di Franco La Magna
In programma oggi su Rai 5 alle 22,15, il fulminante esordio del ferrarese Florestano Vancini (1926 – 2008), uno dei pochi registi italiani che hanno narrato con crudo realismo la storia del paese per immagini, “La lunga notte del ’43” (1960) riprende un episodio di raccapricciante e gratuita violenza fascista compiuto nella Ferrara post 8 settembre, divisa tra le due fazioni di falchi e colombe. Alla prima appartiene il fanatico Aretusi, detto “Sciagura” (superba interpretazione di Gino Cervi), che fa assassinare il federale della città, Bolognesi – ritenuto eccessivamente moderato – attribuendone le colpe ad un gruppo di antifascisti che per rappresaglia fa trucidare.
Dalla finestra il titolare della farmacia Barilari (sofferta e intensa interpretazione di Enrico Maria Salerno) ha visto tutto, ma si rifiuta di parlare provocando la reazione della bella moglie (Belinda Lee), la quale già lo tradisce con il suo primo spasimante (Gabriele Ferzetti). Costui, il cui padre viene fucilato dai fascisti, vigliaccamente rifiuta di conoscere la verità e fugge in Svizzera. Tornerà negli anni sessanta e rivedrà Aretusi…
Il film – retto dalla perfetta ricostruzione ambientale d’una Ferrara cupa ed opprimente, tratto dall’omonimo racconto di Giorgio Bassani – dalla raccolta “Cinque storie ferraresi” (Premio Strega 1956) – fonde esemplarmente la vicenda storica con le vite private dei personaggi in uno scabroso intreccio che, in crescendo, annuncia già dalle prime battute tutta la lugubre tragicità della vicenda, cui fa da pendant l’infelice amore di Anna costretta a vivere con un uomo ormai invalido che alla fine abbandonerà credendolo in accordo con lo spietato Aretusi.
Selezionato tra i cento film italiani da salvare, “La lunga notte del ’43” assegna a Florestano Vancini, già dall’esordio, il ruolo di uno dei più importanti registi del cinema italiano, che verrà confermato da tutte le opere successive – “La banda Casaroli”, “La violenza quinto potere”, “Il delitto Matteotti”, fino allo scioccante “Bronte. Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato” e all’ultimo “E ridendo l’uccise” – tutti lungometraggi che, per il rigore storico e la forte carica emotiva con cui sono raccontati, costituiscono un vero e proprio patrimonio storico-iconico della nazione, da riproporre per intero alle giovani generazioni, oggi purtroppo poco aduse alla frequentazione con il nostro tenebroso passato prossimo.