È scaduta la polizza….

DAVOS/SWITZERLAND, 25JAN12 - Khalid A. Al Falih, President and Chief Executive Officer, Saudi Aramco, Saudi Arabia captured during the session 'The Global Energy Context' at the Annual Meeting 2012 of the World Economic Forum at the congress centre in Davos, Switzerland, January 25, 2012. Copyright by World Economic Forum swiss-image.ch/Photo by Remy Steinegger


di Alessandro Scuderi

Pochi giorni addietro il ministro saudita dell’energia, Khalid al-Falih ha comunicato al mondo economico (ma non solo) di avere deciso la temporanea sospensione di tutte le esportazioni di petrolio che attraversano il Mar Rosso. Ma perché? Che succede?

Succede che in Yemen è in corso una sanguinoso conflitto e le conseguenze di questo bagno di sangue, dimenticato dai media, irrompono prepotentemente tra gli interessi economici dell’occidente come in quelli quelli in via di sviluppo.

In pratica, giusto per usare un linguaggio diretto e senza orpelli, accade i ribelli Houthi dello Yemen, guarda caso supportati dall’onnipresente Iran degli Ayatollah, hanno scagliato un attacco di livello superiore rispetto al passato, lanciando due missili contro alcune petroliere saudite mentre attraversavano l’importantissimo stretto di Bab el-Mandeb. Come dicevo, Khalid al-Falih ha precisato che il blocco delle forniture di petrolio “…almeno finché la situazione non diventerà più chiara e il transito marittimo attraverso Bab el-Mandeb non tornerà ad essere sicura”.

La decisione Riad appare più che giustificata atteso che l’attacco dei ribelli Houthi si è scagliato contro due petroliere saudite di proprietà della compagnia Bahri e che le stesse fossero erano a pieno del loro carico. Ciò significa che se l’azione terroristica avesse avuto successo, a parte la perdita di vite umane, l’area interessata avrebbe subìto un danno ecologico dalle proporzioni immani. Si consideri che due navi possono imbarcare circa due milioni di barili di petrolio, e posto che un barile di petrolio è pari a 159 litri, credo sia chiaro a tutti cosa si sia rischiato…! Grazie al cielo l’attacco non ha avuto danni seri, ma una delle due petroliere ha riportato inevitabili danni strutturali, senza versamento alcuno di petrolio.

Alla luce di tale attacco, le compagnie di assicurazioni minacciano di non coprire più le petroliere che trasportavano petrolio iraniano, a ciò si aggiunga che a causa delle sanzioni U.S.A., l’Iran, come suo solito, ha fatto intendere di avviare la ritorsione più semplice e facilmente prevedibile, ovvero bloccare le due principali vie marittime del petrolio, quella che passa per lo stretto di Hormuz , che è sotto controllo iraniano, e quella che passa appunto per il Mar Rosso attraverso lo stretto di Bab el-Mandeb.

Agli esperti del settore petrolifero non è sfuggito che l’annuncio del Ministro saudita sia giunto a mercati ormai chiusi e ciò ha una motivazione ben precisa; infatti se verso le vie del petrolio rimangono comunque aperte grazie al Canale di Suez e al gasdotto SUMED (conosciuto anche come gasdotto Suez-Mediterraneo, è un oleodotto su territorio egiziano, che va dal terminale di Ain Sukhna sul Golfo di Suez al largo di Sidi Kerir di Alessandria sul Mar Mediterraneo) il transito di petrolio verso il resto del mondo transita per buona parte attraverso i due stretti sopra accennati che l’Iran minaccia di bloccare.

D’altronde, il controllo dello stretto di Bab el-Mandeb è di fatto uno dei principali motivi della guerra in Yemen che vede contrapposti Arabia Saudita e Iran, ma i sauditi temono la potenza militare Iraniana e per tale motivo hanno aperto il loro spazio aereo ad Israele, garantendosi un alleato capace di generare danni ingentissimi (come peraltro ha già fatto di recente) all’Iran.