EURISPES: Il dovere di avere coraggio


Il Rapporto Italia, giunto quest’anno alla 35a edizione, ruota attorno a 6 capitoli, ciascuno dei quali offre una lettura dicotomica della realtà esaminata. Ogni capitolo è illustrato attraverso 6 saggi e 60 schede fenomenologiche. Vengono affrontati, quindi, attraverso una lettura duale della realtà, temi che l’Istituto ritiene rappresentativi della attualità politica, economica e sociale del nostro Paese.

Le dicotomie tematiche individuate per il Rapporto Italia 2023 sono:

Stato/Mercato • Merito/Obbligo • Diritti/Doveri • Responsabilità/Irresponsabilità • Sicurezza/Insicurezza • Otium/Negotium

Dichiara il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara: «Non siamo in tempi ordinari. Questo è il punto fondamentale sul quale dovremmo misurare sia le nostre capacità di comprendere il tempo che stiamo vivendo e di intervenire nelle situazioni in cui operiamo normalmente, sia le nostre aspettative, individuali e collettive. La straordinarietà del tempo attuale si misura con il fatto che eventi considerati imprevedibili, incredibili stanno diventando un elemento di normalità nelle nostre vite, sono valutati e vissuti come se fossero eventi e processi non destinati a modificare nel profondo gli assetti e le dinamiche delle nostre società e le nostre vite personali. Accettare in fondo questa trasposizione di eventi straordinari in eventi di una nuova normalità fa parte del nostro patrimonio di illusioni, ma dà anche una misura precisa delle nostre responsabilità o irresponsabilità, singole e collettive, rispetto alle novità e alla portata dei cambiamenti in atto, a livello globale e nelle nostre comunità nazionali e locali».

«I processi di cambiamento geopolitici e geoeconomici – prosegue il Presidente dell’Eurispes – si combinano oggi con gli elementi relativi ai grandi fenomeni e processi di cambiamento in atto da tempo a livello globale e su cui abbiamo già richiamato l’attenzione in passato. Ci riferiamo ai “megatrend”, i grandi processi legati, ad esempio, alla rivoluzione digitale, agli andamenti demografici, ai cambiamenti climatici, ai flussi migratori, alle disuguaglianze economiche, agli squilibri sociali diffusi.

Il dato essenziale sul quale riflettere è che l’insieme dei ritardi e delle inadempienze per affrontare questi cambiamenti segna una scarsa consapevolezza della portata dei “giganti” da combattere. Appunto giganti, perché in grado di incidere profondamente sui nostri sistemi di vita e sui nostri scenari di crescita e di progresso, di annientare assetti e pratiche tradizionali. L’idea nascosta ma viva è che con questi giganti in fondo si possa alla fine convivere senza modificare più di tanto il nostro modo di vivere e di operare. È la nuova normalità che rischiamo di accogliere nelle nostre coscienze per il timore, o la incapacità, o la non volontà di considerare in modo adeguato le vere sfide del presente e i riverberi che esse avranno nel futuro. Sfide che, appunto, richiedono alle persone e alle comunità il coraggio, la lungimiranza, la responsabilità e la volontà di maturare decisioni finalizzate a intraprendere percorsi di crescita, realmente e profondamente innovativi, potremmo dire alternativi a quelli attuali».

«Proprio nelle “Considerazioni generali” illustrate nel Rapporto Italia 2022 – spiega ancora Fara – facemmo un preciso appello affinché, nel passaggio storico che stiamo vivendo, potessimo tutti concorrere ed operare per la costruzione di una “Buona Società” come obiettivo strategico da perseguire con proposte plausibili e condivise, valide per individuare quantomeno possibili vie di uscita alle difficoltà legate ai fatti incredibili e sorprendenti che si stanno verificando a livello globale e quindi gestire al meglio i cambiamenti strutturali imposti dai “megatrend”. La comunità scientifica è in grado di fornire, ai responsabili delle decisioni, i dati conoscitivi di riferimento per identificare e costruire i punti di equilibrio di una vera coesione sociale del sistema secondo i princìpi e valori di solidarietà sanciti nella stessa Costituzione italiana. Resta aperta, invece, la questione della effettiva volontà di misurarsi, nelle attuali condizioni, con le sfide radicali da apportare al nostro modo di operare da parte di chi ha le maggiori responsabilità decisionali, sia pubbliche sia private. In sostanza, viene spontanea la domanda: la classe dirigente del nostro Paese ha una effettiva volontà, e capacità, di confrontarsi con i pericoli generati dai “giganti” che ci sovrastano?».

