Adottare misure urgenti e straordinarie per sostenere le imprese delle costruzioni e dell’indotto e salvaguardare i posti di lavoro. E’ quanto chiedono Angaisa (distributori idrotermosanitari), insieme a Aqua Italia (costruttori trattamenti acque primarie), Assoclima (costruttori sistemi di climatizzazione), Assotermica (produttori apparecchi e componenti per impianti termici) e Avr (costruttori valvole e rubinetteria) federate Anima Confindustria, e a Confindustria Ceramica (produttori ceramica sanitaria, laterizi, stoviglieria e materiali refrattari), Federcomated (commercianti edili), Federcostruzioni (filiera italiana delle costruzioni) e FederlegnoArredo (produttori filiera legno-arredo), secondo cui in assenza di nuove misure straordinarie “sarà inevitabile un vero e proprio corto circuito del mercato, di cui si sono cominciate ad avvertire le conseguenze già in questi ultimi mesi del 2023”.
Le federazioni e associazioni di categoria chiedono al Governo di intervenire per riattivare il volàno dell’edilizia, sostenendo al tempo stesso gli interventi legati a riqualificazione energetica, riqualificazione sismica e abbattimento delle barriere architettoniche, con riferimento all’intero parco immobiliare italiano.
Secondo la recente analisi realizzata da Nomisma per Angaisa, meno di 1 italiano su 10 vive in case costruite dopo il 2010, mentre i restanti vivono in gran parte in abitazioni dotate di impianti obsoleti e poco efficienti.
La “tempesta perfetta” che sta per abbattersi sul comparto edilizio – sottolineano le associazioni – è la conseguenza di diversi fattori concomitanti: il ridimensionamento dei bonus edilizi, con lo stop a cessione del credito e sconto in fattura, la perdita di potere d’acquisto delle famiglie (sempre secondo i dati Nomisma, per il 46% delle famiglie italiane il reddito disponibile è appena sufficiente per far fronte alle necessità primarie, per il 17% è insufficiente), la progressiva carenza di liquidità di migliaia di imprese, oggi esposte al fallimento, anche a causa dell’enorme massa dei “crediti incagliati” (per un valore di circa 30 miliardi) legati alla fruizione dei bonus edilizi.
Il recente rapporto presentato dal Cresme conferma la gravità di questa nuova fase, in parte già prevista: dopo un -0,6% nel 2023, nel 2024 dovrebbe essere pari al -8,5% la flessione degli investimenti nel settore costruzioni, con un vero e proprio crollo per quanto riguarda gli investimenti nel rinnovo residenziale: -11,4% nel 2023 e -25,8% nel 2024. “È un quadro destabilizzante – proseguono – che sta mettendo già oggi a rischio la sopravvivenza di decine di migliaia di imprese e l’esistenza stessa di centinaia di migliaia di posti di lavori di dipendenti, addetti e professionisti che operano nell’edilizia e nelle filiere collegate; basti pensare che solo caldaie e pompe di calore, secondo i dati dell’Ufficio Statistica di Anima Confindustria, potrebbero perdere circa mezzo miliardo di euro di fatturato già nel 2023, rispetto al 2022.
Questa situazione è resa ancora più grave dalla progressiva perdita di fiducia delle famiglie – a partire da quelle a basso reddito – rispetto alle attuali modalità di incentivazione, che rendono quanto mai auspicabile un complessivo riordino delle attuali e future agevolazioni. Secondo l’indagine realizzata da Nomisma, la mancanza di un quadro normativo chiaro, unitamente all’attuale delicata fase macro-economica, sono destinate a modificare sensibilmente l’orizzonte temporale degli investimenti delle famiglie: se il 52% delle famiglie aveva inizialmente in programma di investire sul “bene casa”, oggi il 72% di queste ha deciso di rinviare gli interventi a data da destinarsi.
Per scongiurare gli effetti potenzialmente devastanti dell’attuale trend recessivo, le filiere del comparto edilizio chiedono al Governo di ripristinare i meccanismi legati a cessione del credito e sconto in fattura, almeno per le opere di valore non superiore ai 20mila euro, riconducibili ai cosiddetti “interventi edilizi minori”; adottare con urgenza misure straordinarie volte a risolvere il problema dei “crediti incagliati”, promuovendo un sempre maggior coinvolgimento degli enti pubblici territoriali e delle società partecipate; prorogare l’attuale scadenza del 31 dicembre 2023, relativa alla conclusione dei lavori sui condomini eseguiti con il superbonus, per garantire la sicurezza dei lavoratori coinvolti e la qualità degli interventi da ultimareIntrodurre nuove misure a sostegno delle famiglie a basso reddito, consentendo loro di attivarsi per riqualificare, almeno in parte, le proprie abitazioni e case di proprietà, in particolare sotto il profilo dell’efficientamento energetico; mantenere all’attuale 8% la ritenuta sui bonifici parlanti effettuati alle imprese del comparto, necessari per poter fruire delle detrazioni legate ai bonus edilizi; definire – attraverso un apposito tavolo tecnico aperto alla partecipazione delle organizzazioni più rappresentative del comparto – i contenuti di un vero e proprio “Testo Unico degli incentivi e dei bonus edilizi”, con l’obiettivo di semplificare e rendere coerenti e facilmente fruibili le modalità di accesso alle attuali detrazioni fiscali. (AGI)