di Gianni De Iuliis
Zeus s’innamorò di Leto, che i romani chiamarono Latona.
Ella apparteneva all’antica e nobile stirpe dei Titani. Dalla loro unione nacquero il Sole e la Luna: Apollo e Artemide. La gelosa Hera, moglie di Zeus, perseguitò Leto, che era una divinità mite, timida e incapace di difendersi da sola. Hera le aizzò contro il serpente Pitone e si fece promettere dalla Terra, Gea, che non avrebbe dato mai all’infelice donna un sicuro rifugio. Così Leto, in procinto di partorire, vagò a lungo per cercare un luogo ove poter fare nascere i suoi figli.
Zeus ne ebbe pietà e venne in soccorso. Pensò infatti all’isola di Asteria, una delle Cicladi, un’isola che, come una nave, fluttuava per i mari senza avere una dimora fissa. Un tempo Asteria era una dea, figlia di Ceo e Febe, quindi sorella di Leto, ma per aver rifiutato l’amore di Zeus fu tramutata in quaglia che una volta precipitata in mare divenne un’isola, difatti si chiama anche Ortigia, che significa “isola della quaglia”.
Qui Leto diede alla luce due gemelli: Apollo e Artemide. Da quel momento Zeus o, secondo altri, Poseidone fisso l’isola al fondo del mare e l’isola non si mosse più. In onore della nascita del dio del Sole, Apollo, l’isola venne chiamata Delo, che in greco significa “la chiara, la luminosa”.
(Nella foto: Artemide e Apollo con la madre Leto, vaso attico a figure rosse, Roma, Istituto Archeologico Germanico)