“Occorre sciogliere i nodi di questa regione, se non vogliamo approdare nel giro di un paio d’anni a una situazione drammatica. La narrazione di questi ultimi anni, non nostra, di una regione in cui va tutto bene, andrebbe superata, se vogliamo risolvere i problemi”. Così Massimo Bussandri, segretario della Cgil dell’Emilia-Romagna, presentando l’ultimo rapporto su economia e lavoro (Ires) che fotografa una situazione di povertà anche in Emilia-Romagna.
“Sempre più famiglie – sottolinea Bussandri – fanno fatica ad arrivare a fine mese, se non abbassando progressivamente il proprio livello di consumi, non certo voluttuari. Si tratta di famiglie che non appartengono a contesti di disagio sociale, ma di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati i cui redditi si sono progressivamente impoveriti negli ultimi anni, tanto da dare corpo a una vera emergenza salariale e pensionistica. Anche l’analisi delle retribuzioni ci conferma che il lavoro continuativo si sta contraendo, per fare sempre più posto a tipologie di lavoro povero e precario. Crescono i divari tra territori, tra settori produttivi e tra i generi”. “Questo è quello che si evince dai dati – prosegue – e lo scenario macroeconomico che abbiamo davanti non ci tranquillizza affatto. La crisi della manifattura, che da noi copre una vasta gamma delle produzioni industriali, richiede risposte urgenti perché rischia di far uscire dalla porta ancor più posti di lavoro stabili e strutturati per fare ulteriore spazio alla povertà lavorativa”. “Le difficoltà del welfare e della sanità pubblica, generate da politiche nazionali scellerate, rischiano di essere un ulteriore fattore di impoverimento – approfondisce – e richiedono la messa in campo di una nuova progettualità regionale”. “La campagna referendaria di primavera – conclude – , sarà l’occasione per invertire una tendenza nefasta, a partire dall’indirizzo politico nazionale, occasione che io credo che tutte le forze politiche sane di questa regione dovrebbero avere interesse a sostenere”. (AGI)