Domani 08 Febbraio su Sky e in streaming su Now Tv


AGI – Una storia d’amore da incorniciare, alimentata e coltivata per 65 anni, che si interseca con il rapporto e la relativa lezione di vita sentimentale tra l’anziano uomo (Renato Pozzetto) sopravvissuto a sua moglie e lo scrittore cinquantenne dalla vita sentimentale complicata (Fabrizio Gifuni) che, da ghost writer, lo sta aiutando a scrivere il libro che racconta quell’amore immortale. Pupi Avati torna (dall’8 febbraio su Sky Cinema e in streaming su Now tv) alle sue perfette e toccanti atmosfere intimiste con ‘Lei mi parla ancora’, il film liberamente tratto dall’omonimo libro (edito da La nave di Teseo) di Giuseppe Sgarbi, padre di Vittorio ed Elisabetta, dedicato all’amore per sua moglie Rina Cavallini scomparsa a 89 anni nel 2015, tre anni prima di lui: un legame sopravvissuto anche alla morte di Rina, anche attraverso le conversazioni notturne cui si riferisce il titolo.

I due protagonisti Nino, magistralmente interpretato da Renato Pozzetto nella versione contemporanea e da Lino Musella in quella giovanile dei ricordi, e Caterina detta “la Rina” interpretata da Stefania Sandrelli e da Isabella Ragonese hanno i veri nomi di battesimo dei protagonisti del grande amore, mentre i personaggi (interpretati da Chiara Casella e Matteo Carlomagno) che vestono i panni di Elisabetta e Vittorio Sgarbi si chiamano semplicemente “il figlio e la figlia”.

Il film, dove gioca un ruolo fondamentale la lettera/promessa che Rina consegna al suo sposo alla vigilia del matrimonio, con su scritto “Dandoci reciproco e infinito amore saremo immortali” parte dalla morte di quest’ultima, dallo smarrimento dell’uomo che l’ha amata per 65 anni e dalla trovata della figlia nella speranza di aiutare il padre a superare la perdita della donna che ha amato per tutta la vita: gli affianca un romanziere (non così entusiasta, al pari di Nino, dell’ingaggio, lo accetta soprattutto come merce di scambio per la pubblicazione da parte dell’editrice, del suo libro rifiutato da anni) per scrivere, attraverso i suoi ricordi, un libro sulla storia d’amore fra Nino e Caterina.

Fabrizio Gifuni e Renato Pozzetto in ‘Lei mi parla ancora’ 

Lo scrittore che ha alle spalle un divorzio costoso e complicato e vede sua figlia quasi essenzialmente in videochiamata, si scontra immediatamente con la personalità di Nino, un uomo profondamente diverso da lui. Ma, poco a poco, riuscirà ad entrare in quel mondo fatto di ricordi, romanticismo e sentimenti vividi e sentimenti pulsanti: Nino, riesce ancora a comunicare con lei, a sentirla accanto a sé ogni giorno e il ghost writer si avvicinerà sempre di più al mondo ricco di pensieri, di amore, di emozioni che Nino tenta di conservare gelosamente.

Nascerà così tra i due uomini una complicità sincera che porterà Nino a fidarsi del suo editor e a raccontargli i suoi pensieri più profondi. Lo scrittore, dal canto suo, imparerà quanta ricchezza nella vita di un uomo può portare un sentimento così profondo e inattaccabile.

Nel cast in ruoli minori solo in quanto al tempo di presenza, ci sono anche Serena Grandi, Alessandro Haber, Gioele Dix, e un decisivo Nicola Nocella, nei panni di Giulio, il marito della domestica, pilastro della casa.

Pupi Avati: il mio film più personale

“Ma Nino Sgarbi sei tu, papà”. E’ il primo commento dei figli di Pupi Avati dopo la visione privata di ‘Lei mi parla ancora’ il film ispirato all’omonimo libro del padre di Vittorio ed Elisabetta Sgarbi, su Sky all’8 febbraio. Lo ha raccontato in conferenza stampa il regista, 82 anni (“con l’ambizione e la speranza di arrivare a 97”) un matrimonio felice che dura da 55 anni, spiegando che il suo nuovo film è probabilmente “uno dei più personali”.

Nella storia d’amore tra Nino e Caterina Sgarbi, e nel ricordo di quest’ultima da parte dell’uomo che continua a parlare ancora, attraverso il libro che scrive con un ghost writer e attraverso conversazioni private notturne, Avati ci ha messo molta vita personale: “Mi ha commosso vedere in lui ciò che sto per essere io, con i miei 55 anni di matrimonio”, ha chiarito, svelando quindi che la frase del film (e del libro in fieri) in cui si constata che da vecchi non ci sia abbraccia più, gliela ha suggerita proprio sua moglie.

Avati ha sentito l’esigenza, in un momento storico in cui, ha sottolineato, “è difficile esporsi, parlare di amore, di morte e dove tutto viene consumato velocemente, dai sentimenti agli oggetti” di portare al centro della scena il concetto del “per sempre”, riferito ai matrimoni, ma anche all’amicizia e agli oggetti: “Nei miei anni Cinquanta era così, ci si credeva e questo film si occupa di questi temi, è pervaso di affettività”.

Un’affettività che coinvolge anche il protagonista e il romanziere che lo sta aiutando a scrivere il suo libro: “Il mio film anziché indugiare sugli eventi rievocati nel romanzo punta anche alla genesi di quel libro e al relativo incontro tra due uomini di età, cultura, visione della vita, diametralmente opposti”. Il regista è convinto che il film piacerà oltre che ai meno giovani, anche ai ragazzi: “Perché l’amore per sempre è, almeno idealmente, ancora l’aspirazione di tutti, la precarietà degli affetti è la componente meno apprezzabile dei nostri tempi – ha chiarito – la vita ha senso se siamo capaci di illuderci, di sognare. Da ragazzino mi illudevo di diventare regista, ora di arrivare a 97 anni. Sognare serve e io vorrei che il mio film facesse pensare alla possibilità che il legame tra due persone che si scelgono possa durare per sempre”.

Pozzetto: elogi da Elisabetta e Vittorio Sgarbi

“Elisabetta e Vittorio Sgarbi mi hanno telefonato dopo aver visto il film, elogiandomi. Sono stato felice, si capisce quanto hanno voluto bene al loro papà”. Renato Pozzetto si è calato magicamente e con grande convinzione nel ruolo di Nino Sgarbi, protagonista di ‘Lei mi parla ancora’ il film di Pupi Avati dall’8 febbraio in esclusiva su Sky. E’ il suo primo ruolo drammatico, accettato, ha raccontato in conferenza stampa, dopo aver letto le prime righe del copione.

Cinema e in str “Sono grato a Pupi. Prima di impegnarmi gli ho chiesto di vedere la sceneggiatura, dopo cinque minuti ero commosso e il mattino dopo lui è venuto a casa mia a Milano – ha spiegato Pozzetto che come il personaggio che interpreta ha perso sua moglie, Brunella Gluber, da undici anni – gli ho chiesto se c’era spazio per lavorare alla stesura, come mia abitudine, poi mi sono accorto che non ce n’era bisogno: sono intervenuto solo in una scena, proponendo a Pupi di far tenere il cappello in testa al protagonista mentre mangia i ravioli”.