L’infanzia spezzata di un gruppo di amici fraterni e l’occasione della vendetta, sono i due cardini intorno ai quali si muove Eravamo bambini, il dramma a tinte noir di Marco Martani che porta sul grande schermo uno dei maggiori successi teatrali di Massimiliano Bruno (qui co-sceneggiatore con il regista), il monologo Zero che aveva debuttato nel 2005.Sul palcoscenico era Bruno a incarnare tutti i personaggi, qui prendono vita con un talentuoso cast corale che comprende Lorenzo Richelmy, Alessio Lapice, Lucrezia Guidone, Giancarlo Commare, Francesco Russo, Romano Reggiani e Massimo Popolizio.
Il film prodotto da Minerva Pictures e Wildside con Vision Distribution e Sky, aveva debuttato alla Festa del cinema di Roma in Alice nella città e arriva in sala in circa 50 copie con Europictures dal 21 marzo. È sempre “molto affascinante esplorare la parte dark, quel piccolo, torbido buco nero che ognuno ha dentro. Indagare su quali siano i nostri limiti, fin dove ci spingeremmo in una situazione estrema – spiega Massimiliano Bruno -. Leggendo certi fatti di cronaca, anch’io spesso mi chiedo come reagirei, se mi ritrovassi in certe circostanze”. In un racconto che mescola più piani temporali, a dover trovare la risposta sono cinque amici d’infanzia diventati adulti, tutti alle prese con profonde fratture interiori nate da un violento trauma a cui sono sopravvissuti 20 anni prima. Si ritrovano molto tempo dopo nel paese calabrese della prima parte della loro vita, per fare i conti, a modo loro, con quanto accaduto. Conosciamo così Gianluca (Lapice), poliziotto che non sa controllare le proprie reazioni; Walter (Richelmy) rockstar che dà voce ai propri demoni sul palco; Margherita (Guidone), tanto dedita al fratello pieno di problemi, Andrea (Reggiani), quanto instabile nel controllo dei rapporti, anche sentimentali. Ad accoglierli in paese c’è l’unico degli amici che non se n’è andato, soprannominato da tutti Cacasotto (Russo). Con loro, assume un ruolo anche Peppino (Commare), figlio del potentissimo e malavitoso onorevole Rizzo (Popolizio).
“È una storia che attraverso il concetto di genere ci ha permesso di lavorare su una tematica che ci stava a cuore – sottolinea Martani che torna al noir oltre 16 anni dopo Cemento armato – le generazioni a confronto, il modo in cui le vecchie generazioni hanno schiacciato le nuove”. Sviluppare tre piani temporali intrecciati che diventano una storia unica, “ci ha permesso di raccontare personaggi così estremi mostrandone anche le fragilità”. Bruno ha genitori calabresi e quando ha scritto il monologo 20 anni fa voleva raccontare “un po’ delle dinamiche viste tra mio nonno e mio padre – spiega -. Poi mi sono accorto di come fosse possibile ritrovarle in tutti i contesti, politica compresa”, osserva. Nel monologo, incarnando tutti i personaggi, per far scorrere di più il racconto, “c’era anche della comicità. Marco non aveva questa esigenza. Eravamo bambini sembra un noir ma in realtà è un film drammatico sulla debolezza di persone che non riescono a fermarsi dal fare la cosa sbagliata e dal ripeterla, in un circolo vizioso dove non vince nessuno”. In un film corale “che punta sulla ricchezza dei personaggi, io ho lavorato sulla solitudine di Gianluca: sembra che non voglia essere a contatto con le altre persone invece è il contrario, ha il desiderio di liberarsi del male atroce che ha dentro”. Questi “non sono eroi che vanno in contro a una vendetta alla Kill Bill – sottolinea Lucrezia Guidone -. Ad esempio Margherita vive un po’ un’espiazione, anche dal punto di vista sessuale, dei pesi che porta nei confronti di tutti, ed ha un grande senso di protezione nei confronti del fratello, non vuole perda l’innocenza dell’infanzia”.