Dossieraggio: c.destra insiste, fuori nomi mandanti


Il caso del dossieraggio era sul tavolo della Commissione Antimafia già da qualche mese, ancor prima che arrivasse l’esposto del ministro della Difesa Crosetto. Giorno dopo giorno la preoccupazione nel centrodestra aumenta, del resto la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito “gravissimo” il fatto che in Italia “ci siano dei funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo verifiche su cittadini, comuni e non, a loro piacimento per poi passare queste informazioni alla stampa”. Per ora la linea di Fdi è quella di non alzare polveroni ma resta il convincimento che si tratti di “un attacco alla democrazia” che dovrà avere conseguenze. E che l’elenco delle persone spiate sia molto più lungo, oltre qualche migliaia. Con il timore che possano esserci ripercussioni sulla sicurezza nazionale. “So che sicuramente che stiamo leggendo di alcune migliaia di italiani, non solo politici, spiati nel loro privato – ha osservato il vicepremier e leader della Lega Salvini -. La Lega e’ il partito piu’ spiato e infamato, per un certo verso mi inorgoglisce perche’ vuol dire che siamo i piu’ scomodi e quindi da colpire”, ha continuato. “Quel che e’ certo e’ che se ha ragione Melillo dovranno venire fuori i nomi dei mandanti che non sono a basso livello, ma di medio e alto livello”, ha sottolineato, “la liberta’ di stampa e’ altra roba”.
Al momento il faro è sul sistema dei controlli considerato vulnerabile. “La gravita’ dei fatti in corso di individuazione e accertamento nell’indagine di Perugia e’ estrema”, ha ammesso Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, nel corso dell’audizione dinanzi alla commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali. La richiesta pervenuta è quella di “valutare l’adeguatezza degli attuali strumenti legislativi tecnologici e gli assetti della pubblica amministrazione necessari per assicurare la tutela del segreto d’ufficio e investigativo ma anche la protezione di persone coinvolte dall’eventuale uso abusivo di quelle informazioni e di ogni altro patrimonio informativo”.
Domani Melillo e Raffaele Cantone saranno al Copasir, il procuratore capo di Perugia sarà audito anche dall’Antimafia (l’audizione sarà secretata). Ma non si esclude affatto che la Commissione possa procedere a ulteriori audizioni. La richiesta del centrodestra resta quella di capire chi sono i mandanti, se per esempio possano esserci dietro la vicenda ingerenze di paesi stranieri come la Russia. Melillo, tra l’altro, ha certificato che “dal punto di vista politico c’è quasi una convergenza di tutti gli accessi verso una determinata area politica che era quella che andava formando l’attuale maggioranza e il governo”. “Mi pare che in un Paese democratico – attacca ancora il vicepremier e segretario di FI, Tajani – sia inaccettabile che qualcuno vada a rovistare, violando la legge, nelle vicende private di centinaia e centinaia di persone, non solo politici, uomini d’affari, uomini di sport, protagonisti della societa’. Per fare che cosa? Chi e’ il regista? C’e’ un Grande Fratello? C’e’ una cupola che ha voluto controllare quello che fanno gli italiani. Certamente le cose cosi’ non vanno bene, quindi bisogna innanzitutto capire perche’ e chi e’ il regista”. “Occorre agire per proteggere nostra democrazia”, sostiene Forza Italia. “Spero che le indagini non si fermino. Se mai venissero insabbiate sara’ compito della Commissione antimafia e del Parlamento continuare a fare luce su questo fatto. C’e’ in gioco la democrazia cosi’ come le nostre liberta’: maggioranza e opposizione devono essere unite. Le ideologie devono essere messe da parte in nome della verita’ e del garantismo”, dice il leader di Noi Moderati, Lupi. “Le segnalazioni di operazioni sospette sono strumenti essenziali nel campo della lotta alla mafia e al finanziamento del terrorismo e per l’impulso e il coordinamento investigativo del mio ufficio. Ma sono anche strumenti delicatissimi”, ha sottolineato oggi Melillo parlando di “straordinaria debolezza delle nostre reti informatiche”, “c’e’ un mercato di informazioni riservate, si tratta di capire se regolato da casualita’ e da un numero infinito di attori non collegati tra loro”. Ed ancora: “Un accesso abusivo e’ un attacco informatico, difficile che il luogotenente Striano abbia fatto da solo”. Poi c’è la polemica politica, con l’azzurro Gasparri che torna a chiedere a De Raho – oggi presente all’audizione di Melillo – di astenersi dalla sua attività in commissione. “È l’ultimo procuratore nazionale antimafia, poi passato in Parlamento senza fermate intermedie”, la tesi del senatore azzurro. “Gasparri ha già i colpevoli: i giornalisti, il loro ordine, la procura antimafia, alcuni ex procuratori. Tutti già condannati. Limpido esempio del ‘rigoroso’ garantismo di Forza Italia: quando conviene si esibisce, quando non conviene si dimentica”, osserva il dem Bazoli.
Al momento non è previsto che De Raho venga audito in Antimafia, ma anche da Italia viva arriva un affondo nei confronti dell’esponente del Movimento 5 stelle: “Mi pare evidente che il buon senso sia da un’altra parte. Così De Raho sarà uno e trino. Che brutto spettacolo”, dice il renziano Faraone. Anche la segretaria del Pd Schlein ha chiesto di vederci chiaro riguardo gli 800 accessi non legittimi, ma – ha puntualizzato – “questa vicenda non deve intaccare in alcun modo la liberta’ di stampa, che e’ sacrosanta e, anzi, da questo punto di vista non vorremmo che fosse strumentalizzata dalle destre per colpire in maniera generalizzata autorita’ che fanno un lavoro importantissimo, come la Direzione nazionale Antimafia, o per colpire la stampa”.
Il centrodestra non arretra. Questa mattina prima dell’audizione di Melillo i membri della commissione hanno fatto il punto per valutare il da farsi. “Ce n’e’ a sufficienza per evocare climi da Sudamerica”, il parere del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, “chi c’e’ dietro al dossieraggio lo scoprira’ la Procura della Repubblica”. (AGI)

GIL