Ever Given. Pesanti conseguenze per gli italiani


Il canale di Suez per l’Italia è fondamentale perché permette l’interscambio marittimo con l’Asia, che nel 2020 è valso 82,8 miliardi di euro, il 40 per cento del commercio marittimo complessivo del Paese.

Se la situazione non si sbloccasse in breve tempo, sarebbero enormi le conseguenze sul piano economico. Si dovrà fare i conti con un aumento dei costi dei noli e con i ritardi nei porti. Tutto ciò inevitabilmente peserà sul Pil italiano, gli aumenti e i costi saranno scaricati probabilmente sui prezzi al consumo

di Ettore Minniti

La nave portacontainer Ever Given, lunga come quattro campi da calcio, battente bandiera panamense, si è incagliata con la prua in un banco di sabbia mentre stava attraversando il canale di Suez, ostruendolo e creando un enorme intasamento navale in entrambi i sensi.

Questo tragico evento, fortuito o per errore umano, rischia di creare un grave danno al commercio mondiale, creando un contraccolpo anche in Italia.

Tutto ciò che arriverà nei nostri esercizi commerciali sarà influenzato da questi ritardi nelle operazioni di disincagliamento della nave e di ripristino del canale, che al momento hanno bloccato il passaggio di più di trecento mercantili, rallentando il flusso marittimo commerciale che dall’Asia passa nel Mediterraneo e va in Nord Europa. Via mare viene trasportato tra l’80 e il 90 per cento di quello che acquistiamo.

Il canale di Suez per l’Italia è fondamentale perché permette l’interscambio marittimo con l’Asia, che nel 2020 è valso 82,8 miliardi di euro, il 40 per cento del commercio marittimo complessivo del Paese.

Se la situazione non si sbloccasse in breve tempo, sarebbero enormi le conseguenze sul piano economico. All’urgente ripristino della via d’acqua bisogna poi aggiungere i tempi di sbarco o di sdoganamento delle merci nei porti di arrivo. Ci saranno poi problemi connessi alle merci deperibili e alle materie prime dirette all’industria produttiva europea. Il mercato del petrolio al momento attende gli sviluppi della vicenda, ma all’orizzonte già si prevedono altri aumenti.

Bisogna tener conto che non esistono più le giacenze in magazzino, perché la grande distribuzione preferisce la pronta consegna e la grande industria  produce in base a quello che è richiesto dal mercato, per cui l’approvvigionamento dipende molto dal trasporto, anche marittimo.

Altro problema che si prospetta all’orizzonte è la penuria di container, cui si aggiunge il blocco delle accettazioni nei porti dei container stessi per l’esportazione, perché le società di gestione non possono più accettare container che rischiano di restare fermi per settimane, per gli elevati costi del fermo nei porti.

Colpito anche il settore energetico, se il blocco dovesse prolungarsi sarebbero previsti circa un milione di tonnellate di gas mancanti verso l’Europa.

Tutto questo si riverserà di sicuro, drammaticamente, sui consumatori-contribuenti e sulle attività produttive italiane. Primo effetto l’aumento di bollette di gas e luce.

Come sostengono le associazioni di categoria in molti settori, dall’impiantistica alla meccanica, si dovrà fare i conti con un aumento dei costi dei noli e con i ritardi nei porti. Tutto ciò inevitabilmente peserà sul Pil italiano, gli aumenti e i costi saranno scaricati probabilmente sui prezzi al consumo.

Confedercontribuenti vigilerà affinché non ci siano speculazioni o cartelli di imprese, che potrebbero danneggiare la già provate PMI e i contribuenti, messi in ginocchio dalla crisi pandemica e da decreti governativi fortemente penalizzanti.