Fed: Vance, presidenti Usa abbiano voce in decisioni banca


Il candidato repubblicano alla vicepresidenza degli Stati Uniti JD Vance ha affermato di sostenere l’appello di Donald Trump affinché i presidenti abbiano voce in capitolo nel processo decisionale del Consiglio della Federal Reserve, comprese le mosse sui tassi di interesse, affermando che queste dovrebbero essere decisioni “politiche”. Le osservazioni di Vance durante un’intervista con il programma “State of the Union” della Cnn sono arrivate dopo che giovedì Trump aveva detto ai giornalisti: “Penso che il presidente dovrebbe avere almeno voce in capitolo”.
Spiegando la posizione di Trump, Vance ha affermato che l’ex presidente ritiene che la leadership politica negli Stati Uniti dovrebbe avere più voce in capitolo sulla politica monetaria del paese. Mentre il presidente nomina i membri del Consiglio della Federal Reserve, le amministrazioni passate hanno sostenuto che l’ingerenza della Casa Bianca nelle decisioni monetarie della Fed possa avere effetti negativi sull’economia statunitense nel lungo periodo. Ciò non ha impedito ai presidenti del passato, tuttavia, di lamentarsi delle decesioni prese dalla Fed. “Sono d’accordo con Trump. Dovrebbe essere fondamentalmente una decisione politica. Che siate d’accordo o meno, dovremmo avere i leader eletti americani che hanno voce in capitolo sulle decisioni più importanti che il nostro Paese deve affrontare”, ha affermato Vance. Il candidato vicepresidente dei repubblicani ha affermato che sarebbe “un enorme cambiamento” lasciare questa posizione consolidata. Durante la conferenza stampa della scorsa settimana in Florida, Trump ha detto: “Nel mio caso, ho fatto un sacco di soldi, ho avuto molto successo imprenditoriale e penso di avere un istinto migliore rispetto a molte persone che lavorano alla Federal Reserve o dello stesso presidente”.
Trump non ha menzionato che diverse volte nel corso della sua carriera imprenditoriale le sue aziende sono state inadempienti nei pagamenti degli interessi e hanno dichiarato bancarotta. La candidata democratica alla presidenza Kamala Harris ha affermato sabato di essere fortemente in disaccordo con le opinioni di Trump sulla Fed. “La Fed è un’entità indipendente e come presidente non interferirei mai nelle decisioni che prende”, ha detto Harris ai giornalisti a Phoenix, in Arizona.
A marzo 2022, la Fed ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse nel tentativo di domare l’aumento dell’inflazione, mentre gli Stati Uniti stavano uscendo dagli shock economici della pandemia di COVID-19. I tassi di interesse stabiliti dalla banca centrale possono avere un impatto diretto sui costi di prestito che vanno dai mutui immobiliari alle carte di credito. Gli investitori di Wall Street si aspettano che la Fed faccia il primo passo il mese prossimo per invertire la rotta, poiché l’inflazione si sta raffreddando.
A giugno di quest’anno, il tasso di inflazione era del 2,5% avvicinandosi all’obiettivo del 2%, dopo aver raggiunto il 7,1% a giugno 2022. Le dichiarazioni di Trump-Vance fanno seguito al ‘2025 Presidential Transition Project’, un programma controverso promosso dai conservatori che raccomanda grandi cambiamenti in tutto il governo federale se Trump dovesse vincere le elezioni presidenziali del 5 novembre contro Harris. Tra le raccomandazioni c’erano: “Nominare una commissione per esplorare la missione della Federal Reserve, le alternative al sistema della Federal Reserve e l’apparato di regolamentazione finanziaria della nazione”, insieme ad altre proposte riguardanti sempre la banca centrale. I democratici hanno intensificato i loro attacchi al “Progetto 2025” e ora anche Trump ha preso le distanze. Anche se la tentazione di influenzare la Fed rimane. (AGI)
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