È probabile che sia stato un italiano ad aver costruito dei reattori a fusione perfettamente funzionanti, riservate fonti sostengono un reattore del genere potesse avere uso domestico, a bassissimo costo e che fosse assolutamente innocuo, in quanto l’unico elemento di scarto della reazione sarebbe l’elio quattro.
E se tutto ciò non fosse fantasia?
Di Francesco Ferrara
Il dipartimento statunitense dell’Energia ha annunciato, in una conferenza stampa, che gli scienziati americani sono stati in grado, per la prima volta nella storia, di produrre una reazione di fusione nucleare che ha generato più energia di quella usata per innescarla.
A questo punto, caro lettore è d’uopo una sintetica dissertazione su cosa sia un processo di fusione nucleare.
Nel nucleo del sole, a pressioni e temperature estremamente elevate, due atomi di idrogeno si fondono insieme, generandone uno di elio. Com’è noto, durante un processo di fusione nucleare, la massa NON si conserva, come invece accade per una reazione chimica. Una minuscola parte della massa si trasforma in energia.
Bene amico lettore, ricorderai a questo punto la nota formula di Einstein, E = mc2, che ci dice che, massa ed energia, sono sostanzialmente due manifestazioni della stessa cosa.
Pertanto, sebbene durante una reazione nucleare, solo un’esigua quantità di massa sia convertita in energia, si ottiene una notevolissima quantità di energia.
È per questo che il nostro sole è in vita da cinque miliardi di anni e, lo sarà ancora per altri cinque, anche secondo le previsioni dei più pessimisti degli scienziati.
I nostri emeriti scienziati hanno, sostanzialmente, riprodotto in laboratorio, ciò che avviene nel nucleo della nostra stella. Hanno canalizzato il fascio luminoso di più laser, su due atomi d’idrogeno, a pressione e temperatura elevatissime, fino a farli fondere, esattamente come accade nel nostro sole ed in generale nel nucleo di una stella, ottenendo più energia di quella spesa per produrre la stessa reazione
Notevole vero?
Caro lettore, devo però dirti che, data la mia veneranda età, che ha superato, da un pezzettino, il mezzo secolo, ero ancora studente universitario, quando nel 1989, i due elettrochimici Britannici Flashman e Pons, presso l’aula magna dell’ateneo della facoltà d’ingegneria a Palermo, annunciarono che, il loro esperimento sulla fusione fredda, aveva avuto successo.
Si hai capito bene! Flashman e Pons riuscirono a produrre la fusione di due atomi d’idrogeno, che nel nucleo del sole e nell’esperimento prima descritto, avviene ad elevatissime temperature e ad elevatissime pressioni, a temperatura ambiente.
La scienza ufficiale, scettica e disinteressata, ripetette l’esperimento e dimostrò che non era valido, dichiarando che, di fatto la fusione fra atomi d’idrogeno, a freddo, non potesse avvenire.
Peccato, però, che, in quella situazione, le modalità in cui fu ripetuto l’esperimento dei due elettrochimici britannici, erano tutt’altro che valide.
Affinché l’esperimento avesse successo, poiché la fusione degli atomi d’idrogeno avveniva in seno al reticolo cristallino del palladio, dovevano necessariamente esserci, in un certo volume, un numero di atomi d’idrogeno, quasi uguale al numero di atomi del palladio. Tecnicamente il fattore di caricamento, cioè il rapporto fra il numero di atomi d’idrogeno e quelli di palladio, per unità di volume, avrebbe dovuto essere almeno uguale a 0,9.
Secondo fonti non ufficiali sembrerebbe che un Italiano, un tale Rossi, abbia costruito dei reattori a fusione perfettamente funzionanti, sfruttando la fusione dell’idrogeno in seno al reticolo cristallino del nichel, sempre a bassa temperatura e sembrerebbe dico e sottolineo sembrerebbe, da fonti non ufficiali, che un reattore del genere potesse avere uso domestico, a bassissimo costo e che fosse assolutamente innocuo, in quanto l’unico elemento di scarto della reazione sarebbe l’elio quattro.
Quindi, sempre secondo queste “voci”, avresti potuto comprare un apparecchio grande appena quanto un comune scaldabagno, forse anche più piccolo, con un piccolo reattore assolutamente innocuo al suo interno, in cui degli atomi d’idrogeno si fondevano fra loro, in seno al reticolo cristallino del Nichel e con una modica spesa di poche decine di euro, assicurati il “calduccio” per tutto l’inverno!
Come dici? Troppo bello per essere vero! Beh, forse hai ragione!
Avremmo dovuto rinunciare alle bollette da infarto, da parte dei fornitori d’energia elettrica! Sarebbe stata una sciagura!
Ancora navigando su sperduti siti in rete ho anche appreso, sempre da fonti non ufficiali, che Rossi avrebbe venduto il brevetto agli americani, poiché l’Italia avrebbe mostrato un totale disinteresse nei confronti della sua invenzione.
Sembrerebbe pertanto che una fonte d’energia pulita, a basso costo, senza bisogno di scomodare pressioni e temperature elevate, ci sarebbe già …… ma si tratta di fonti non ufficiali, niente di accademico.
Caro lettore, ti ho fatto partecipe delle mie ricerche su internet, con un “sembrerebbe” sempre bene in vista. Poiché credo che tu abbia intelligenza e capacità discernimento, lascio a te le conclusioni.
A volte la realtà supera la fantasia!