In questa “lenta e faticosa ripresa dalla pandemia si insinua” un pericolo: “Dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente”. È il monito di Papa Francesco, nell’omelia della messa celebrata nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia, nel ventesimo anniversario della canonizzazione di suor Faustina Kowalska e dell’istituzione della Domenica della Divina Misericordia. Un virus, sottolinea il Pontefice che “si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso”.
La misericordia invece, ribadisce Francesco “non abbandona chi rimane indietro” e prima della recita del Regina Coeli ricorda che “la risposta dei cristiani nelle tempeste della vita e della storia non può che essere la misericordia: l’amore compassionevole tra di noi e verso tutti, specialmente verso chi soffre, chi fa più fatica, chi è abbandonato… Non pietismo, non assistenzialismo, ma compassione, che viene dal cuore”.
E l’augurio è che “la misericordia cristiana ispiri anche la giusta condivisione tra le nazioni e le loro istituzioni, per affrontare la crisi attuale in maniera solidale”. Questa pandemia, continua il Pontefice nell’omelia, ci ricorda “che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi”. “Quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanita’!”, è la sua esortazione. “Non e’ ideologia, è cristianesimo”, rimarca.
Essere misericordiosi “con tutti”. “Non pensiamo solo ai nostri interessi, agli interessi di parte. Cogliamo questa prova – è l’auspicio di Bergoglio – come un’opportunità per preparare il domani di tutti. Perche’ senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno”.
“E usiamo misericordia a chi è più debole: solo così ricostruiremo un mondo nuovo”, aggiunge. “Dio non si stanca di tenderci la mano per rialzarci dalle nostre cadute. Egli vuole che lo vediamo così: non come un padrone con cui dobbiamo regolare i conti, ma come il nostro Papà che ci rialza sempre”, precisa Francesco. “La mano che ci rialza sempre è la misericordia: Dio sa che senza misericordia restiamo a terra, che per camminare abbiamo bisogno di essere rimessi in piedi”.
Il Signore lo sa “ed è sempre pronto a risollevarti” perché “non vuole che ripensiamo continuamente alle nostre cadute, ma che guardiamo a Lui, che nelle cadute vede dei figli da rialzare, nelle miserie vede dei figli da amare con misericordia”. Nella prova che stiamo attraversando, anche noi “con i nostri timori e i nostri dubbi, ci siamo ritrovati fragili. Abbiamo bisogno del Signore, che vede in noi, al di la’ delle nostre fragilita’, una bellezza insopprimibile. Con Lui ci riscopriamo preziosi nelle nostre fragilità. Scopriamo di essere come dei bellissimi cristalli, fragili e preziosi al tempo stesso. E se, come il cristallo, siamo trasparenti di fronte a Lui, la sua luce, la luce della misericordia, brilla in noi e, attraverso di noi, nel mondo”.
Vedi: È l'egoismo indifferente il virus peggiore, dice Papa Francesco
Fonte: cronaca agi