Domenica 'arancione' in Sardegna, ma non per i cacciatori


AGI – Un’ordinanza, valida fino al 15 gennaio prossimo, ha evitato ai cacciatori della Sardegna di ‘saltare’ una delle ultime giornate di caccia previste dal calendario venatorio. Il provvedimento, firmato sabato notte dal presidente della Regione Christian Solinas, ha consentito loro gli spostamenti da un comune all’altro senza le restrizioni imposte per contenere il Covid-19. È finita nel mirino degli ambientalisti, che hanno chiesto al governo di intervenire contro  l’ordinanza con cui ieri, con la Sardegna in zona arancione, è stato consentito ai cacciatori anche di consumare pranzi al sacco, purché senza l’uso promiscuo di stoviglie e vettovaglie. 

La deroga valida un solo giorno

L’eccezione, di fatto limitata solo a ieri, considerato che la Sardegna è subito tornata in zona gialla, è stata motivata con ragioni di prevenzione e controllo sanitario della diffusione della peste suina africa e del virus della sindrome emorragica virale e con la necessità di “scongiurare gravi danni all’agricoltura e prevenire gli incidenti stradali”. Deroghe analoghe per i cacciatori sono state adottate in Umbria e Molise.

Le richieste della Lega

Sabato mattina a Solinas era arrivata la richiesta del coordinatore regionale della Lega, il deputato Eugenio Zoffili, che si era fatto portavoce dei cacciatori. “La caccia è un sicuramente un servizio di pubblica utilità”, aveva sostenuto il parlamentare leghista.  Ma per il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, la deroga decisa sabato notte, poche ore dopo l’input leghista, da Solinas è una “vergogna” da impugnare, perché in contrasto con la legge quadro 157 del 1992 sulla tutela della fauna e le disposizioni anti-Covid. “Non possiamo tollerare che, di fronte alla crisi ambientale senza precedenti che stiamo vivendo, la risposta di questi amministratori sia quella di aggredire senza remore le risorse naturali del nostro Paese”.

L’ironia degli ecologisti

“Per contrastare la pandemia di coronavirus, Solinas ha trovato una ricetta forse singolare, ma di sicuro fascino clientelare: consentire ai soli cacciatori di vagare in lungo e in largo in Sardegna”, ironizza Stefano Deliperi, portavoce dell’associazione ecologista Gruppo d’intervento giuridico (Grig)  che ricorda come la peste suina “proprio secondo l’amministrazione Solinas, sarebbe già  stata debellata” per cui  “proprio standosene a casa i cacciatori potrebbero contribuire a diminuire gli incidenti stradali”.  Inoltre, secondo Grig, “la sindrome emorragica virale è propria del coniglio selvatico nei confronti del quale la caccia è chiusa proprio per la sua rarità”.

Chiesto l’intervento del governo

L’associazione ha chiesto al premier Giuseppe Conte e ai ministri degli Affari regionali Francesco Boccia, della Salute, Roberto Speranza, e dell’Ambiente, Sergio Costa, di adottare “provvedimenti amministrativi e giudiziari he ripristinino la legalità e il contrasto alla pandemia di coronavirus: “A loro dimostrare che siamo in uno Stato di diritto”, conclude Deliperi, “e non in una repubblica delle banane”. 

Polemiche tra M5S e Lega

Contro l’ordinanza si schiera anche il parlamentare sardo del M5S Alberto Manca: “Ancora una volta il presidente della Regione Christian Solinas tenta di tenere in caldo il proprio bacino di voti attraverso le ordinanze che prendono vita durante la notte e che sono fondate su basi giuridiche precarie”, accusa il deputato, secondo il quale il provvedimento è illegittimo. “Tutto pur di tentare di ammaliare l’elettorato, addirittura si consente ad una specifica categoria di poter infrangere le leggi dello Stato volte alla tutela della salute pubblica e di andare incontro a pericoli di contagio da Covid-19”.

Contro Manca si scagliano Zoffili e il consigliere regionale leghista Andrea Piras: “Il corretto e doveroso svolgimento dell’attività venatoria, sia chiarito una volta per tutte, è di fondamentale importanza per ciò che concerne la prevenzione e il controllo sanitario della diffusione della Psa”, insistono gli esponenti leghisti, “incide positivamente sui rischi di espansione della sindrome emorragica virale Sev, e concorre al contenimento degli impatti sulle attività agro-forestali e sui sinistri stradali. L’attività venatoria non è stata, inoltre, limitata o vietata da alcun provvedimento nazionale, ma ad essere limitati sono stati gli spostamenti, pertanto si è semplicemente demandata la possibilità di praticarla anche al di fuori del proprio comune di residenza, come tra l’altro già concesso in altre regioni con medesimo atto normativo”. 

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Fonte: cronaca agi