Va all’isola il record, incredibile ma vero, di 31 progetti non ammissibili a finanziamento su 31 presentati, che rappresenta oltre il 30% dei progetti non ammessi a finanziamento. Si tratta di un importo complessivo di oltre 396 milioni di euro
di Ettore Minniti
L’allarme lo aveva lanciato il giovane Calogero Spallino di Confedercontribuenti scrivendo al Presidente Draghi e denunciando che la provincia di Agrigento è rimasta senza fondi del PNRR:
“Mi duole informarla che la mia Provincia, voglia per un’incapacità politica, voglia per problemi culturali, voglia per interessi individuali o disinteresse collettivo, rimane ad oggi fuori dai finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Un grido di allarme rimasto inascoltato.
A questo si aggiunge il ‘pasticcio’ combinato dalla Regione Siciliana. Il 30 settembre 2021 il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (MiPAAF) aveva pubblicato il Decreto n. 490962 di approvazione degli elenchi dei progetti ammissibili e non ammissibili a finanziamento con fondi afferenti al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – Missione 2 Componente 4 (M2C4) – Investimento 4.3 – Investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche. Alla Sicilia il record, incredibile ma vero, di 31 progetti non ammissibili a finanziamento su 31 presentati, che rappresenta oltre il 30% dei progetti non ammessi a finanziamento. Si tratta di un importo complessivo di oltre 396 milioni di euro (per l’esattezza 396.096.640,98 euro).
Ridiamo per non piangere.
C’è un rimedio? Difficile a dirsi. I Comuni siciliani non hanno organici e professionalità adeguate. Molti Enti locali purtroppo non sono in grado di affrontare una fase progettuale in materia di lavori pubblici, ambiente, informatizzazione, politiche sociali. Il 40% dei 206 miliardi del Pnrr sono destinati al Sud, andranno a beneficio di chi ha le risorse umane e le professionalità per poterlo attuare e attrarre così maggiori risorse di investimenti a scapito di altri territori.
“Il PNRR dovrebbe essere una priorità assoluta della politica regionale – afferma giovanni Mangano, coordinatore regionale di Confedercontribuenti – ma abbiamo una classe politica e dirigenziale fallimentare, che ci poterà sul baratro. La Sicilia può ripartire solo progettando sulle risorse comunitarie che spesso ha dilapidato inutilmente, ma non vedo futuro per l’Isola con queste deleterie condizioni”.
Nel frattempo, il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha incontrato il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Durante l’incontro il Governatore ha rappresentato al ministro le esigenze della Regione, in relazione soprattutto alle procedure per i concorsi, in particolare per reclutare funzionari per il comparto tecnico e finanziario, e la necessità di unire le forze per favorire l’occupazione e superare il precariato.
Il “PNRR” contiene una serie di investimenti e di riforme da completare entro il 2026. A queste condizioni saranno rispettate le varie scadenze progettuali?
Con i tempi pachidermici dei ‘concorsi pubblici’, sembra che la pezza sia peggio del buco.
(Nella foto: Palazzo d’Orléans a Palermo, sede della presidenza della Regione siciliana)