«Il Governo oggi è chiamato a far funzionare l’Italia, non solo ad esercitare il diritto di guidare il Paese che gli è stato affidato con le elezioni: ha, insieme, il dovere di far funzionare un intero apparato. In questo quadro, più che abbandonarsi ad inutili polemiche, se si vogliono affrontare i veri problemi del Paese occorre recuperare un costruttivo confronto tra maggioranza e opposizione superando la logica del conflitto ad ogni costo. Insomma, occorre finalmente passare dal “contro” al “per”.

Un orientamento che, a nostro avviso, richiede il “dovere di avere coraggio”.

E ciò significa trovare il coraggio di fare scelte anche impopolari; il coraggio di rompere con il passato e abbandonare quelle logiche consolidate che frenano l’intero sistema; il coraggio di accompagnare le riforme verso una definitiva conclusione e rimettere così in moto il Paese; il coraggio di dotare il territorio di collegamenti moderni; il coraggio di investire su nuove politiche familiari che incentivino le nascite e mettano al riparo le famiglie dai timori legati alla crisi economica; il coraggio di trovare tra i diversi schieramenti politici dei punti in comune e degli obiettivi imprescindibili sui quali lavorare per restituire al Paese il ruolo che gli spetta; il coraggio di eliminare le diffuse sacche di arretratezza e proiettarlo nella modernità; il coraggio di dare le risorse necessarie al Mezzogiorno per sviluppare pienamente le sue potenzialità e di fare in modo che queste risorse siano impegnate in un quadro di effettiva legalità; il coraggio di portare a termine una vera riforma della giustizia che riporti nelle Aule i diritti dell’imputato in termini di garanzie e di giusta durata del processo; il coraggio di dire che senza istruzione un Paese non può vedere progresso ma anche che non possiamo essere tutti laureati e che abbiamo bisogno anche di lavoro specializzato; il coraggio di riscoprire, ad esempio, l’artigianato come unicum del successo dell’italianità nel mondo, e su tanto altro ancora occorre, oggi, trovare il coraggio di avere coraggio».

«Ma questa presa di coscienza – precisa il Presidente Fara – non potrà svolgersi appieno se non avremo anche, insieme al coraggio, la consapevolezza di avere la necessità di ritrovare il dovere di riscoprire i doveri. La nostra Carta costituzionale ben individua quali siano i diritti e i doveri dei cittadini. Nel tempo però a noi sembra che ci sia stata una tensione a delineare in modo più ampio e preciso i contorni di quelli che sono i diritti.

Eppure, allo stesso modo dei diritti, i doveri concorrono alla formazione di una democrazia compiuta.

Occorre, dunque, riuscire a coniugare diritti e doveri. Esercitare, ad esempio, il diritto di governare ma anche sobbarcarsi del dovere di far funzionare il Paese; il diritto di fare opposizione e, allo stesso tempo, il dovere di farsi carico dei problemi del Paese nel complesso; il diritto di avere un lavoro e, insieme, il dovere di prepararsi, di formarsi per compierlo nel migliore dei modi.

È tutto il sistema infatti che con la sua classe dirigente è chiamato a misurarsi con queste scelte di fondo; è chiamato ad avere un atteggiamento attivo, capace di gestire le transizioni legate ai cambiamenti in atto, invece di muoversi passivamente con continue azioni di rimedio di carattere sostanzialmente emergenziale».

Fonte: eurispes.eu