"Fanghi e percolato in mare": così non funzionano i depuratori a Palermo


I carabinieri hanno notificato un’ordinanza di commissariamento nei confronti dell’Amap Spa, la società che gestisce il servizio idrico a Palermo, per il servizio di Ambiente e Depurazione. La misura cautelare è stata disposta dopo un’indagine dei Carabinieri Forestali e di Balestrate sulla gestione tecnico-operativa dei depuratori delle acque reflue urbane di Acqua dei Corsari a Palermo e dei comuni di Balestrate, Carini e Trappeto. Il Tribunale del capoluogo ha nominato Luigi Librici, già direttore dell’Arpa Sicilia, come commissario giudiziale. La procura aveva chiesto il commissariamento dell’intera gestione della società. Le indagini sono state coordinate dai pubblici ministeri Bruno Brucoli e Andrea Fusco.

Il 13 maggio scorso era stato il procuratore aggiunto di Palermo, Marzia Sabella a descrivere alla Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti lo stato disastrato della depurazione e del trattamento dei fanghi ad Acqua dei Corsari e a Balestrate, nonchè del percolato di Bellolampo, da parte dall’Azienda municipalizzata acquedotti di Palermo, oggetto di indagine, tra l’altro, per inquinamento ambientale e frode nelle pubbliche forniture. Sabella aveva detto, tra l’altro: “Abbiamo chiesto il commissariamento dell’Amap”.  

Il magistrato era intervenuto nella seduta a San Macuto, dove si svolgeva anche l’audizione, in videoconferenza, del procuratore Francesco Lo Voi. “Abbiamo chiesto il commissariamento e non la misura interdittiva nei confronti di Amap o non abbiamo operato il sequestro preventivo – spiegò – perchè avremmo arrecato un gravissimo danno alla collettività e poi l’autorità giudiziaria non puo’ sostituirsi nella gestione di beni di questa importanza, a anche a fronte delle spese necessarie per l’adeguamento e l’ammodernamento”.

Al commissario, aveva spiegato Sabella, verrà chiesto che provveda a una ricognizione dello stato di manutenzione di tutti gli impianti, allo smaltimento corretto dei fanghi della depurazione e di tutti i prodotti di scarto, al ripristino di tutte le funzionalità dei depuratori e alla ricognizione di tutti i danni ambientali prodotti dai depuratori gestiti da Amap. “Abbiamo chiesto il commissariamento della società – sottolineò – o in subordine, in considerazione della delicatezza delle funzioni che svolge, della sola articolazione del settore di depurazione di Amap spa”.

L’audizione della Commissione Ecomafie, del procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, accompagnato dai procuratori aggiunti Marzia Sabella e Sergio De Montis, rientrava nell’ambito dell’inchiesta sulla depurazione delle acque reflue in Sicilia. Secondo quanto riferito, su 82 depuratori presenti nella provincia di Palermo, una ventina ricade nella competenza della procura di Palermo mentre gli altri sono nel territorio di competenza della Procura di Termini Imerese. I magistrati fornirono informazioni rispetto a procedimenti riguardanti la depurazione delle acque reflue; in particolare, sulle inchieste riguardanti diversi impianti di depurazione di Amap. L’inchiesta starebbe portando alla luce l’inquinamento del Mar Tirreno, del golfo di Castellammare e del fiume Nocella a causa di criticità nella depurazione e nel trattamento dei fanghi. Questi, anzichè essere smaltiti in appositi impianti, sono finiti spesso in mare.

Rispetto al depuratore di Acqua dei Corsari di Palermo, per esempio, gli auditi hanno riferito che rispetto a una produzione di circa 44 mila tonnellate di fanghi stimata in condizioni di normale funzionamento, dal 2015 al 2017 l’impianto ha prodotto una quantità di circa 2 mila tonnellate annue, scesa nel 2018 a sole 28 tonnellate. Il resto, secondo quanto riferito dagli auditi, sarebbe stato scaricato in mare. Nell’impianto è stato conferito, secondo quanto dichiarato, anche il percolato proveniente dalla discarica di Bellolampo, in forza di ordinanze contingibili e urgenti. Secondo quanto dichiarato, si presume che siano finiti in mare non solo i fanghi, ma anche il percolato. Rispetto al depuratore di Balestrate, i magistrati riferirono che l’impianto non funziona regolarmente e i fanghi sono finiti in mare.

Anche negli impianti di Carini e Trappeto si stanno riscontrando situazioni sovrapponibili a quelle verificate per gli altri due depuratori. Secondo quanto riferito, il gestore Amap era a conoscenza di tutto quello che accadeva e aveva richiesto a vari organi ordinanze contingibili e urgenti per smaltire i fanghi presso Bellolampo, nello stesso periodo in cui la discarica portava a Acqua dei Corsari il percolato. A fronte della mancata risposta a queste richieste non risulta al momento siano state poste in essere altre condotte. Secondo le stime della Procura per il solo impianto di Acqua dei corsari sarebbero stati risparmiati 7 milioni di euro all’anno per la mancata corretta gestione dei fanghi.

La posizione difensiva di Amap, secondo quanto riferito dai magistrati, fa riferimento alla mancanza di alternative e al trattamento di ossidazione volumetrica a cui sarebbero stati sottoposti i fanghi. Dopo la richiesta di commissariamento, Amap avrebbe cercato di apportare migliorie agli impianti e modificato lo statuto stabilendo che tutti gli utili siano destinati alla manutenzione e ammodernamento dei depuratori. A settembre 2020 la Commissione aveva effettuato un sopralluogo al depuratore di Balestrate riscontrando numerose criticità, nonostante l’impianto risultasse formalmente in regola. Tali criticità erano state evidenziate dalla Commissione in una apposita relazione depositata il giorno successivo presso la Procura di Palermo.

“L’inchiesta della Commissione sulla depurazione delle acque reflue in Sicilia – affermò al termine dell’audizione il presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli – sta portando alla luce situazioni davvero surreali. Il depuratore di Acqua dei corsari a Palermo è un esempio eclatante: in mare non avrebbe scaricato solo fanghi, ma anche il percolato di Bellolampo. E, altra assurdità, l’impianto pretendeva di depurare il percolato della discarica e rimandare poi nel sito i propri fanghi con una procedura di emergenza. Con malfunzionamenti in 8 depuratori su 10, la Sicilia ha richiesto un lungo lavoro di approfondimento, che ora è nella fase finale. La relazione conclusiva sarà il nostro contributo per la tutela del mare siciliano, che non può più tollerare questi scempi”. 

Source: agi