Ci sono motivazioni strategiche alla base della ripresa del dialogo e del riavvicinamento diplomatico tra Parigi e Algeri, da mesi ai ferri corti. Dalla necessità di sicurezza e di cooperazione economica alla spinosa questione degli algerini che la Francia non è riuscita a espellere, sono numerose le ragioni per cui Emmanuel Macron e il suo omologo algerino, Abdelmadjid Tebboune, hanno avuto un colloquio telefonico ieri.
A otto mesi esatti dall’inizio di una crisi senza precedenti tra i due Paesi, i due capi di Stato hanno sottolineato la necessità di riprendere il dialogo “da pari” a causa “della forza dei legami” che uniscono Francia e Algeria, dei loro interessi strategici e di sicurezza, nonché delle “sfide e crisi che attendono l’Europa, il Mediterraneo e l’Africa”.
Dalla storia comune alla cooperazione nei settori della sicurezza e dell’economia, passando per la gestione dell’immigrazione, sono tanti gli interessi comuni e le sfide da affrontare a Parigi e Algeri.
– COMUNITÀ ALGERINA IN FRANCIA –
La Francia, ex Paese colonizzatore dell’Algeria, ospita oggi una comunità algerina significativa (649.991 nel 2024, +0,5% rispetto al 2023, secondo il ministero dell’Interno), alla quale si aggiungono 1,2 milioni di discendenti di immigrati algerini, secondo l’Istituto nazionale di studi demografici. Una restrizione sui visti di breve durata per visite familiari avrebbe quindi un impatto diretto sugli algerini stabiliti in Francia. Il primo ministro Francois Bayrou e il ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot hanno pubblicamente rifiutato di addossare il peso di questa crisi diplomatica alla diaspora algerina.
– COOPERAZIONE SETTORE SICUREZZA –
“La Francia considera Algeri un partner privilegiato nella lotta contro il terrorismo, grazie alla sua competenza e alle sue capacità in questo settore”, sottolinea Hasni Abidi, specialista dell’Algeria. E ha un interesse oggettivo nella stabilità dell’Algeria, il paese più grande dell’Africa, e dei paesi confinanti (Mali, Niger, Libia) dove la sicurezza è caotica. I due Paesi riprenderanno così la loro cooperazione nella lotta contro il jihadismo nel Sahel, con lo scambio di informazioni di intelligence come elemento chiave. L’obiettivo è contenere l’avanzata dei gruppi armati e delle varie forme di traffico (droga, armi, migranti). I due Paesi dovranno inoltre lavorare sulla questione del possibile rientro dalla Siria di centinaia di jihadisti algerini o franco-algerini.
– INTERESSI ECONOMICI –
L’Algeria è una potenza energetica considerevole. E la Francia è uno dei suoi clienti per il gas (6 miliardi di euro). “È importante per noi, ma non critico”, ha affermato un diplomatico, aggiungendo che il gas algerino rappresenta il 6-7% delle forniture francesi. Resta il fatto che la crisi ha avuto effetti deleteri sugli interessi francesi in Algeria, dove la Francia possiede circa 6.000 aziende.
Lo scorso anno i flussi commerciali sono diminuiti del 20-30% in alcuni settori, in particolare con la cessazione delle importazioni di grano francese. E anche se le piccole imprese sono le più colpite, quelle più grandi non vengono risparmiate. La ripartenza di una fabbrica Renault è stata quindi sospesa per via della crisi diplomatica in corso.
– IMMIGRAZIONE –
La questione della riammissione nel Paese d’origine degli algerini sottoposti all’obbligo di lasciare il territorio francese (Oqtf), sollevata a più riprese dal ministro dell’Interno francese Bruno Retailleau, ha infiammato le relazioni bilaterali. La crisi ha raggiunto il suo apice dopo l’attentato del 22 febbraio a Mulhouse (nell’est della Francia), commesso da un algerino che era stato a lungo oggetto di un rimpallo tra le autorità francesi e algerine. Tuttavia, l’ultimo rapporto della Direzione generale degli stranieri in Francia rileva che nel 2024 “la percentuale di rimpatri forzati è superiore alla media degli allontanamenti di algerini”. Dei circa 34.000 algerini arrestati in situazione irregolare, 3.000 sono stati deportati lo scorso anno. Dopo Mulhouse, alcuni ministri francesi avevano minacciato di limitare i visti di lavoro o di porre fine ai “visti diplomatici”. Tuttavia, per quanto riguarda i visti per i dignitari (ex diplomatici, ministri o generali), Algeri può facilmente aggirare questa restrizione grazie a un recente accordo di reciprocità con la Slovenia. Anche Italia, Germania e Spagna, che acquistano miliardi di euro di gas algerino, probabilmente forniranno loro un visto Schengen.
– ACCORDO CON L’UE –
L’Algeria ha bisogno del sostegno della Francia, la cui influenza è preponderante a Bruxelles, per rivedere l’accordo di associazione con l’Unione europea che è suo principale partner commerciale. Tale accordo, in vigore dal 2005, prevede in particolare l’eliminazione progressiva e reciproca dei dazi all’importazione sulle merci. Lo scorso ottobre, il presidente algerino ha annunciato di voler negoziare la revisione con l’Ue a partire dal 2025, mentre gli esperti algerini stimano che il deficit risultante da questo accordo superi i 30 miliardi di dollari. Le aziende pubbliche e private algerine incontrano notevoli difficoltà a competere con le loro controparti, poiché l’economia algerina è rimasta a lungo molto chiusa alla concorrenza, basandosi tradizionalmente sulle esportazioni. (AGI)
VQV