Emergenza energetica: nucleare che fare?


Il nostro Paese ha urgente bisogno di integrare tutte le fonti energetiche e diversificare i fornitori, come si sta facendo nell’ultimo periodo, ma quando si parla di nucleare bisogna aver chiaro, che per un nucleare pulito, sicuro ma non gratis, bisognerà attendere almeno altri dieci anni. Nel frattempo, attraverso un piano industriale, attento alle dinamiche ambientali, si deve dar corso alle fonti energetiche alternative e iniziare nelle scuole l’educazione al risparmio energetico. L’opinione del presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro

di redazione

Il 25 settembre si avvicina. È il momento del voto, è il momento di scegliere. I partiti e i loro leader in questa campagna elettore hanno inserito quale argomento principe del loro programma politico elettorale l’emergenza energetica, proponendo soluzioni e proposte variegate.

Sì al nucleare «pulito e sicuro» dal centrodestra, ricorso ai rigassificatori ma come soluzione-ponte per il centrosinistra, no a trivellazioni e nuovi inceneritori da parte del Movimento 5 Stelle.

C’è né per tutti i gusti.

Il centrodestra sostiene un «ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito».

Il centrosinistra «Per un domani senza fonti fossili già oggi gli investimenti devono, il più possibile, concentrarsi sull’energia pulita e non inseguire la discussione sulla costruzione di centrali nucleari: perché i tempi di realizzazione e le tecnologie esistenti non sono compatibili con una riduzione significativa delle emissioni entro il 2030 e non risolvono i problemi ambientali ad esse associati».

Da parte del “terzo polo” il tema è affrontato considerando il nucleare come una fonte utilizzabile nel lungo periodo, in «un mix di generazione che includa anche le rinnovabili».

Assente invece il tema dal programma del Movimento 5 Stelle.

Carmelo Finocchiaro, dirigente di organizzazioni imprenditoriali, da sempre impegnato in politica, afferma che “Non è più rinunciabile per il nostro Paese la costruzione delle moderne centrali nucleari. Il Governo deve porsi l’obiettivo di una pronta realizzazione. Si prenda esempio dalla Francia”.

E a proposito della Francia si sappia che essa oggi trae circa il 40% del proprio fabbisogno elettrico dai 56 reattori nucleari attualmente in funzione, che corrispondono ad una capacità installata di circa 62 GW: si tratta della percentuale più alta al mondo. Un Paese, quello al di là delle Alpi, dove spesso la domanda di energia è inferiore alla produzione delle centrali nucleari, al netto dell’export, ovvero la Francia è l’unico stato al mondo a produrre, attraverso i suoi 56 reattori nucleari, solo il 75% del fabbisogno, molto inferiore alla media mondiale.

Con la crisi del gas russo, il cui prezzo è schizzato alle stelle, è diventato indispensabile cambiare fonti energetiche. Le alternative al gas sono l’idroelettrico (ma i fiumi sono in secca per effetto dei cambiamenti climatici), l’energia solare e quella eolica. Energie sicuramente pulite, ad emissioni zero, ma intermittenti, ovvero non sono costanti e disponibili in modo continuo, il che rappresenta un limite.

Non vi è altra soluzione nel breve termine se non quella del nucleare, fatta salva la questione della sicurezza che rimane un nodo sempre aperto. L’energia nucleare, con tutte le tecnologie ad essa applicata, non potrà garantire una sicurezza al 100%.

Si guardi ad esempio alla guerra in Ucraina. È indubbio che il conflitto in svolgimento sul territorio ucraino sia una guerra per affermare la propria posizione di potenza sullo scenario internazionale, quella della Russia e quella degli Usa. Vi è in atto una “guerra dell’energia”, tant’è che sono entrati in gioco, come strategia militare di offesa, i siti nucleari: prima la presa di Chernobyl con la pericolosità delle scorie radioattive residuo dell’incidente e l’aumento della radioattività con la sollevazione di polveri al passaggio dei mezzi corazzati, poi la presa della centrale di Zaporizhzhya con l’ormai evidente orizzonte dell’occupazione delle altre centrali e quindi di pericolose operazioni di guerra intorno a questi delicati luoghi. Vi è una forte preoccupazione tra gli osservatori del conflitto.

Dall’altra parte del mondo intanto c’è chi valuta la costruzione di reattori nucleari di nuova generazione. Il Giappone, nonostante il disastro di Fukushima del marzo 2011, sembra intenzionato a procedere seriamente sulla questione.

Una cosa però bisogna sapere: oggi i reattori di nuova generazione sono studiati e pensati per non avere problemi, sono i cosiddetti reattori di seconda generazione; tuttavia, quando servono aggiornamenti dei sistemi di sicurezza il prezzo per il mantenimento di questi impianti, già significativo, raddoppia.

In conclusione, abbiamo bisogno urgentemente di integrare tutte le fonti energetiche e diversificare i fornitori, come sta facendo l’Italia nell’ultimo periodo, ma quando si parla di nucleare bisogna aver chiaro, che per un nucleare pulito, sicuro ma non gratis, bisognerà attendere almeno altri dieci anni. Nel frattempo, attraverso un piano industriale, attento alle dinamiche ambientali, si deve dar corso alle fonti energetiche alternative e iniziare nelle scuole l’educazione al risparmio energetico.

Facile a dirsi, difficile a farsi.