Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si trova dinanzi a un possibile ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Una prospettiva che non dispiace del tutto al leader turco, che nel precedente mandato aveva sviluppato con Trump una buona intesa, nonostante diversi momenti di crisi e tensione. L’ultimo contatto tra i due è stata la telefonata con cui Erdogan ha fatto gli auguri di pronta guarigione al candidato repubblicano, reduce dall’attentato dello scorso luglio. Un’occasione in cui Erdogan si è congratulato con la reazione “da uomo di Stato” di Trump.
Diversi osservatori fanno notare che i due leader condividono un piglio simile: decisionista, pragmatico, spesso duro, con parole che a volte superano i limiti del politically correct. Esempio è stato l’apprezzamento di Erdogan per Trump, quando ha affermato di poter mettere fine ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente “con una telefonata”. Un approccio che il leader turco apprezza sicuramente di più rispetto alla gestione degli stessi conflitti da parte dell’amministrazione americana attuale. Erdogan ha accusato più volte il presidente in carica Joe Biden di non volere la pace in Ucraina.
Allo stesso tempo il sostegno incondizionato degli Usa a Israele ne ha scatenato reazioni al vetriolo. Durante il precedente mandato, tra il 2016 e il 2020, i rapporti tra i due sono stati spesso caratterizzati da alti e bassi. A proclami di reciproca ammirazione e amicizia sono seguiti scambi verbali duri. Numerose sono state le telefonate, appena due gli incontri.
A far salire al massimo la tensione tra i due fu il sostegno americano ai curdi dello Ypg, armati dagli Usa per il contrasto all’Isis. Dopo mesi di polemiche e ad Isis sconfitto, Trump richiama in patria parte del contingente Usa e dà il via libera ad Erdogan per un’operazione militare da effettuare nel nord della Siria.
Un intervento che suscito’ numerose critiche, al punto che fu proprio Trump a mettere in guardia Erdogan con un lettera dai toni duri che minacciava sanzioni pesanti. “Non fare sciocchezze, non voglio essere ricordato come il presidente americano che ha affossato l’economia turca”. Una lettera che Ankara definì “priva di valore diplomatico”, che Erdogan restituì poi a Trump in occasione di una visita a Washington. In occasione della stessa visita Trump si definì “un fan di Erdogan”.
Secondo quando scrive nel proprio libro l’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Trump, HR McMaster, Erdogan avrebbe ingannato Trump a proposito della necessità di un’operazione militare turca in Siria. Il leader turco, in base a quanto racconta McMaster, avrebbe fatto pressione su Trump per spingerlo a ordinare il ritiro dei Marines. L’Isis era ormai sconfitto ed Erdogan descrisse l’invio di armi ai curdi Ypg come “uno spreco di denaro” e il presidente siriano Bashar Al Assad come “il sicuro vincitore” del conflitto in Siria, se la Turchia non fosse intervenuta. Una presa in giro ben riuscita secondo McMaster, al punto che Trump diede il via libera a un’intesa Turchia-Russia-Iran per porre fine al conflitto in Siria. Una situazione che creo’ non pochi attriti tra lo stesso Trump e McMaster.
Quest’ultimo nel libro racconta di essere stato accusato di agire per rovinare le relazioni tra Usa e Turchia, al punto che Trump “diede a Erdogan un numero telefonico privato su cui raggiungerlo”. Oltre alle tensioni per il sostegno a Ypg, gli anni dell’amministrazione Trump hanno fatto registrare dei picchi di tensione con Erdogan in due occasioni: l’acquisto da parte della Turchia del sistema di Difesa missilistico russo S-400 e la detenzione in Turchia del pastore evangelico americano Andrew Brunson.
In entrambi i casi Trump decise di sanzionare il governo turco, ma scegliendo sempre sanzioni leggere che poi saranno revocate. Il mandato di Trump alla Casa Bianca ha rappresentato per Usa e Turchia un periodo di alti e bassi, andato di pari passo con gli umori e le relazioni dei due leader. Tra Erdogan e Trump non sono mancate le parole di apprezzamento, tuttavia due leader dal piglio simile hanno spesso trasformato il dialogo in scontro, la ricerca di intese in un “muro contro muro”.
Se Trump dovesse tornare alla Casa Bianca sarà la gestione della crisi a Gaza e il sostegno Usa a Israele a indicare che tipo di strada prenderanno le relazioni tra Usa e Turchia. Erdogan e Trump hanno dimostrato di saper dialogare, collaborare e parlare, ma quando sono sulla stessa linea; al contrario è proprio la mancanza di convergenze ad aver scatenato in passato reazioni e polemiche tra i due. (AGI)
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