Messe in bella mostra, una accanto all’altra, diverse e colorate. Come le infinite sfumature dell’animo umano. Proprio lì, dove irriducibile è la lotta tra essere e apparire, essenza e immagine, finzione e realtà. Sono le maschere pirandelliane, protagoniste, insieme al celebre premio Nobel per la letteratura, del manifesto di Etna Comics 2024. Un omaggio a Luigi Pirandello, firmato da Zerocalcare, primo grande ospite della dodicesima edizione del Festival internazionale del fumetto, del gioco e della cultura pop, in programma dal 6 al 9 giugno al centro fieristico Le Ciminiere di Catania. Una scelta che coniuga l’intenzione degli organizzatori di aprire un nuovo corso legato ai grandi autori siciliani, con quella di affidare un illustre protagonista della letteratura come Pirandello alla matita di un artista capace come pochi di rappresentare visioni e contraddizioni dell’essere umano.
Come lo scrittore e drammaturgo di Girgenti amava scrutare e sdoganare abissi e zone d’ombra dell’essere umano, così Zerocalcare, presente giovedì 6 e venerdì 7 giugno allo stand di Bao Publishing, sa mettere il dito nelle piaghe dell’ipocrisia, riuscendo a dar voce a quel meccanismo complesso e impossibile da conoscere a fondo che è l’animo umano. “Dopo l’epopea con cui abbiamo raccontato i miti catanesi – ha detto questa mattina nel corso della svelata del manifesto il direttore di Etna Comics, Antonio Mannino – adesso puntiamo ai grandi autori siciliani, a partire dal nostro premio Nobel, Luigi Pirandello. Colui che con la sua visione pionieristica ha saputo rivoluzionare la drammaturgia teatrale e che nessuno meglio di un artista come Zerocalcare poteva rappresentare. Un cantastorie che sa analizzare l’animo umano attraverso i suoi personaggi, proiezioni di sé stesso. Un po’ come faceva Pirandello, ma in chiave moderna”. Etna Comics accende dunque i riflettori sulla metafora pirandelliana della maschera, attuale più che mai, in una realtà in cui a predominare sembra essere ormai l’immagine nel mondo social. Dove l’identità si smaterializza e ci si racconta in un modo nuovo. Dove la maschera tende a prevalere sul volto e la verità è “una, nessuna, centomila”.