EasyJet, prendi nota: ecco cos’è la Calabria


Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)


 

Ha suscitato vivacissime polemiche lo scivolone di EasyJet, compagnia aerea lowcost con sede in Svizzera, che ha inteso “pubblicizzare” la Calabria e le sue mete turistiche con un paradossale e deprecabile spot, ricorrendo agli arcinoti luoghi comuni sul Meridione d’Italia, oltre che ad una serie di falsità ed inesattezze storiche.

“Per un assaggio autentico della vivace vita italiana, niente di meglio della Calabria. Questa regione soffre di un’evidente assenza di turisti a causa della sua storia di attività mafiosa e di terremoti, e la mancanza di città iconiche come Roma o Venezia, capaci attrarre i fan di Instagram”

Questo il messaggio, poi ampiamente modificato a seguito dell’inevitabile marcia indietro, tramite il quale l’EasyJet voleva pubblicizzare le sue tratte verso lo scalo di Lamezia Terme, principale aereoporto calabrese. Un condensato di luoghi comuni, come si diceva prima, visto il “previdibile” riferimento alla criminalità organizzata, alla ‘ndrangheta. Certo, fa specie che una compagnia area internzionale, operi certe banalizzazioni di un fenomeno tanto complesso e che, di fatto, ignori che le cosche ‘ndranghetiste facciano i loro migliori affari all’estero, stringendo sodalizi con i colletti bianchi, con i più insospettabili personaggi della società bene. Quindi, se la ‘ndrangheta è tanto potente, le cause e le responsabilità, evidentemente, sono da ricercare ben oltre i confini della sua regione d’origine. Sui terremoti poi, che dire? Al di là dell’effetto controproducente, per la stessa compagnia, che uno spot del genere può determinare, sorgono altre riflessioni. Leggendo il messaggio di EasyJet sembra quasi che la Calabria sia situata su una faglia che causi, puntualmente, eventi sismici… Cosa, chiaramente, non corrispondente al vero, visto che gli ultimi terremoti di una certa entità si sono verificati nei primi decenni del secolo scorso. Senza contare poi che, una logica del genere, farebbe pensare che le isole del Sud – Est asiatico, ad esempio, siano delle lande desolate, prive di attività turistica.

Evidentemente, dalle parti di Ginevra, sconoscono che Calabria offre importantissime testimonianze della radici della civiltà europea e mondiale, visto il suo ruolo strategico nella Magna Grecia prima e nell’Impero Romano poi, basti pensare ai bronzi di Riace o al Templio di Hera Lacina. Senza dimenticare, poi, i legami con epoche successive rappresentati dal Castello Federiciano di Roseto Capo Spulico o dalla bizantiniana Cattolica di Stilo. E i paesaggi iconici da immortalare su Instagram? Il mare di Tropea, Catanzaro, Crotone, Scilla, gli squarci della costa, i monti della Sila e i parchi naturali. Ecco, probabilmente, ciò che pesa di più, al di là dei luoghi comuni, è la cancellazione, la banalizzazione di queste bellezze. Evidentemente lo spirito di Pitagora, che in queste terre, oltre due millenni fa, elaborava teoremi e leggi che stanno tutt’ora alla base di scienze come la Matematica e la Fisica, non ha illuminato, non ha sfiorato nemmeno di striscio le menti “creative” di coloro i quali hanno ideato questo spot.

In conclusione, però, è giusto aggiungere una postilla, che esula dalle riflessioni fin qui portate avanti… Il desiderio, l’augurio e la speranza è che la stessa, comprensibile e giusta indignazione, che ha colpito in questo caso calabresi e meridionali in generale, ritorni puntuale ogni qualvolta il Sud Italia viene offeso, distrutto e vilipeso da un sistema malato, da quelle organizzazioni criminali che gettano discredito sui milioni di onesti cittadini. Il desiderio, la speranza e l’augurio è che il senso di ribellione, la voglia di alzare la voce, di protestare ci sia sempre, ogni giorno, ogni qualvolta  –  anche un piccolo ed apparentemente insignificante atto  – offre agli altri la possibilità di straparlare, di rivangare odiosi luoghi comuni. Chi lo scrive è un italiano meridionale, fiero di esserlo, innamorato delle proprie radici, ma ben consapevole che il futuro passa da noi, che sta a noi essere il cambiamento che vogliamo vedere nella società.