Elezioni amministrative, in ballo la guida delle più grandi città italiane. Inevitabili le ripercussioni nazionali


 

Sarà una prova generale del confronto muscolare tra centrodestra e centrosinistra che si prospetta per le prossime elezioni politiche nazionali. Ma eleggere un sindaco o un presidente di regione è una scelta di grande rilievo politico essenzialmente per le comunità amministrate, perché gli enti locali sono le espressioni di governo più vicine alla popolazione, dal loro funzionamento dipende la buona o cattiva gestione del territorio, la qualità della vita nelle nostre comunità

di redazione

Ormai ci siamo, ultima settimana di campagna elettorale . domenica 3 e lunedì 4 ottobre, si vota per le elezioni amministrative. Quando in ballo c’è la guida delle più grandi città d’Italia, Roma, Milano, Torino, Napoli e della regione Calabria, il voto non può non assumere un’importante valenza politica generale. Soprattutto sarà una prova generale del confronto muscolare tra centrodestra e centrosinistra che si prospetta per le prossime elezioni politiche nazionali, che saranno le prime con il Parlamento numericamente ridimensionato dal taglio dei seggi ratificato dal referendum popolare, sia che si vada al voto anticipato nel 2022, dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, si che il governo Draghi riesca a reggere fino alla fine naturale della legislatura, nel 2023.
Non ci resta che attendere i risultati. Qualunque sia il verdetto delle urne, i risultati del turno amministrativo, che coinvolge Nord, Centro e Sud (in Sicilia si vota il 10 ed 11 ottobre), sono destinati a cambiare il clima politico e, di sicuro, più di un partito dovrà rivedere calcoli e strategie.
Tuttavia eleggere un sindaco e un consiglio comunale, un presidente di regione e un consiglio regionale, è una scelta di grande rilievo politico essenzialmente per le comunità amministrate. Gli enti locali, le grandi città come i piccoli borghi, sono le espressioni di governo più vicine alla popolazione, dal loro funzionamento dipende la buona o cattiva gestione del territorio, la qualità della vita nelle nostre comunità.
Più che ad una stanca ripetizione dei temi del confronto nazionale tra le forze politiche, le elettrici e gli elettori romani, milanesi, torinesi, napoletani o calabresi sono interessati alla dimensione urbana in cui essi vivono, ai servizi locali, alla sicurezza, alle manutenzioni, alla sanità territoriale, al buon funzionamento delle amministrazioni.
Se a Milano, dove l’uscente Sala è in pole position per la rielezione, ma gli antagonisti del centrodestra puntano ad arrivare al ballottaggio per rimettere tutto in discussione, al centro dell’attenzione dei cittadini sembrano essere i problemi della cultura e del decoro urbano, a Roma come a Napoli due questioni, più di ogni altra, si pongono al centro delle problematiche territoriali e costituiscono, anche in questa tornata, i temi caldi della campagna elettorale: trasporti e rifiuti.
A Roma la sindaca uscente, Virginia Raggi (M5S), si vanta di avere salvato l’Ama, l’azienda di igiene urbana e l’Atac, l’azienda dei trasporti urbani, entrambe possedute al 100% dal Comune, dal fallimento e di aver impostato la soluzione di problemi difficili ereditati dalle precedenti gestioni. Ma i suoi antagonisti, Enrico Michetti (centrodestra), Roberto Gualtieri (centrosinistra) e Carlo Calenda (Azione, Italia Viva) accusano l’amministrazione Raggi di immobilismo ed impreparazione, stigmatizzano i cinque amministratori di Ama e i tre assessori ai Rifiuti cambiati in cinque anni.
Ma risolvere il problema rifiuti nella capitale non sarà facile per nessuno. Tutti i candidati sanno che le criticità vanno cercate nella mancanza di impianti per il trattamento dei rifiuti. Ama può garantire oggi il trattamento di non più del 15% dei rifiuti indifferenziati, che costituiscono il 55% del totale che viene raccolto. La parte restante va nella mega-discarica di Malagrotta ed in vari altri impianti nel Lazio, in Abruzzo o in Toscana. Non appena si verifica un problema, o un semplice fermo per manutenzione, in uno questi impianti, tutto il sistema va in tilt. La raccolta differenziata è aumentata dal 43% del 2016 al 45% del 2020, ma certamente non basta, mentre le tariffe pagate dalle famiglie per il trasporto dei rifiuti sono le più alte d’Italia, dietro soltanto a Napoli (fonte Fit-Cisl del Lazio).
Particolarmente scottanti sono i temi dei termovalorizzatori e della nuova discarica di servizio. La Raggi e il candidato del PD, Gualtieri, sono contrari a nuovi termovalorizzatori. Lo stesso Michetti, candidato del centrodestra, sostiene la necessità di attuare il piano rifiuti della Regione, nel quale non sono previsti nuovi termovalorizzatori. Favorevole, invece, alla costruzione di un nuovo termovalorizzatore e di una bioraffineria è Calenda, candidato di Azione e Italia viva).
La sindaca uscente è contraria alla realizzazione di una discarica di servizio a Roma, chiedendo alla Regione di individuare un’area diversa. Gualtieri insiste sulla realizzazione de “due discariche di servizio temporanee”. Calenda, dal canto suo, propone una discarica per inerti da collocare “dove i criteri di localizzazione lo consentono”
Non meno infuocato il dibattito fra i candidati a sindaco di Roma sulla questione dei trasporti. La stragrande maggioranza dei cittadini romani è insoddisfatta dell’efficienza dei mezzi di trasporto urbani. Al centro del confronto sta la governance di Atac. La Raggi si attribiusce il merito di aver salvato l’azienda dall’essere svenduta ai privati. Anche Gualtieri e Michetti sono contro la privatizzazione. Calenda propone invece di mettere a gara il servizio, con esclusione del trasporto sulle grandi direttrici viarie e nelle zone a maggiore rischio industriale, la cui gestione resterebbe ad Atac.