L’agri feedstock come impegno per una giusta transizione, attraverso lo sviluppo della filiera dei biocarburanti, la produzione di olio vegetale da utilizzare come materia prima per le bioraffinerie partendo da coltivazioni su terreni degradati o abbandonati, da colture di secondo raccolto, non in competizione ma in sinergia con la produzione agricola alimentare e la valorizzazione di scarti e residui forestali ed agro-industriali, supportando processi di economia circolare. Tutto questo per costruire una filiera produttiva nei Paesi africani, contribuendo allo sviluppo delle economie locali e alla creazione di posti di lavoro nei settori agricolo e bioenergetico. Creando benefici economici e stimolando l’economia locale.
Questo il tema del panel Africa Green Growth Forum ad Ecomondo, a cui hanno partecipato Luigi Ciarrocchi, Direttore CCUS, Forestry e Agri-feedstock di Eni, Francesco Masera, Responsabile Promozione Business, Governance e Partnership, Cooperazione Internazionale allo Sviluppo di Cassa Depositi e Prestiti e Laetitia Dumas di Ilo (International Labour Organization).
“In Kenya – ha osservato Ciarrocchi – Eni ha lanciato le sue prime iniziative di agri-feedstock come parte del suo impegno per una ‘giusta transizione’, mirando a sostenere l’economia locale, migliorare la sicurezza energetica e promuovere pratiche agricole sostenibili. Questo progetto pionieristico prevede la collaborazione con gli agricoltori locali per coltivare ricino, colture di copertura e raccogliere residui agroindustriali”. (AGI)
“Ad oggi, in Kenya, Eni ha già ultimato due impianti di lavorazione (i cosiddetti agri hub) che producono olio vegetale da ricino, residui agroindustriali e forestali, coinvolgendo fino ad oggi oltre 100 mila agricoltori in 16 contee, che coltivano ricino in aree degradate (identificate dal Ministero dell’agricoltura del Kenya), altre colture energetiche in rotazione, come cartamo e crambe, e raccolgono residui forestali. Abbiamo anche coinvolto attori locali per la valorizzazione di scarti e residui”, ha proseguito Ciarrocchi. Iniziative simili sono state avviate dal 2022 in Costa d’Avorio, Mozambico, Angola, Italia, Kazakistan e Vietnam. In generale “l’impatto delle iniziative Agri feedstock sugli aspetti ambientali e socio-economici è significativo nei territori in cui operiamo. Nel complesso, le iniziative Agri-feedstock di Eni prevedono di coinvolgere oltre 700.000 agricoltori entro il 2027, principalmente in Africa, per rigenerare 1 milione di ettari di terreni abbandonati e degradati e contribuire alla sicurezza alimentare con la produzione di circa 1 milione di tonnellate di mangimi e fertilizzanti”, ha concluso il manager Eni.
“L’Africa è una regione di interesse strategico per CDP. Nel nostro ruolo di Istituzione per la cooperazione allo sviluppo – ha dichiarato Masera – negli ultimi anni, abbiamo mobilitato oltre 3,5 miliardi di euro in investimenti, di cui oltre la metà destinata al continente africano. In sintonia con gli indirizzi strategici del Piano Mattei, CDP ha intensificato il suo impegno in Africa, anche grazie alle risorse del Fondo Italiano per il Clima, gestito per conto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Con una dotazione di 4,4 miliardi di euro, il Fondo rappresenta oggi uno dei principali strumenti di finanza climatica istituiti da un Paese europeo. Finora, sono stati già deliberati otto progetti che sosterranno gli sforzi di mitigazione e adattamento climatico in Africa, creando al contempo nuove opportunità di crescita economica e sostenibile, in collaborazione con banche centrali, istituzioni multilaterali locali e governi nazionali”.
Dal canto suo Dumas ha rimarcato l’importanza di partnership come quella con Eni perché per Ilo “la giusta transizione verso la sostenibilità, le economie e le società sostenibili è molto importante. È un’area di lavoro chiave e accogliamo con favore le partnership e le nuove iniziative per apportare cambiamenti importanti in aree come questa”. (AGI)