Finocchiaro (Confedercontribuenti): una legge di bilancio mediocre


La manovra 2023 presentata dalla premier Meloni e dal ministro Giorgetti è di 28-30 miliardi esclude alcune delle misure più controverse.

Previste in manovra: flat tax, pensioni e cuneo fiscale. Saltano i condoni, più aiuti alle famiglie

Dei 28-30 miliardi, 21 sarebbero dedicati al capitolo dell’energia

Accise tagliate solo al gasolio Aziende energetiche: tassa al 33% sugli extra profitti

Saltano il condono per il rientro dei capitali dall’estero e il maxi-sconto del 50% per le cartelle contestate dal Fisco comprese tra mille e 3mila euro. Quasi 5 miliardi al cuneo fiscale. Per le coperture, la tassa sugli extraprofitti energetici si allinea al 33% previsto dalla Ue. Prevista una stretta sugli occupabili che percepiscono il reddito di cittadinanza.

Una la legge di (s) Bilancio che provoca malumori.

Chissà se vi sarà mai un dibattito in Parlamento. Si ha la sgradita percezione che la legge di bilancio anche quest’anno sarà una formalità.

Se questa legge di Bilancio è il termometro per incominciare a valutare la destra al governo, si può affermare che non esiste più una destra sociale. Il cuneo fiscale a favore dell’imprese e un taglio di 1,2 miliardi nelle buste paga. Contanti fino a € 5000 di cui non dispongono i ceti umili o medi. Premio per chi ha esportato illegalmente capitali all’esterno che non sono lavoratori a reddito fisso o disoccupati. Premio per chi non ha pagato imposte e tasse. Vantaggi per le ricche regioni del Nord condannando e abbandonando ancor più quelle derelitte del Sud.

Questa destra non ha nulla di sociale. Sembra che tuteli precisi interessi economici.

Una mediocre legge di Bilancio, precisa Carmelo Finocchiaro, presidente della Confedercontribuenti, dettata da Bonomi e dalla Confindustria, che sul cuneo fiscale toglie ai lavoratori e dà alle grandi imprese. Per il resto demagogiche e sciocche tasse come quella sulle consegne a domicilio. Per il latte e il pane misura utile a condizione vi sia un monitoraggio del costo delle materie prime. Per il resto anche sulle pensioni misure che serviranno ad aggravare la finanza pubblica. Invece gravissimo la non decisione su una seria rottamazione delle cartelle esattoriali. Con questa manovra il governo dimostra l’inconsistenza di idee e cambiamento. Insomma, vogliono imitare Draghi senza l’autorevolezza e la competenza di Draghi. Due CdM annunciati come importanti per gli argomenti hanno prodotto seri problemi a migliaia di imprese e famiglie. Si ravvedano. E qualcuno non scriva che dobbiamo dargli tempo prima di giudicare. I danni li hanno già fatto in appena un mese. Però, hanno comunque una fortuna: non hanno opposizione!”.

Salta la tregua fiscale sulle mini-cartelle. I debiti nei confronti dell’erario saranno divisi solo in due famiglie: quelli fino a mille euro e fino al 2015 saranno stralciati, mentre per gli importi superiori si potrà chiudere la partita pagando l’intera imposta e una sanzione ultraleggera al 5%. Nell’impianto, quindi, non trova spazio la terza via, che prevedeva uno sconto del 50% sull’imposta nelle contestazioni comprese fra mille e 3mila euro.

In fatto di coperture aggiuntive, un aiuto importante è atteso dalla tassa-bis sugli extraprofitti, che sarebbe ancorata agli utili e non più al fatturato Iva con un’aliquota del 33% come previsto dal regolamento Ue.

Il provvedimento prevede anche una restrizione sul reddito di cittadinanza. Una stretta forte sugli occupabili che si potrebbe tradurre anche in un’abolizione nei prossimi sei mesi del reddito per queste figure: sono 660mila, il 26,5% dei beneficiari. Ma sotto esame finirebbero tutti i titolari del reddito anche per accertare che chi riceve l’assegno sia «realmente residente in Italia.

Il lavoro di rimodulazione chiamato a far quadrare i conti della manovra potrà però colpire anche una quota di aiuti contro il caro-energia. In particolare, sembra destinato a cadere lo sconto da 30,5 centesimi sulle accise della benzina; come già accaduto in Francia, il taglio fiscale rimarrebbe solo sul gasolio che del resto in questi ultimi mesi ha visto le quotazioni staccarsi al rialzo rispetto a quelle della benzina, spinte dalla domanda più intensa.

In sintesi, il governo Meloni sembra essere la brutta fotocopia di quello di Draghi senza avere capacità, competenze e autorevolezza.