Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio alla Diocesi di Novara in occasione della cerimonia di beatificazione di don Giuseppe Rossi, giovane parroco 33enne di un piccolo paese della Val d’Ossola, ucciso dai fascisti della Brigata “Muti” nel 1944. “Con la proclamazione da parte della Chiesa Cattolica di don Giuseppe Rossi a beato – si legge nel messaggio letto poco fa all’inizio della celebrazione – vengono riconosciute le qualità di pastore fedele alla propria comunità e di coerenza della testimonianza cristiana del giovane sacerdote”. “La sua dedizione al mandato ricevuto – prosegue il Capo dello Stato – lo pose a rischio della vita, laddove, nel periodo della lotta di Liberazione dell’Italia, intendeva difendere l’esistenza e la dignità delle persone, incarnando valori di verità, giustizia e libertà che troveremo poi trasfusi nella Costituzione della Repubblica”. Il Presidente ripercorre poi l’episodio dell’uccisione, ricordando che don Rossi “venne massacrato dai fascisti in una rappresaglia della Brigata nera “Muti”, nel 1945, a due mesi dalla Liberazione, costretto a scavarsi con le mani la fossa in cui sarebbe stato frettolosamente sepolto”.
“Nessuna pietà – dice Mattarella – accompagnò quell’assassinio: il luogo della sepoltura venne indicato solo giorni dopo da uno dei carnefici” “I valori di solidarietà – aggiunge – di rispetto dei diritti dei più umili ebbero in don Giuseppe Rossi espressione esemplare, con la manifestazione della virtù del dono supremo per la sua gente”. “Alla sua figura – conclude il capo dello Stato – cosi significativa per la comunità civile, rivolgo un pensiero commosso e riconoscente, unendomi a quanti oggi onoreranno il ricordo del giovane parroco di Castiglione d’Ossola, vittima del clima di odio nei confronti della Chiesa e dei sacerdoti da parte del regime fascista”. (AGI)
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