Francia: pressioni su governo Barnier, Hollande per censura


A poche ore dalla sua travagliata nascita, il governo di Michel Barnier è già sotto il fuoco delle critiche della sinistra e dell’estrema destra, rischiando di non superare il voto di fiducia in Parlamento. Lunedì sono attesi i primi passi ufficiali dei 39 nuovi ministri, con il passaggio dei poteri e poi un consiglio dei ministri in presenza del presidente Emmanuel Macron.
“Bisogna censurarlo. Una mozione di censura socialista mi sembra la soluzione giusta per avere il maggior numero possibile di parlamentari dalla nostra parte”, ha dichiarato su France Bleu Limousin, l’ex presidente socialista François Hollande, all’unisono con il resto della sinistra che boccia questo governo che trova troppo di destra. Per Hollande, lo scioglimento dell’Assemblea nazionale da parte del presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha portato “a fare la stessa cosa del passato, ma con una destra ancora più presente nel governo, e ad adottare misure dolorose per i nostri compagni”. Il nuovo governo “è un governo fragile”, dove “non ci sono pesi massimi”, e che “sostiene la sua sopravvivenza grazie al Raggruppamento Nazionale (Rn)”, ha osservato il deputato della Corrèze. Riguardo al nuovo ministro della Giustizia Didier Migaud, ex deputato socialista uscito dal PS nel 2010, Hollande ritiene: “Non è più una personalità che può essere considerata di sinistra”.
Il leader della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon ha chiesto di “liberarsi al più presto di questo “governo dei perdenti”, che secondo lui “non ha né legittimità né futuro”. Dal leader dei socialisti, Olivier Faure, questo esecutivo è stato denunciato come “un governo reazionario in forma di braccio d’onore della democrazia”, dandogli “un appuntamento per il dibattito sulla censura” nell’Assemblea. Il presidente del partito di estrema destra del Rassemblement National (Rn), Jordan Bardella, che detiene la chiave per la sopravvivenza del nuovo esecutivo in Parlamento, ha attaccato un governo che “non ha futuro”. La leader dei deputati Rn, Marine Le Pen, ha criticato un esecutivo “lontano dal desiderio di cambiamento e di alternanza” espresso durante le elezioni legislative di luglio.
L’Ong ambientalista Greenpeace, da parte sua, stima che il governo Barnier sembri “già bloccato nella logica antiquata del vecchio mondo” di fronte all’emergenza climatica. La sfida è anche interna per l’esecutivo formato da esponenti del partito del presidente, Renaissance, che concede un ruolo centrale ai Repubblicani della destra conservatrice. Sono già evidenti le tensioni tra il primo ministro Barnier e lo schieramento presidenziale, che governava senza condivisione del potere da sette anni. Da parte di Renaissance e dell’alleato di centro Modem, si tratta di una squadra considerata troppo di destra, e il cui programma resta poco chiaro in attesa della dichiarazione di politica generale prevista per il 1° ottobre.
“I francesi si aspettano solo una cosa dai funzionari pubblici: risultati. Sono quindi qui per agire, con un unico slogan: ripristinare l’ordine per garantire l’armonia”, ha detto su X il nuovo ministro degli Interni, Bruno Retailleau (Lr). Il suo profilo conservatore sulle questioni sociali e molto fermo sull’immigrazione ha cristallizzato le critiche a sinistra ma anche all’interno del campo presidenziale.
Il nuovo ministro dell’Economia e delle Finanze, il giovane macronista Antoine Armand, ha stimato in un’intervista al Journal du Dimanche (Jdd) che escludere “automaticamente alcuni prelievi eccezionali e mirati non sarebbe responsabile” dato lo stato delle finanze pubbliche e ha anche promesso di “ridurre la spesa pubblica”.
La preparazione del bilancio 2025, che già registra ritardi senza precedenti, rappresenta l’emergenza numero uno in un contesto molto teso. Mercoledì il primo ministro ha dichiarato di aver scoperto una “situazione di bilancio molto grave”. La Francia è, insieme a molti altri paesi membri dell’Ue, oggetto di una procedura europea per deficit eccessivi. Segno dell’importanza della questione, Barnier ha voluto tenere d’occhio la questione esplosiva, mettendo sotto la sua diretta supervisione il ministro macronista dei conti pubblici, Laurent Saint-Martin. (AGI)

VQV