Erdogan sempre più forte in Corno d’Africa


Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è atteso in Etiopia e Somalia nei primi giorni del 2025. Una visita destinata a consolidare ulteriormente il ruolo della Turchia nel Corno D’Africa, che é stata annunciata dopo la conclusione di un accordo tra i governi due Paesi raggiunto proprio con la mediazione di Erdogan. Lo scorso mercoledì nella capitale turca Ankara sono infatti giunti sia il premier etiope Abiy Ahmed che il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamoud e l’intesa raggiunta, definita “storica” dal leader turco, mette fine a quasi un anno di tensione. Una disputa iniziata a gennaio di un anno fa, quando l’Etiopia ha stretto un accordo con il Somaliland (autoproclamatosi indipendente da Mogadiscio) per garantirsi per 50 anni l’utilizzo di un tratto di costa per stabilire un porto commerciale e una base militare, in cambio del riconoscimento da parte di Addis Abeba come Stato indipendente. Mossa che ha mandato su tutte le furie la Somalia, che considera il Somaliland a tutti gli effetti una provincia parte del proprio territorio e ha intimato all’Etiopia di cancellare il memorandum di intesa.
Da parte sua, l’Etiopia, ha invece sempre denunciato il fatto di non avere accessi al mare reclamando il suo “diritto” aa avere uno sbocco sul Golfo di Aden. In questo difficile contesto la Turchia aveva piu’ volte annunciato tentativi di mediazione per porre fine alla disputa ma senza riuscire per un anno ad andare oltre le dichiarazioni di intenti. L’annuncio dell’arrivo dei due leader africani ad Ankara e’ quindi giunto un po’ a sorpresa cosi’ come l’accordo raggiunto dai due leader africani nella tarda sera dell’11 dicembre, dopo una mediazione portata avanti da Erdogan e dal ministro degli Esteri Hakan Fidan per 7 ore. “Non lascerete questa stanza fino a quando non raggiungiamo un accordo”, avrebbe detto Erdogan in base a quanto riportato da Middle East Eye. Parole che il presidente turco puo’ permettersi di pronunciare per via dell’importanza che il proprio Paese ha negli anni raggiunto nell’area a partire dal 2010. In Somalia la Turchia gestisce aeroporti, porti e puo’ contare su un’importante base militare in cui si stima siano stati addestrati circa 16 mila militari, un terzo dell’intero esercito somalo.
La compagnia di bandiera Turkish Airlines ha una linea aerea diretta tra Mogadiscio e Istanbul e il governo turco ha, in anni recenti, aperto una grande ambasciata, un polo ospedaliero intitolato proprio a Erdogan nonché inviato piu’ di un miliardo di dollari in aiuti umanitari.
Per quanto riguarda l’Etiopia e’ importante ricordare che nel 2021 Erdogan diede il via libera alla vendita dei droni da guerra turchi, i famigerati TB2 Bayraktar, permettendo ad Abiy di ottenere importanti vittorie contro i ribelli del Tigray.
Un passato recente che spiega non solo l’influenza di Erdogan sui governi dei due Paesi, ma anche perché il suo ascendente ha permesso che si giungesse alla “Dichiarazione di Ankara” e alla fine della crisi con la Somalia che ha ottenuto il riconoscimento della propria integrita’ territoriale da parte dell’Etiopia; e l’Etiopia che ha ottenuto un accesso alle coste somale a uso commerciale.
L’accordo di dicembre prevede inoltre che, a partire da febbraio 2025, le delegazioni dei due Paesi si incontreranno e, sempre con la mediazione turca, avranno a disposizione 4 mesi di tempo per mettere a punto tutti gli aspetti tecnici dell’intesa. La Dichiarazione di Ankara mette insomma tutti d’accordo: il premier etiope Abiy ha ottenuto un accesso al mare forzando la mano, la Somalia ha inflitto un duro colpo alle mire indipendentiste del Somaliland mentre Erdogan si conferma un attore di primissimo piano nella regione.
La Turchia, del resto, ha forte interesse alla stabilita’ del Corno d’Africa. Nei mesi passati la compagnia di stato turca per l’Energia (Tpao) ha firmato dei protocolli di cooperazione con l’Autorita’ somala per il petrolio che sanciscono il diritto della Turchia a effettuare trivellazioni su una superficie di 5 mila chilometri quadrati di mare. Un investimento destinato a durare per i prossimi 3-5 anni, che potrebbe fruttare miliardi sia ad Ankara che a Mogadiscio. Rapporti del governo americano stimano infatti in 30 milioni di barili le riserve di idrocarburi dell’area, riserve su cui Erdogan e’ riuscito a mettere le mani proprio grazie ai buoni rapporti con Mogadiscio. Va a questo proposito ricordato che lo scorso febbraio i due Paesi hanno anche dato vita a un’importante intesa sulla difesa delle coste somale con cui la Turchia si impegna ad addestrare guardia costiera e marina, sostenere le attivita’ di pattugliamento e contrasto di “pirateria, terrorismo e qualsiasi tipo di minaccia esterna” per i prossimi 10 anni. (AGI)