di Gianni De Iuliis
«La maggior parte di coloro che per primi filosofarono ritennero che i soli princìpi di tutte le cose fossero quelli di specie materiale, perché ciò da cui le cose hanno l’essere, da cui originariamente derivano e in cui alla fine si risolvono, pur rimanendo la sostanza ma cambiando nelle sue qualità, questo essi dicono che è l’elemento, questo il principio delle cose e perciò ritengono che niente si produce e niente si distrugge, poiché una sostanza siffatta si conserva sempre».
(Aristotele)
In verità le parole aristoteliche non sono del tutto appropriate.
L’archè è sicuramente anche la materia di cui sono fatte tutte le cose, ma ne è pure causa, la forma, il fine e, nella sua universalità, anche il divino. L’archè è quindi materia di cui è fatto il reale, forza che lo genera, legge che lo governa e lo rende intellegibile.
Mediante l’archè e mediante una logica deduttivo-razionale i primi pensatori sono riusciti nell’impresa di dare una spiegazione del tutto, con teorie talvolta ingenue, sovente affascinanti, in alcuni casi anche anticipatrici del pensiero successivo. In particolare hanno squarciato il velo mitologico e religioso che ammantava ogni visione del reale.
Per la nostra rubrica abbiamo fatto riferimento ai frammenti di Diels e Kranz, alle fonti dei dossografi, di Diogene Laerzio, di Platone e di Aristotele.
Infine abbiamo costantemente tenuto in considerazione i testi di G. Colli, G. Reale e N. Abbagnano.
Si chiude quindi la trattazione estiva della filosofia presofista, un esperimento condotto dal nostro giornale con grande coraggio.
Stimolare alla lettura delle storie, degli aneddoti e delle teorie filosofiche dei primi filosofi occidentali, durante i mesi di luglio e agosto, nel pieno della calura estiva, divulgando contenuti filosofici senza svilirli, è stata una scommessa tanto azzardata quanto affascinante.
Una scommessa vinta.
(61. Fine)