegge i social network dalla responsabilità sui contenuti pubblicati.

La rabbiosa reazione di Trump contro Twitter, lo strumento che utilizza ogni giorno per diffondere le sue opinioni e anche le sue decisioni, è secondo il professor Francesco Clementi, esperto di diritto comparato e di politica americana, “una mossa elettoralmente molto intelligente. Credo sia legittima tecnicamente e anche utile politicamente”. Ma anche Twitter, decidendo di “segnalare” il messaggio del presidente, si è mossa bene: “Twitter ha tutto il diritto di farlo, in quanto piattaforma privata che decide la sua ‘etichettà, anche se si tratta del presidente degli Stati Uniti”.

Benefici per entrambi 

Entrambi, ha spiegato in un’intervista all’Agi il professore di diritto pubblico comparato dell’Università di Perugia, ne hanno beneficiato: “Il presidente ha spostato completamente l’asse del dibattito pubblico non solo americano ma mondiale dalla gestione del Covid alla libertà di espressione. Se la comunicazione è politica, bisogna riconoscere che è un gesto da maestri, a prescindere da come la si pensi. In termini analitici è una mossa intelligente: occupa il campo, si presenta come vittima e attacca una grande major su un tema divisivo”, quello della libertà di parola.

“Il primo emendamento degli Stati Uniti è molto aperto e la Corte suprema non si è mai espressa su Twitter nè sui media digitali: il tema è ancora da venire e l’unica istituzione che potrebbe dare ragione o torto al presidente, stante un Congresso diviso politicamente, è la Corte suprema la quale però in questo momento non ha la forza di esprimersi fino a quel punto perché i tempi per autoconvocarsi in tema sono stretti, a maggior ragione con una Corte a maggioranza conservatrice, e non vi è ancora un conflitto giuridico che dalle corti di grado inferiore può salire fino alla Corte suprema.”.

Quanto a Twitter, ha guadagnato le prime pagine di tutti i giornali del mondo in un momento in cui non era così forte. “Per la prima volta Twitter, finora meno reattivo di Facebook in tema, è intervenuto non solo per moderare un potenziale dibattito, ma per segnalare in automatico una alternativa a quello che diceva il presidente, controbilanciando una informazione”, ha detto ancora Clementi, che lo ritiene giusto.

Social e mondo dell’informazione

L’avvento del digitale e dei social network ha cambiato il modello della informazione in modo che non si può fermare: è come una forza della natura. Si tratta di definire se i social network sono o no piattaforme informative”.

Se è così, proprio quella legge che ora il presidente Trump contesta, il Communication decency act e in particolare la sezione 230, “è il primo tentativo di provare a dare un’organizzazione a questo tema, rispondendo alla domanda se l’informazione online debba o no essere regolamentata. Lo ha fatto individuando tre grandi aree giuridico politiche, gli abusi, le questioni relative agli atti e parole osceni e alla diffamazione”.

Oltre a questo, e proprio in seguito alle polemiche seguite alla campagna elettorale del 2016 negli Stati Uniti e al coinvolgimento di Cambridge Analitica, i social network hanno deciso delle forme di “autoregolamentazione”.

Si tratta, spiega ancora Clementi, di “una scelta di policy da parte del social network, ieri Facebook, oggi Twitter importante per una prima fase, ma che non può essere a regime risolutiva”. Ancora, secondo il professore, bisogna tener presente che “l’uomo politico Donald Trump è in piena campagna elettorale e utilizza tutti i suoi argomenti a partire dalla difesa della libertà di parola. I suoi tweet non sono improvvisati, fuori controllo: fanno parte della sua strategia politica in vista del voto del 3 novembre 2020. In un momento in cui non si possono fare comizi elettorali perché ci sono le misure restrittive contro la pandemia, la conquista di spazio sui social network è fondamentale. è l’arena peraltro che costa meno e che rende ormai sempre di più”. 

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Fonte: estero agi