Il calo della spesa pubblica come effetto delle nuove regole Ue potrebbe frenare la crescita economica dell’eurozona il prossimo anno. Sono di questo parere alcuni economisti interpellati dal Financial Times, dopo che questa settimana i ministri delle finanze della Ue hanno approvato la riforma del Patto. Tali misure, ricorda il Ft, introdurranno gradualmente dei freni alla spesa più severi, costringendo i Paesi ad alto debito a presentare piani per la riduzione del debito e del deficit e a fissare un tetto alla spesa annuale, concordato con Bruxelles. Per Lucrezia Reichlin, docente alla London Business School ed ex direttore generale della ricerca della Banca Centrale Europea, le nuove regole “saranno ancora restrittive e per i Paesi ad alto debito si tratta di una brutta notizia”. Dopo quasi tre anni di politiche di sostegno il ritorno a nuovi paletti alla spesa pubblica potrebbe insomma comprimere ulteriormente la debolezza della domanda e dell’attività economica. Più ottimista Jack Allen-Reynolds, economista presso la società di consulenza Capital Economics, secondo cui le nuove regole dell’UE saranno “più severe”, in quanto richiederanno ai Paesi ad alto debito, di tagliare più rapidamente i loro deficit di bilancio, ma anche “più indulgenti”, in quanto permetteranno ai Paesi di ridurre i livelli di debito più lentamente. Altri esperti temono che il cambiamento possa addirittura segnare un ritorno alla situazione precedente alla pandemia, in cui la Bce doveva assumersi la maggior parte dell’onere dello stimolo economico, costringendola a ricorrere a tassi di interesse negativi e a massicci acquisti di obbligazioni per scongiurare la deflazione. In questo senso, Konstantin Veit, gestore di portafoglio presso l’investitore Pimco, ritiene che l’istituto di Francoforte potrebbe faticare a stimolare l’attività economica. “Potremmo – ha detto – ritrovarci di nuovo in una situazione in cui i governi non investono abbastanza e la Bce sarebbe costretta a fare di più”. Un segnale è il fatto che, secondo Consensus Economics, gli economisti hanno tagliato le previsioni di crescita per l’area dell’euro per il 2024 dall’1,2% dell’inizio di quest’anno a poco meno dello 0,5%. La scorsa settimana la Bce ha ridotto le previsioni di crescita per il 2024 allo 0,8%, dall’1% precedente.
Un esempio è la Germania dove la previsione di crescita per il 2024 è calata da quasi l’1,4% a meno dello 0,4% dopo che la Corte costituzionale federale tedesca ha stabilito che la decisione del Governo di riallocare 60 miliardi di euro di debito inutilizzato dell’era della pandemia al suo fondo per il clima è “incostituzionale”. Questa pronuncia viene considerata da Tomasz Wieladek di T Rowe Price un “freno fiscale” di 20-30 miliardi di euro l’anno prossimo per la più grande economia dell’Ue. Analogamente, Martin Wolburg, economista di Generali Investments, ha recentemente tagliato le sue previsioni di crescita tedesca per il prossimo anno a solo lo 0,1%, avvertendo che “la crisi di bilancio del Paese avrà un effetto economico negativo soprattutto sul clima di fiducia”. (AGI)
PIT