Draghi non ha la bacchetta magica per contenere il debito, dice Visco


AGI –  Scegliere come e quando porre fine alle misure di sostegno a famiglie e a imprese, per contenere l’aumento del debito pubblico, è “molto complicato” e per risolvere il problema il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi avrebbe bisogno della bacchetta di magica, ma di certo gli aiuti all’economia non si possono ritirare troppo presto. E’ il messaggio lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, alla vigilia della nascita del governo che sarà guidato dal suo illustre predecessore.

“Il problema – ha sottolineato Visco nel corso dell’audizione in commissione d’inchiesta sulle banche – è che bisogna capire cosa succede quando si esce da queste misure. Noi stiamo continuando a dire a livello di banchieri centrali ai responsabili della finanza pubblica: mi raccomando l’uscita sia graduale, sia progressiva, non sia improvvisa e definitiva”. Tuttavia, ha avvertito, “la controparte è il crescere dei debiti pubblici. Per poter contenere quella, nel frattempo – ha sottolineato – ciò che mettete nell’economia fate in modo che generi capacità di reddito, di crescita e di occupazione. È un esercizio molto complicato e non so se il presidente del Consiglio incaricato avrà la bacchetta magica per risolvere il problema. È molto difficile, però stiamo tutti cercando di lavorare in questo modo”.

I crediti deteriorati sono una minaccia

l governatore ha quindi lanciato l’allarme sui rischi di insolvenza legati alla pandemia. “C’è da aspettarsi che la congiuntura particolarmente negativa possa spingere verso l’alto i crediti deteriorati“, ha spiegato Visco evidenziando che “l’aumento degli Npl – crediti scaduti, inadempienze probabili e sofferenze – è il principale rischio che le banche italiane si trovano oggi a fronteggiare però rispetto al passato lo fanno in una situazione più solida”.

Secondo il numero uno di Via Nazionale, “i bilanci bancari non hanno ancora risentito in misura significativa della crisi pandemica”. E i dati lo dimostrano perché, ha spiegato, “il rapporto tra nuovi Npl e totale dei prestiti è sinora rimasto su valori storicamente molto bassi, attorno all’1 per cento, contro picchi attorno al 6 per cento registrati nel 2009 e nel 2013, e valori medi attorno al 2 per cento nel biennio 2006-7″. 

“L’analogo indicatore relativo alle imprese non finanziarie, pari in media al 2,6 per cento negli anni 2006-2007, dopo aver raggiunto valori massimi attorno al 9 per cento a seguito della crisi finanziaria globale e di quella del debito sovrano – ha detto – è sceso attorno al 2 per cento agli inizi del 2019; nell’anno in corso ha registrato un ulteriore brusco calo, risentendo presumibilmente delle misure di sostegno al credito introdotte dal Governo (moratorie e garanzie sui nuovi prestiti)”.

Visco ha comunque assicurato che le stime della Banca d’Italia sulla crescita dei crediti deteriorati, fatte sulla base di scenari macroeconomci e delle probabilità settoriali, sono inferiori a quelle della Bce e al di sotto dei 100 miliardi. Il governatore ha ricordato che la stima complessiva di 1.400 miliardi per le banche europee va ridotta a 900 miliardi per tenere conto dello stock esistente. L’Italia, ha ricordato, pesa per il 25%. Per il numero uno di Bankitalia, “i ritardi della giustizia civile continuano a essere la principale causa delle difficoltà nella riduzione degli Npl nel nostro Paese. Progressi su questo fronte – ha osservato – consentirebbero di avviare rapidamente procedure di ristrutturazione d’impresa, quando possibili, o procedere al recupero dei crediti. Efficaci procedure di ristrutturazione d’impresa si tradurrebbero, oltre che in minori Npl, in maggiore produzione e occupazione. Una giustizia civile più rapida contribuirebbe anche ad assicurare il buon funzionamento del mercato secondario degli Npl”.

Le nuove regole europee per gli Npl

E il problema non sono tanto le nuove regole sul calendar provisioning (che impone una rigida tabella di marcia delle coperture delle perdite da Npl) e sul quale sono state diffuse informazioni “talvolta non corrette”. “Il meccanismo di calendario non costituirebbe un problema se i tempi della giustizia civile nel nostro Paese fossero allineati a quelli prevalenti nel resto d’Europa“, ha detto Visco. “A parità di altre condizioni, infatti – ha proseguito – l’elevata durata delle procedure di recupero dei crediti si traduce, meccanicamente, in un maggiore stock di Npl e ne deprime il valore. È quindi necessario intervenire alla radice per accelerare i tempi della giustizia civile, incidendo sulla causa prima del fenomeno”.

La banca è un bene pubblico

Parlando infine dei fallimenti bancari, Visco ha quindi difeso l’idea della banca come “bene pubblico”. “L’idea che una banca in crisi non è un bene pubblico non mi piace – ha spiegato – io ho sempre detto che se una banca fallisce il giorno dopo fallisce quella accanto, se fallisce il supermercato non è detto che fallisca quello accanto, anzi, è probabile che qualcuno prenda il posto di quel supermercato. In realtà probabilmente è Amazon, quindi poi bisogna capire che succede”. 

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Fonte: economia agi