Donne senza velo sfidano Teheran,Khamenei risponde


La morte di Mahsa Amini avvenuta un anno fa ha lasciato non solo profonde divisioni politiche, ma anche un Iran in cui sempre più’ donne decidono di sfidare o semplicemente ignorare l’obbligo di indossare il velo.  La giovane di 22 anni è morta mentre era in stato di fermo, bloccata dalla polizia della morale con l’accusa di non aver indossato il velo in maniera appropriata. La rabbiosa reazione di buona parte della societa’ iraniana ha prodotto dei cambiamenti. Dopo le proteste e’ infatti sempre piu’ frequente la sfida di tante donne che evitano di indossare l’hijab (il velo che copre i capelli ndr) e che sfidano le autorità’: la morte di Mahsa sembra aver abbattuto l’alone di paura che serpeggiava per le strade delle più’ grandi città’ iraniane.      Si tratta di una minoranza in gran parte fatta di studentesse e attiviste, in un Paese dall’eta’ media bassa (circa 27 anni), dove è tuttavia da sottolineare che la polizia morale è sparita per mesi dalle strade e una volta tornata in servizio ha evitato interventi che potessero riaccendere il focolaio di protesta. Se in questi ultimi mesi polizia, pasdaran e magistratura hanno evitato di andare al muro contro muro con un Paese affamato di libertà’ e scontento della Repubblica Islamica e’ altrettanto vero che la Guida Suprema Ali Khamenei non ha intenzione di fare sconti. A 84 anni l’ayatollah può’ contare su un Parlamento di fedelissimi e conservatori chiamato nei prossimi giorni a discutere l’approvazione di un nuovo disegno di legge su velo, ben più’ restrittivo di quello in vigore: una legge figlia del governo del presidente Ebrahim Raisi, che nonostante l’apertura a riformare il sistema di alcuni dei suoi ministri non sembra disposto a discostarsi dalla linea dettata da Khamenei. Il nuovo testo prevede pene che vanno da una multa salata e arrivano fino a 10 anni di carcere; sanzioni sono previste anche per i negozianti che permetteranno a clienti senza il velo di entrare nei propri esercizi commerciali. Le violazioni saranno riscontrate tramite tecnologie digitali e riconoscimento facciale, un elemento nuovo e imprevedibile. Una legge destinata a essere approvata proprio per tornare a fare paura nelle strade dell’Iran e frenare la ‘pericolosa deriva’ delle donne senza velo cui si è assistito in questi ultimi mesi. Le diverse anime dell’Iran potrebbero presto tornare a confliggere e proprio questa nuova legge potrebbe accendere una nuova miccia più dell’anniversario della morte di Mahsa Amini. Gli ultimi giorni sono stati infatti caratterizzati dall’inasprimento delle misure di sicurezza, ma anche dalle minacce nei confronti del padre di Mahsa, oggi arrestato e poi rilasciato: una mossa a scopo evidentemente intimidatorio. All’uomo era stato più volte chiesto di cancellare il ricordo per l’anniversario della scomparsa della figlia previsto nel cimitero dove la giovane è sepolta a Saqez, nella città’ natale della giovane. Proprio per evitare qualsiasi aggregazione di persone i pasdaran hanno piazzato un blindato nel cimitero e secondo il portale di attivisti Hengaw centinaia di poliziotti in assetto antisommossa sono stati schierati nella città. Sempre secondo Hengaw anche nella capitale Teheran e nelle città’ curde e della provincia del Baluchistan sono stati schierati agenti pronti a intervenire.     Ma la nuova legge, una volta approvata e applicata, può costituire una bomba a orologeria pronta a far riesplodere la rabbia di un popolo le cui aspettative sono lontanissime dalla visione dell’ayatollah. (AGI)

TUY/BIA