“Queste elezioni siano da monito a chi “esalta” i campioni delle relazioni internazionali, del rapporto con il mondo della finanza, dei bravi capaci del pareggio di bilancio, e dei graditi al sistema degli eurocrati e non legge il Paese reale fatto dalle imprese e dalle famiglie. E dunque non è capace di conciliare il rigore alle esigenze del Paese reale. In nome di tutto ciò e dunque di Draghi il Paese ha scelto la Meloni. Adesso aspettiamo la capacità di governo dei nuovi. Noi pretendiamo attenzione per le imprese e i contribuenti”, questa la presa di posizione della Confedercontribuenti, attraverso le parole del suo presidente.
di Ettore Minniti
La Confedercontribuenti fa sentire la sua voce in attesa di conoscere la composizione del nuovo Governo a guida Meloni, ed in particolare il nome del ministro dell’Economia.
“A livello internazionale – dichiara Finocchiaro – l’Italia deve rimanere nell’ambito UE, senza tentennamenti. Non può essere messo in discussione il PNRR. Obiettivi chiari e strategici nel solco di quanto fatto dal precedente Governo”.
Finocchiaro indica la strada da seguire: “Niente più bonus a pioggia. Subito i rigassificatori. Progettare centrali nucleari di nuova generazione. Occorre impegnarsi, a fondo, senza ambiguità o sotterfugi, soprattutto senza perdere altro tempo, sulla realizzazione degli impianti di energia rinnovabili”.
Da sempre Confedercontribuenti si è distinta e impegnata per la salvaguardia dei bonus edilizi a salvaguardia delle imprese.
“I bonus edilizi – continua Finocchiaro – hanno consentito un aumento del prodotto interno lordo di oltre il 6%, annullando la disoccupazione nel settore dell’edilizia. Nel momento in cui Mario Draghi, il governo dei migliori, li ha messi in discussione hanno creato un rischio concreto di fallimento per oltre 50mila imprese, con conseguente perdita di milioni di posti di lavoro. Una follia legislativa, il fallimento di tante oneste imprese non per debiti ma per crediti vantati nei confronti dello Stato”.
Finocchiaro introduce una nuova rivendicazione, una rivendicazione sui generis, rispetto alle altre confederazioni sindacali, che la contraddistingue: la riforma bancaria.
“Al momento vi è uno squilibrio notevole e non più accettabile nel rapporto tra banca e cliente. Il cittadino-utente e cliente è una risorsa importante per il territorio , che non può e non deve essere trattato come un numero di matricola. E’ urgente una politica di allenamento delle misure restrittive della concezzione del credito, in modo da creare lo sviluppo delle imprese, che equivale a sostenere i posti di lavoro e a dare maggiore competitività all’estero alle nostre imprese”.
Un pensiero questo di Finocchiaro che sembra essere mutuato da quello di don Luigi Sturzo: “L’economia senza etica è diseconomia”.
Come sostiene Alfio Spampinato in “Un sistema economico che non considera l’integrità morale dei suoi protagonisti come uno dei valori fondamentali del sistema stesso è destinato a fare acqua da tutte le parti. L’economia si trasforma in diseconomia e in disutilità sociale.”
Ma il presidente Finocchiaro è un fiume in piena, inarrestabile, tanti i temi da proporre dal nuovo Governo.
“Bisogna porre rimedio urgentemente al caro carburante che sta strozzando il sistema produttivo del Paese, mandando in default tante imprese, mettendo a rischio anche il collaudato made in Italy all’estero, perché le nostre aziende non saranno più competitive. E poi la riforma fiscale, non più rimandabile, l’abbassamento del cuneo fiscale, con un rapporto più equo, in condizioni di parità tra fisco e cittadini-contribuenti contribuenti. In uno Stato di diritto non è accettabile che l’onere della prova è a carico del contribuente, con il fisco che sale sullo scranno dell’imposizione. Un fisco disumano e che ha subito una involuzione che ha caricato sulle spalle dei contribuenti anche gli
strumenti di deflazione del contezioso tributario. È necessaria anche la riapertura della rottamazione per le cartelle fino al 2021, con piani di rientro che non eccedano del reddito del contribuente o utile di impresa”.
Se il Governo, finalmente politico e non più tecnico, dovesse convocare la Confedercontribuenti al tavolo della concertazione, non basterebbe un solo incontro, per i tanti ‘rospi’ ingoiati in questi ultimi anni.