“A seguito del tragico femminicidio di Giulia Cecchettin si è finalmente aperto nel paese un dibattito importante sulla violenza sulle donne che vede coinvolte tutte le istituzioni e le parti sociali”. Lo dichiara in una nota Elisa Giomi, Sociologa dei media ed esperta di studi di genere, Commissaria AgCom.
“Comunque la si chiami, educazione affettiva, sessuale, alle relazioni, alle differenze, siamo in grave ritardo e a dircelo sono i numeri che ci consegnano le cronache e gli allarmi che arrivano dai centri antiviolenza che si occupano ogni giorno di fare uscire dalla violenza donne e ragazze sempre più giovani” prosegue Giomi.
“Quando si parla di prevenire la violenza maschile contro le donne la cosa da fare è mettere al centro il genere, i modelli di ruolo di genere, i modelli di amore e di relazione intima” commenta la Commissaria che sottolinea: “Qualunque altra ricetta, come quella di chi propone l’educazione civica, riporta le lancette indietro di decenni e mostra di ignorare le dinamiche particolari di questo fenomeno, che non è certo riconducibile ad una generica mancanza di rispetto, di cultura della legalità o di empatia né è paragonabile ad altre e pur gravi forme di violenza come il bullismo”. E a questo proposito Giomi ricorda: “Siamo infatti circondati da bravi ragazzi che non hanno mai usato violenza contro i propri compagni di studio, amici o datori di lavoro, neppure in risposta alle vessazioni, eppure sono capaci di uccidere ferocemente colei che dicevano di amare”. “Puntare il dito sul genere non significa certo mettere sotto processo i ‘maschi in quanto maschi’ chiarisce Elisa Giomi, “che equivarrebbe a concepire la violenza come dato di natura e quindi immodificabile”.
“Al contrario, significa andare al cuore delle leggi non scritte che tutti e tutte abbiamo interiorizzato fin da bambini, e che portano a vedere la violenza come un’espressione legittima, addirittura costitutiva del genere maschile, banco di prova di virilità, forma accettabile sia nei bambini che negli uomini di espressione delle emozioni negative, di risoluzione dei conflitti, di affermazione del potere” prosegue Giomi riportando a questo proposito i dati che testimoniano come non solo 106 donne ma anche 189 uomini nel 2023 siano stati uccisi nella stragrande maggioranza dei casi da un uomo, e commenta: “Non sono lontanamente paragonabili alle percentuali in cui le donne massacrano e uccidono i loro compagni o ex”. E poi conclude: “La violenza sulle donne è un problema strutturale anche nelle nostre società moderne e avanzate, motivo per cui occorre smantellare l’ordine simbolico che la produce, e per farlo è fondamentale l’impegno di tutti, famiglie, scuola, università, politica e istituzioni”. (AGI)
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