FISCO E CRIPTOVALUTE ARRIVA CRYPTOBOOKS: IL SOFTWARE ITALIANO CHE GUIDA I CONTRIBUENTI NELLA GESTIONE FISCALE DEL PROPRIO PATRIMONIO DIGITALE


 

 

La Legge di Bilancio 2023 impone di fare chiarezza sul possesso e sulle transazioni in criptovalute e definisce i parametri sui contributi da versare. Nei giorni scorsi l’Agenzia delle Entrate ha reso disponibile in consultazione pubblica fino al 30 giugno la bozza di circolare volta a definire ulteriormente tale disciplina.

CryptoBooks, un software per la rendicontazione fiscale delle criptovalute, guida gli utenti passo dopo passo e segnala ogni minimo errore, evitando di incappare in sanzioni.

Milano, 27 giugno 2023 – Traccia tutte le transazioni in criptovalute, ne tiene sotto controllo la cronologia e produce accuratissimi report da utilizzare nella dichiarazione dei redditi. Ecco cosa fa CryptoBooks, il nuovo software di rendicontazione fiscale per moneta digitale per il mercato italiano, nato per aiutare gli investitori a mettersi in regola con il fisco.

In un contesto nel quale gli investimenti in criptovalute tendono all’aumento (secondo una recente analisi della Consob, il tasso di investitori che compravende in crypto è salito dal 2% del 2021 all’8% del 2022), con un quadro normativo finalmente più chiaro grazie alla Legge di Bilancio 2023 e all’imminente circolare dell’Agenzia delle Entrate che ne specifica meglio i punti, gli strumenti tecnologici diventano sempre più fondamentali per gestire al meglio il proprio patrimonio ed evitare sgradite sanzioni. Da qui l’intuizione di Federico Pacilli, CEO & Founder di CryptoBooks, che nasce durante lo scorso 2022 e si concretizza con il lancio ufficiale di questi ultimi giorni. Un progetto con ambizioni internazionali che, dopo un periodo di beta testing ha raccolto il feedback di oltre 3500 utenti. CryptoBooks, ad oggi, sta già aiutando migliaia di clienti che cercano di orientarsi in un mercato dove i suoi principali competitor provengono dall’estero e non sono aggiornati sulle norme imposte dal legislatore italiano.

“Le criptovalute sono un fenomeno destinato ad assumere dimensioni sempre più rilevanti. – commenta Pacilli – Un numero sempre crescente di Governi ha finalmente preso coscienza di questo fenomeno e ha intrapreso la strada, da molti auspicata, della regolarizzazione delle crypto. Anche in Italia, grazie alle recenti evoluzioni, si è fatta più chiarezza sulla materia. Tuttavia, l’opera di normazione è ancora lontana dall’essere portata a termine. Le difficoltà per i contribuenti sono enormi, vista la complessità di rendicontare il proprio patrimonio in crypto. La nostra mission con CryptoBooks è proprio quella di andargli incontro, fornendo uno strumento che si rivelerà certamente indispensabile per regolarizzare fiscalmente

le proprie valute digitali. Al contempo, vogliamo essere in prima linea nella definizione della normativa italiana ed è per questo che, con i nostri commercialisti ed avvocati, presenteremo le nostre osservazioni alla bozza di circolare dell’Agenzia delle Entrate, attualmente disponibile in consultazione pubblica.”

Come funziona CryptoBooks

Tramite CryptoBooks ogni utente può connettersi alle proprie piattaforme e ai propri wallet e recuperare tutto lo storico delle transazioni. Il software provvede poi a effettuare tutti i calcoli del caso, fornendo 6 accurati report fiscali: sulla giacenza, sulle plusvalenze, su tutte le transazioni effettuate, sulle commissioni pagate, sui redditi ricevuti e sui metodi di calcolo applicati. Questi report possono essere utilizzati sia per la dichiarazione dei redditi, sia in caso di accertamenti fiscali, garantendo la precisione necessaria in un contesto come quello della rendicontazione fiscale. Più nello specifico, CryptoBooks consente di connettere tutte le piattaforme su cui si è operato con criptovaluta, siano esse exchange centralizzati o piattaforme defi, wallet su cui si è depositato o trasferito criptovaluta e altre piattaforme cefi, raccogliendo i dati cumulati da tutte queste fonti, conciliandoli e calcolando precisamente capital gain, capital loss, ammontare totale delle crypto possedute e del loro valore in euro.

“Anche se siamo all’interno del mercato delle crypto, valgono i principi della contabilità che sono uno standard internazionale. – conclude Pacilli – Ecco perché abbiamo voluto sviluppare un software che abbia una robustezza nei calcoli basandosi sui principi della riconciliazione e della partita doppia. Il pericolo, quando si calcolano erroneamente i dati da inserire nella propria dichiarazione dei redditi, è chiaro: si rischia di pagare più tasse del dovuto, oppure si rischia di pagarne meno e di incorrere in sanzioni amministrative. La missione di CryptoBooks è proprio quella di garantire l’esattezza dei report forniti agli utenti, al punto che diventano scaricabili solo quando il software è “certo” della loro correttezza.”

Grazie a delle funzionalità specifiche che segnalano gli eventuali errori nei dati da rendicontare, l’utente è in grado, autonomamente, di risolvere ogni disallineamento, seguendo semplicemente le indicazioni del software, e scaricare i propri report.

Una sintesi del quadro normativo

In Italia la recente Legge di Bilancio 2023 ha contribuito a chiarire il quadro normativo di riferimento, dopo anni di vero e proprio immobilismo. In primis è stata introdotta una definizione di “criptovaluta” per evitare di assimilarle alle valute estere, come si faceva in precedenza. In termini fiscali, le plusvalenze provenienti dalla vendita di criptovalute in cambio di valuta tradizionale, come dollari o euro, sono soggette a tassazione solo se superano i 2.000 euro, con imposta sostitutiva del 26%. Regole diverse in caso di scambi tra cripto attività con caratteristiche e funzioni equivalenti che non generano plusvalenza e non sono soggetti a tassazione. La circolare dell’Agenzia delle Entrate, la cui bozza è in consultazione pubblica fino al 30 giugno, chiarirà poi tutta una serie di aspetti più prettamente tecnici, grazie anche al contributo di vari stakeholder tra cui CryptoBooks stessa. Tra gli aspetti più “scomodi” della nuova legge

c’è sicuramente l’obbligo in capo al contribuente di determinare il costo di acquisto delle criptovalute con cui si è realizzata una plusvalenza con elementi che siano “certi e precisi”. Risalire al costo di origine delle proprie valute digitali, che spesso sono state acquistate anni prima e poi scambiate con altre crypto messe “a rendita” non è sempre semplice, e ricostruire la propria “crypto-storia” in molti casi è un lavoro davvero difficile. A complicare ulteriormente la situazione anche l’obbligo di monitoraggio fiscale, per cui anche la semplice detenzione di criptovalute va denunciata in dichiarazione dei redditi. Su quanto dichiarato, infine, andrà pagato, negli anni a venire, anche un’imposta di bollo del 2 per mille.

 

Di Andrea Passcale