AGI – Si chiama Wastology, è ispirata all’economia circolare ed è stata scelta dalla giuria che includeva Eni e Carlo Ratti Associati, ideatori del Padiglione Italia. L’opera vincitrice, selezionata tra le quattro presentate dagli studenti, lancia anche un messaggio: il design è un ponte tra le diverse discipline e anello di congiunzione tra l’innovazione e la sostenibilità.
Si è svolto al Padiglione Italia l’evento di presentazione dei vincitori del workshop “Braiding the future”, organizzato da Eni, Dubai Institute of Design and Innovation, Maker Faire e Carlo Ratti Associati. Sana Mohamed, Kaya Tueni e Dalilah Mansour sono le tre studentesse tra i 19 e 30 originarie del Sudan, del Libano e del Canada, che si sono aggiudicate la vittoria rispondendo a un interrogativo cruciale: come riutilizzare l’installazione di Eni al termine dell’Esposizione Universale? In appena quattro giorni, le studentesse hanno convinto la giuria con un’idea che prevede il riutilizzo dei tubi in pvc riciclato dell’installazione come parte di un oggetto che trasforma gli scarti alimentari in compost.
Sotto forma di gadget da cucina, l’idea si presenta come un vaso in cui i rifiuti vengono sminuzzati da una lama interna. Al termine di circa quattro settimane una app scaricabile sul cellulare avvisa il proprietario che il compost è pronto e può essere riutilizzato per la coltivazione e il nutrimento di piante d’appartamento o di erbe aromatiche per la cucina.
Francesca Ferrazza, responsabile R&D Business Partner Energy Evolution di Eni, ha ricordato l’impegno dell’azienda nel trovare risposte, ridurre i tempi e studiare soluzioni innovative rispetto agli obiettivi globali che mirano al raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050.
L’installazione di Eni, infatti, rappresenta l’impegno dell’azienda verso una transizione energetica sostenibile con un’interpretazione artistica del processo intensificato di biofissazione della CO2 sviluppato nei Centri di Ricerca Eni. All’ingresso del Padiglione, una cascata di liane a LED lunghe 20 metri, sospese sull’acqua, accoglie un sistema di coltivazione di microalghe che produce composti nutritivi che danno benefici sociali, economici e ambientali.
Mohammad Abdullah, Presidente di DIDI, ha dichiarato: “Utilizzare il design e l’innovazione per creare un futuro più pulito e più verde è una parte importante del nostro curriculum e degli sforzi più ampi per preparare i giovani al futuro del lavoro. Siamo stati lieti di collaborare con Eni e Carlo Ratti Associati al workshop “Braiding the Future”. Nato nel 2018, il DIDI accoglie studenti di oltre 60 paesi diversi e proprio nel 2022 accompagnerà alla laurea la sua prima generazione di designer.
Con un curriculum creato in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology e la Parsons School of Design, il Didi intende rispondere alla crescente necessità di designer, creativi e innovatori di talento negli Emirati Arabi Uniti e nell’intera area del Golfo.
Source: agi