Federcontribuenti: “Subito la tassa sulle transazioni finanziarie e nuova definizione della base imponibile”


“E’ necessario introdurre immediatamente la tassa sulle transazioni finanziarie per costituire e sostenere un fondo per le emergenze sociali in essere in Italia.” L’ avvocato Morini, della Direzione Nazionale di Federcontribuenti,così entra nel merito della normativa tributaria, nota anche come la Tobin Tax (dal nome dell’economista americano James Tobin suo ideatore nel 1972), da molte parti invocata – da ultimo – anche dal Cancelliere tedesco Angela Merkel e osteggiata dal Regno Unito del Premier Cameron. La tassa sulle transazioni finanziarie – in una società finanziarizzata – rende giustizia ai milioni di cittadini esclusi dagli enormi profitti generati dalle speculazioni borsistiche molto spesso fuori da ogni controllo da parte delle istituzioni preposte. Per affrontare il difficilissimo momento storico ed economico, l’Italia può e deve – anche autonomamente e senza il sostegno dell’Unione Europea – introdurre una tassazione sulle transazioni finanziarie e sui i profitti generati da qualsiasi flusso finanziario in entrata e in uscita dal traffico finanziario italiani. Ogni giorno enormi flussi finanziari sono spediti all’estero da italiani e stranieri residenti su operazioni finanziarie e su lavori svolti in Italia senza che il paese ospitante ne tragga alcun beneficio finanziario. Per Federcontribuenti una vera riforma fiscale passa inoltre da un cambiamento del concetto d’imposizione che deve abbandonare quello consolidatosi nella società industriale nella seconda metà del secolo scorso e che, quindi, deve modellarsi sulla nuova realtà economica che consideri la società dell’informazione e quella finanziaria come le nuove ed effettive realtà sui cui formare il nuovo concetto d’imponibile. Non serve aumentare le accise su tabacco, alcool e combustibili, si genera solo inutile inflazione, serve al contrario comprendere che dal volume di bit realizzato da società di commercio on line, o dalle transazioni finanziarie (entrambe grandezze facilmente calcolabili) si può costituire una NUOVA BASE DI IMPONIBILE FISCALE, molto efficace e concreta. Questa è la base di partenza di una vera riforma fiscale: capire che il mondo è cambiato e che non serve tassare i c.d. “cavalli fiscali” per risolvere i problemi generati da una società complessa e dalla nuova economia. In altre parole, il fisco italiano (ma anche quello di molti altri paesi europei) usa sistemi desueti sia per valutare la ricchezza tassabile, sia per riscuotere i tributi con il solo risultato di creare malcontento e inutili spese per i contribuenti e per lo stato stesso. Occorre invece comprendere che una nuova definizione di base imponibile potrebbe plasmare una differente realtà dove ad esempio una piccola società della nuova economia con cinque dipendenti può generare una ricchezza superiore a quella sviluppata da un’altra entità economica tradizionale con cinquanta dipendenti; allo stato attuale, questa differenza tra sistemi economici in essere e valutazione fiscale della medesima realtà genera ingiustizie e ineguaglianze molto gravi e con conseguenti perdite per il fisco italiano. Prima di procedere a qualunque riforma del fisco, occorre avere bene in mente qual è la realtà produttiva italiana e conoscere le dirette conseguenze socio-economiche di essa e infine, provvedere ad inaugurare un NUOVO CONCETTO DI BASE IMPONIBILE che sia espressione equa di queste mutate realtà, altrimenti assisteremo all’ennesima inutile riforma senza alcun beneficio per i cittadini e per il fisco italiano. Non servono proclami di parte degli addetti ai lavori, serve un radicale cambiamento del modo di essere e una vera rivoluzione copernicana del concetto di imposizione fiscale e di modello fiscale che tenga conto dell’Italia senza nessuna interferenza di terzi estranei alla sovranità nazionale.