Oggi l’Ecuador torna al voto per l’elezione del presidente e il rinnovo dei 137 membri del Parlamento, appena un anno dalle ultime elezioni suppletive. Sono 12 le liste che si presentano a livello nazionale nelle elezioni parlamentari.
Il presidente in carica Daniel Noboa, liberale di Azione Democratica Nazionale e figlio del magnate delle banane Alvaro Fernando Noboa, è alla ricerca del secondo mandato. La sua principale sfidante è la candidata di sinistra Luisa Gonzalez, esponente del più grande partito di opposizione all’attuale governo, Rivoluzione Cittadina, composto dai sostenitori dell’ex presidente Rafael Correa. Gonzalez è sostenuta anche dal Movimento per il rinnovamento totale (Reto), piccolo partito centrista, presente con 2 deputati nel parlamento uscente.
Gli altri candidati alla presidenza sono Henry Kronfle, attuale presidente dell’assemblea nazionale ed esponente del Partito cristiano-sociale(Psc); l’attivista ambientalista, Andrea Gonzalez Nader, Partito della Società Patriottica(Psp), già candidata vicepresidente del giornalista Fernando Villavicencio, assassinato durante la campagna elettorale del 2023; lo psicologo Enrique Gomez per il partito di destra liberista Suma; Jorge Escala per l’Unità Popolare (Up) formazione politica di estrema sinistra, di orientamento marxista-leninista; l’avvocato e criminologo Pedro Granja candidato del Partito Socialista Ecuadoriano(Pse), il più antico partito politico ecuadoriano ancora in attività, attualmente senza rappresentanza parlamentare.
Per il secondo Stato più esteso dell’America Latina queste elezioni arrivano in un periodo sempre più teso sia dal punto di vista politico che sociale.
Il presidente Noboa lo scorso novembre aveva disposto la sospensione della vicepresidente Maria Veronica Abad Rojas, con l’accusa di aver lasciato “per oltre tre giorni” il suo posto di lavoro di ambasciatrice in Turchia, dove la politica era stata trasferita, su decisione di Noboa, dopo un anno trascorso in Israele con il medesimo incarico. Questa decisione – definita da Abad “un colpo di Stato” – lo scorso gennaio fu dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, la quale il 4 febbraio ha inoltre dichiarato nulli i decreti di Noboa attraverso cui ha nominato la nuova vicepresidente Gellibert.
L’Ecuador sta, inoltre, attraversando una delle crisi più gravi degli ultimi anni, tra continue rivolte nelle carceri, evasioni, violenze per le strade e poliziotti presi in ostaggio.
Negli ultimi anni il Paese è diventato uno dei principali mercati per l’esportazione della cocaina prodotta in Colombia e in Perù, con l’influenza delle bande criminali legate al narcotraffico che continua ad aumentare vertiginosamente. Sempre in Ecuador attualmente sono attivi i due più grossi cartelli messicani, il cartello di Sinaloa e quello di Jalisco Nueva Generacion. (AGI)
SPR