Economia, fondo sovrano italiano: un’opportunità per ripartire?


Il nostro paese, lo sappiamo, è alle prese con una stagione difficile, forse una delle più complicate dela sua storia, dopo l’emergenza sanitaria causata dal Covid – 19 e la conseguente fase di recessione economica. Tante le soluzioni al vaglio della politica per superare questo periodo negativo e per favorire la ripresa. Se la fase di negoziazione europea si preannuncia lunga e difficile, potrebbe esserci una proposta alternativa all’orizzonte.

In uno degli emendamenti al Decreto Rilancio, al vaglio del Parlamento in questi giorni, si propone la creazione di un Fondo Sovrano Italiano, sull’esempio dei fondi sovrani esistenti nei paesi scandinavi (Svezia, Norvegia) o in quelli asiatici (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait). Fondi che appartengono allo stato e che sono, generalmente, finanziati con strumenti quali beni patrimoniali, azioni, obbligazioni. I paesi sopracitati sono in grado di gestire e far prosperare i loro fondi sovrani grazie alle ingenti riserve monetarie derivate dalla disponibilità di materie prime, risorse naturali ed energetiche (petrolio soprattutto). L’Italia, pur non possedendo le risorse di cui sopra, può seguire questa strada. É questa l’opinione di Sestino Giacomoni, parlamentare di Forza Italia e Presidente della Commissione di Vigilanza su Cassa Depositi e Prestiti, che ha proposto il suddetto emendamento. La risorsa sulla quale potrebbe puntare il nostro paese, secondo l’esponente forzista, è il risparmio. L’intenzione, quindi, è quella di unire il risparmio degli italiani, di coloro che scelgono di accumulare dei fondi sul proprio contocorrente,  alla liquidità di Cassa Depositi e Prestiti. L’idea, in estrema sintesi, è quella di invogliare i risparmiatori nostrani ad investire per il sostegno dell’economia reale e per il rafforzamento della capitalizzazione popolare delle imprese, ottenendo quale incentivo sgravi ed agevolazioni fiscali.

Le disponibilità liquide derivanti, precisa l’onorevole Giacomini, saranno: “gestite dalla Cassa Depositi e Prestiti S.p.A., assicurando il massimo coinvolgimento anche delle società di gestione del risparmio italiane per evitare ogni possibile effetto di spiazzamento del settore private capital”.  In estrema sintesi, quindi, si tratterebbe di riscoprire e rivalutare l’intervento pubblico in un’economia di mercato. Tra le obiezioni che si sono sollevate contro questa proposta assumono particolare rilievo quelle che la bollano come “irrealizzabile” a causa dei vincoli posti dai trattati UE, i quali – ad esempio – vietano gli aiuti di stato. Tuttavia, guardando ad alcuni interventi messi in campo da altri stati membri come la Francia, pare che questo possa non essere un problema insormontabile. Negli ultimi anni, infatti, i cugini transalpini sono intervenuti più volte a sostegno del loro comparto produttivo. Nel 2004, ad esempio, è stata creata l’Agence des participations de l’État allo scopo di finanziare i grandi gruppi commerciali in crisi. Recentemente, invece, si è diffusa la notizia secondo la quale lo stato francese vorebbe permettere alla Caisse des Dépôts et Consignations (la nostra Cassa Depositi e Prestiti) di acquisire i locali e le botteghe a rischio chiusura e di affittarli poi, a tariffe più agevoli, a imprenditori e commercianti.

Insomma, sebbene le norme comunitarie stabiliscano determinati paletti, la storia recente racconta di interventi importanti degli stati membri volti al sostegno, alla difesa ed al rilancio del proprio tessuto imprenditoriale. La possibile creazione di un fondo sovrano italiano potrebbe, dunque, essere una soluzione per tendere la mano alle nostre imprese, realtà fondamentali per l’economia italiana, che rischiano di non rivedere più la luce. Acquisire una maggiore forza interna sarebbe, inoltre, un buon viatico per presentarsi nel consesso internazionale con la dignità e la forza che questo paese merita di esprimere.