Euro 2024: Italia fuori ma Spalletti guarda avanti e tira dritto


Chiudono i battenti. In un silenzio assordante e senza le voci degli italo-tedeschi che hanno quotidianamente affollato Casa Azzurri, il quartier generale della Figc a Iserlohn è già semi-vuoto. L’eliminazione è arrivata appena ieri sera, intorno all’ora di cena, eppure al ritorno da Berlino colpisce l’immagine della smobilitazione generale. Il tutto mentre gli azzurri (partenza da Dortmund con destinazione Milano e poi Roma) fanno le valigie, vuote di bei ricordi, piene di perchè e di rimpianti. Li ha anche e soprattutto Luciano Spalletti. Prima di partire per la Germania aveva insistito sull’entusiasmo, sull’azzurro che unisce e che va messo sopra ogni cosa, sull’appartenenza alla maglia, sul dovere di rendere orgogliosi gli italiani. Non è andata così è il primo a saperlo è Lucio da Certaldo che ci mette la faccia senza problemi, riconosce le sue colpe, si prende le sue responsabilità. Ascolta il presidente Gravina che al suo fianco ribadisce con decisione la fiducia che lui “e tutta la Figc” hanno nei suoi confronti, lo sente respingere con altrettanta determinazione l’ipotesi di un cambio in corsa, dell’azzeramento di un progetto iniziato neanche un anno fa e che non aveva nell’Europeo, almeno così si è detto più volte in Germania, l’obiettivo prioritario. Si punta al Mondiale, al 2026, nella consapevolezza che “sarebbe un disastro inimmaginabile non poter centrare per la terza volta la qualificazione”. Parole di Gravina, Spalletti annuisce. E’ ancora scuro in volto, amareggiato, sa che il primo salire sul banco degli imputati è lui. “Sono io quello che ha responsabilità più importanti di tutti”, dice il ct che, a scanso di equivoci, dopo aver ringraziato i tifosi italo-tedeschi per il sostegno, sottolinea che le condizioni per lavorare al meglio c’erano. “Ringrazio tutto lo staff della Figc per la disponibilità a trovare soluzioni per qualsiasi problema. Dispiace che tutto questo resti legato al risultato e che a causa di questo non venga riconosciuto il loro lavoro”. Di motivi per dispiacersi ce ne sono tanti, uno in più, uno meno non cambia la sostanza. Avrebbe potuta cambiarla qualche scelta diversa, ma ora son tutti bravi a dirlo e a pensarlo. “Non è un tipo di giochino che riesco a fare, sono abituato a guardare avanti perché tornare indietro non si può. Qualche cosa ho sbagliato, ho tentato di ringiovanire la squadra. Ma siccome rimarrò qui, questo sarà fatto ancora di più”. Le idee su come rifondare ci sono, ma dal momento che c’erano anche prima di volare in Germania, bisogna spazzar via la perplessità generale. “Ci sono molte cose da dover far vedere: il mio impegno sarà totale, con delle esperienze fatte e con delle conoscenze in più. Quando sono arrivato c’era subito un’urgenza di risultati, noi siamo stati bravi fino a un certo punto, poi non siamo riusciti a crescere e ieri abbiamo fatto un passo indietro inaccettabile, ma si riparte da lì e penso di sapere cosa fare – le parole del ct -. Siamo tornati a zero ed è da lì che dobbiamo ripartire. Nelle scelte future tenterò di ringiovanire ulteriormente per creare un gruppo nuovo. Alcuni aspetti come la mancanza di personalità e il leader non mi hanno dato le risposte che cercavo: si cercherà di creare un futuro più giovane, con energie e forze nuove”. In realtà un giovane lo ha trovato e lanciato ed è quello che, insieme a Donnarumma, può essere considerato il migliore azzurro di questo triste Europeo. “Adesso è difficili trovare gente come Bonucci e Chiellini, ma dando possibilità e spazio a calciatori come Calafiori si possono trovare leader importanti dentro il campo. Dobbiamo insistere su questo percorso e credere che possiamo sfruttare un certo potenziale inseguendo il gioco”. Gioco, fluido, di sostanza o di scocca che dir si voglia, in Germania se ne è visto poco, ma il ct non rinuncia a salvare quello che per lui è il salvabile.”All’Europeo ci siamo arrivati con una qualificazione meritata ma difficile. Sapevamo di avere un girone con difficoltà massimali, perché lo racconta la storia. Le nazionali che abbiamo incontrato sono squadre organizzate, con calciatori maturi. Noi abbiamo una di quelle con età media tra le più giovani, una delle ultime per numero di presenze. Fino alla qualificazione c’è stata una reazione nelle partite che ieri non si è vista: ieri ci siamo rimasti male, diventando responsabili in maniera importante”, ammette Spalletti sta vivendo giorni amari, ma che non ha paura ad affrontare le difficoltà, visto che è abituato alle intemperie del mestiere. “E’ la mia vita che è stata tutta complicata, a volte anche le vittorie sono difficili da gestire. Ho passato tantissime notti a pensare al calcio, anche solo per passione e per amore, ma in questi anni mi sono fatto migliaia di amici a supporto. E poi c’è stata la telefonata di mia figlia Matilde, un ‘ti voglio bene’ che supera tutto”. E a proposito di affetti, il ct garantisce che questo che oggi lascia la Germania era un gruppo “sano, solido”, ma aggiunge anche che serve la personalità perché se c’è chi si tira indietro di fronte alla responsabilità e al peso della maglia allora “certi ragionamenti verranno fatti anche su queste cose”. (AGI)
MLD