Estate mitologica. ICARO


di Gianni De Iuliis

 

Dedalo era nato ad Atene. Si dedicò con successo alla scultura e all’architettura. È stato maestro di suo nipote Talo, figlio di una sua sorella, che uccise per gelosia quando Talo superò il maestro nella sua arte. L’Areopago, il tribunale, lo condannò all’esilio perpetuo. Dedalo si rifugiò a Creta dove fu accolto benevolmente dal re Minosse, che gli commissionò il Labirinto per rinchiudere il Minotauro. Ma Arianna, la figlia di Minosse, innamorata di Teseo, eroe imprigionato dal re nel labirinto, si rivolse a Dedalo per aiutare Teseo a uccidere il Minotauro e uscire dal Labirinto. I consigli di Dedalo si rivelarono efficaci, così Arianna e Teseo riuscirono a fuggire insieme. Quando però Minosse venne a sapere che Dedalo aveva aiutato sua figlia, decise di rinchiuderlo insieme al figlio, Icaro, nel Labirinto che egli stesso aveva progettato. L’unico modo per uscire dal Labirinto era evadere volando. Dedalo costruì due paia di ali, uno per sé e l’altro per il figlio. Si raccomandò con Icaro di non avvicinarsi troppo ai raggi del sole. Icaro durante il volo, provando piacere, si allontanò dal padre e raggiunse i raggi del sole che sciolsero la cera e lo fecero precipitare nel mare, dove morì.

Dedalo è il simbolo dell’eroe che cerca di ordinare il mondo e trovare un senso al caos che lo avvolge. Il labirinto rappresenta il reale che imprigiona proprio l’uomo che lo ha edificato. Le ali sono lo strumento mediante cui l’umano fugge dalla realtà. Il volo di Icaro è la metafora della libertà conquistata, in nome della quale si decide anche di morire.

 

(Nella foto: La caduta di Icaro in un bassorilievo in marmo dello scultore fiammingo Artus Quellinus il Vecchio, XVII secolo)