Fondi pubblici per uso privato, anche un dirigente del Mise tra i 28 arrestati a Roma


C’è anche un dirigente del ministero per lo Sviluppo economico tra i 28 arrestati questa mattina da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Roma nell’ambito dell’operazione “Miserere“, in esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Roma su richiesta della procura della capitale, nei confronti di persone indagate, a diverso titolo, per i reati di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio ed al trasferimento fraudolento di valori, di traffico d’influenze in concorso con l’aggravante della qualifica di pubblico ufficiale, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in concorso, emissione di fatture per operazioni inesistenti, malversazione a danno dello Stato in concorso, truffa aggravata, millantato credito aggravato in concorso. Contestualmente, i militari hanno sequestrato 25 immobili, 290 conti correnti e partecipazioni societarie, per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro. 

La prima ordinanza riguarda 9 persone, tra cui appunto il dirigente del Mise ed anche un commercialista, la seconda altre 19. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi c’è inoltre un dirigente della Polizia Penitenziaria in servizio alla Direzione Generale della Formazione, il quale, anche in concorso con soggetti interessati ai finanziamenti pubblici, dietro compensi oscillanti tra i 2.000 e i 37.000 euro, vantando conoscenze presso il Ministero della Giustizia ed altre Amministrazioni, prometteva l’assunzione di diversi soggetti nella P.A. 

Secondo gli inquirenti, i 9 indagati con il primo provvedimento restrittivo avrebbero operato per far ottenere o agevolare l’indebita percezione di finanziamenti pubblici erogati dal Ministero dello Sviluppo Economico, che, una volta ottenuti, sono stati distratti anziché essere utilizzati per il loro originario scopo. Tra novembre 2018 e settembre 2019, grazie a tali attività – questa l’accusa – sono state erogate somme per circa 1,5 milioni di euro a tre diverse società. La seconda ordinanza di custodia cautelare ha colpito un gruppo che, mediante la costituzione di società fittizie intestate a compiacenti prestanome, emetteva documenti fiscali per operazioni inesistenti, per riciclare denaro provento da altre società attive e commettere reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto. 

Il primo provvedimento restrittivo si basa sulle risultanze acquisite dai carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci nell’ambito di un’indagine che ha consentito di accertare che lo schema utilizzato era sempre lo stesso: grazie all’opera di alcuni degli indagati, venivano individuate delle società operanti in svariati settori (dall’attività logistica e di facchinaggio, alla trasmissione e diffusione di programmi radio-televisivi), le quali, grazie all’opera del commercialista, avanzavano al ministero dello Sviluppo Economiche le richieste di finanziamento, a questo punto entrava in campo il dirigente del dicastero, deputato a caldeggiare le istanze e a far ottenere il denaro. I conti correnti delle società, tuttavia, una volta ricevuti i fondi, venivano svuotati nel giro di pochi giorni ed il denaro confluiva sui conti correnti degli indagati o di persone a loro vicine.

L’inchiesta svolta dal Nucleo Investigativo ha avuto origine da una diversa attività di indagine della Compagnia carabinieri di Subiaco (Roma) partita dall’aver riscontrato un radicale cambiamento del tenore di vita di un pregiudicato locale. I militari hanno così iniziato la loro opera di approfondimento investigativo, accertando l’esistenza di un gruppo con base operativa a Roma che, mediante la costituzione di società fittizie intestate a compiacenti prestanome, emetteva documenti fiscali per operazioni inesistenti, per riciclare denaro provento da altre società attive e commettere reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto.

Le indagini hanno anche consentito di individuare una società di import-export di bevande alcoliche, grazie alla quale veniva dichiarata l’importazione in Italia di tali bevande, che in realtà venivano vendute clandestinamente in altri Paesi europei, omettendo di versare le accise dovute all’erario, con un’evasione pari a 438.000 euro, nel periodo maggio-agosto 2018. Per 12 dei 28 destinatari dei provvedimenti cautelari è scattato il trasferimento nel carcere di Regina Coeli, mentre per gli altri 16, tra cui il dirigente della Polizia Penitenziaria in servizio alla Direzione Generale della Formazione, gli arresti domiciliari. 

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Fonte: cronaca agi