È possibile un’invasione cinese di Taiwan entro il 2030?


Nell’ultimo anno, la tensione tra Cina, Stati Uniti e Taiwan è cresciuta a dismisura, facendo apparire uno scontro militare nel mare Cinese Meridionale ormai imminente. Le ragioni sono molteplici e di lunga data, e includono questioni storiche e identitarie. La guerra di Putin in Ucraina non ha dissuaso Xi Jinping dalle sue mire su Taiwan, semmai ha avuto un impatto sul «come e quando» agire

di Antonino Gulisano

La guerra di Putin in Ucraina non ha dissuaso Xi Jinping riguardo l’intenzione della Cina di invadere Taiwan. Semmai ha avuto un impatto sul «come e quando» agire. Ne sono convinti gli 007 americani.

La Avril Haines, direttrice dell’intelligence Usa, durante un’audizione alla Commissione Forze armate del Senato statunitense afferma: «Rischio alto invasione entro il 2030, Xi Jinping studia errori Putin per evitare lunga guerra».

È interessante analizzare le origini del conflitto tra Cina-Taiwan e l’ombra di una invasione.

Importante è indagare la storia e come è sorto il conflitto Cina Taiwan.

Attualmente esiste una Repubblica popolare cinese (quella con Capitale Pechino e miliardi di persone sul proprio territorio) e una Repubblica di Cina, ossia Taiwan (grande isola del Pacifico a largo delle coste cinesi, situata tra Giappone e Filippine, conta circa 23 milioni di abitanti). Ognuna delle “due Cine” ha rivendicato per anni il ruolo di vera erede del grande impero millenario che per lunghi secoli ha dominato l’Asia. Taiwan è da anni al centro di una controversia internazionale sul suo riconoscimento di stato sovrano. La controparte vorrebbe riunificare il territorio sotto il suo dominio.

Le origini della controversia risalgono alla prima guerra sino – giapponese, combattuta sul finire dell’800, l’isola di Taiwan con i trattati da territorio dell’impero cinese passò sotto il dominio giapponese dopo la vittoria dei nipponici. La guerra fu l’inizio della fine per la Dinastia Qing, e l’impero dopo duemila anni cadde lasciando il posto alla Repubblica di Cina, con a capo il partito nazionalista Kuomintang. I veri nodi arrivarono al pettine al termine della seconda guerra mondiale, quando con la resa del Giappone, non senza rimostranze della popolazione locale, culminate in massacro, Taiwan tornò sotto il controllo cinese e il governo centrale estese la sua amministrazione. Il paese però era alle prese con una sanguinosa guerra civile tra il partito comunista e quello nazionalista. Il Kuomintang venne sconfitto, e Mao Zedong proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Il leader del partito nazionalista Chiang Kai-shek si rifugiò nella odierna Taiwan, portando con sé tutte le risorse del paese e trasformandola nella Repubblica di Cina, la quale legittimità non venne mai riconosciuta dal governo di Pechino.

La controversia secolare riguardante lo status politico di Taiwan è imperniata sulla questione se Taiwan debba rimanere effettivamente indipendente come territorio della Repubblica di Cina (RDC, un’entità politica distinta ma legata alla Repubblica Popolare Cinese), diventare unificata ai territori ora governati dalla Repubblica Popolare Cinese (RPC) oppure dichiarare formalmente l’indipendenza e diventare la Repubblica di Taiwan. La controversia sullo status politico della Repubblica di Cina è incentrata quindi sulla legittimità della sua esistenza come stato sovrano e sul suo riconoscimento da parte della comunità internazionale.

Nell’ultimo anno, la tensione tra Cina, Stati Uniti e Taiwan è cresciuta a dismisura, facendo apparire uno scontro militare nel mare Cinese Meridionale ormai imminente. Le ragioni sono molteplici e di lunga data, e includono questioni storiche e identitarie legate alla fine del periodo imperiale con la fondazione della Repubblica di Cina, alla guerra civile tra comunisti e nazionalisti e alla fondazione di Taiwan.

La guerra di Putin in Ucraina non ha dissuaso Xi Jinping riguardo l’intenzione della Cina di invadere Taiwan. Semmai ha avuto un impatto sul «come e quando» agire.

La guerra in Ucraina ha «inquietato» Xi Jinping e mostrato che ci sono dei limiti alla «amicizia senza limiti» proclamata tra Cina e Russia.

La minaccia di un’invasione cinese di Taiwan «entro il 2030 è alta», ha detto Haines. In sostanza, Xi starebbe studiando gli errori di Mosca nella guerra in Ucraina prima di prendere l’iniziativa finale, per evitare un conflitto armato di lunga durata contro Taiwan.

La Cina starebbe implementando le sue truppe e la sua forza militare osservando gli errori di Mosca per evitare di rendere quella di Taiwan una guerra di lunga durata.

Se la Cina investe in truppe e armamenti per la conquista del territorio indipendentista, dall’altra parte Taiwan sta implementando le forze armate e armi per garantirsi una difesa efficiente.

I rapporti tra Cina e Stati uniti rispetto alla questione di Taiwan sono sempre più tesi.

La politica militare sta incontrando difficoltà tattiche anche degli americani nei confronti di Taiwan. Il «Taiwan Relations Act» del 1979 impegna il governo degli Stati Uniti a fornire armamenti per la difesa dell’isola democratica. Ora il Pentagono vorrebbe che i taiwanesi si dotassero di sistemi d’arma più leggeri e adatti a una «guerra asimmetrica». L’obiettivo è trasformare l’esercito di Taipei in un «porcospino» con aculei in grado di ferire il drago cinese senza ucciderlo, ma dissuadendolo dal tentare l’invasione. Ancora un paio di anni fa, Taiwan aveva messo in bilancio 2,2 miliardi di dollari per acquistare 108 carri armati «M1A2 Abrams»: ora i consiglieri di Washington fanno notare che i tank sarebbero inutili, perché il loro impiego verrebbe solo dopo lo sbarco in massa dei cinesi e una loro avanzata in profondità (e a quel punto la guerra sarebbe già persa, probabilmente).

In Conclusione secondo i servizi segreti Usa: «La Cina resta nel lungo periodo la sfida geopolitica più grande per gli Stati Uniti».